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Un uomo distrugge l’Ostia alla Comunione. La reazione del sacerdote

COMMUNION

Pascal Deloche | Godong

Agnès Pinard Legry - pubblicato il 21/01/22

È accaduto a Parigi: dopo aver ricevuto l'Eucaristia in mano, l'ha fatta a pezzi e l'ha gettata a terra, una profanazione a cui padre Simón de Violeta ha risposto così

Una scena di grande violenza spirituale ha avuto luogo domenica 16 gennaio nella parrocchia di Saint-Esprit di Parigi.

Mentre padre Simón Fornier de Violeta, uno dei vicari della parrocchia, distribuiva la Comunione durante la Messa domenicale, è arrivato un uomo e ha steso la mano per ricevere il Corpo di Cristo.

Anziché portarla alla bocca, però, ha sollevato l’Ostia all’altezza del viso e l’ha fatta a pezzi prima di farla cadere a terra.

“Era la Messa principale delle 11.00, che è anche quella della seconda tappa del Battesimo dei bambini, c’era molta gente”, ha spiegato padre Simón ad Aleteia ancora in stato di shock.

Quando l’uomo si è avvicinato, il sacerdote non ha notato nulla di sospetto, ed è accaduto tutto molto rapidamente.

“Ha preso l’Ostia, si è portato la mano al volto e l’ha schiacciata come se fosse una patata fritta!”

“L’aspetto più grave”

Il sacerdote lo ha preso per la giacca e lo ha chiamato. Ha risposto semplicemente “Per Nadia”, e poi si è mescolato tra la folla.

“L’atto è stato pensato, premeditato”, ha affermato il presbitero. “Aveva le mani un po’ gonfie, con alcune ferite, come nel caso delle persone che consumano droghe o bevono troppo. Ma era pienamente cosciente”.

Il sacerdote ha chiesto rapidamente ai fedeli di retrocedere per poter andare a cercare una coppa per raccogliere quello che potesse. “Mi sono assicurato che il Corpo di Cristo non venisse danneggiato più di quanto lo era già stato”.

“Profanare il Corpo di Cristo è molto più grave del sacrilegio nei confronti di una statua o del furto della colletta”, ha dichiarato il sacerdote.

“È l’aspetto più grave in termini liturgico e sacramentale. Il Corpo di Cristo è il tesoro della Chiesa”.

Attacchi del demonio

Questo inizio d’anno è stato caratterizzato da varie profanazioni di chiese in Francia.

incendie cathédrale de nantes

Padre Simón vede “ondate di attacchi del demonio” com’è accaduto nel corso della storia.

“Si scatenano i poteri del male, è un modo per provare alla Chiesa che deve confidare in Dio e ricordare che il diavolo è stato vinto da Cristo. E quest’uomo che ha schiacciato l’ostia era sotto l’influenza del diavolo”.

Alla fine della Messa, padre Simón ha deciso di spiegare all’assemblea quello che era accaduto, “per quelli che non avevano visto la scena, ma anche per i bambini seduti in prima fila che avevano visto tutto senza comprendere necessariamente il significato di quel gesto”.

“Ho deciso di portare l’Ostia in processione all’uscita. Abbiamo attraversato il popolo di Dio con il Corpo spezzato del Signore. C’è qualcosa di profetico e di drammatico in questo”, ha spiegato il giovane sacerdote.

Messa di riparazione

Dopo la Messa, il parroco, padre Arnaud Duban, ha messo l’Ostia nell’acqua per diluirla.

“Poi abbiamo recitato una preghiera e abbiamo mescolato quest’acqua con la terra”, ha proseguito padre Simón.

“Il Corpo di Cristo non si getta, né si rompe in mille pezzi”. Spiritualmente si deve realizzare una Messa di riparazione “Approfitteremo dell’opportunità offerta da questa tragedia per aiutare i fedeli e i bambini che erano presenti ad avere un senso corretto della santità del Corpo di Cristo”.

Affrontare il male faccia a faccia

Visto che questa profanazione è tutt’altro che insignificante, padre Simón, d’accordo con il suo parroco, ha deciso di parlarne immediatamente.

“Abbiamo deciso di essere trasparenti per varie ragioni. Il male dev’essere affrontato faccia a faccia. Bisogna dare un nome alle cose”, ha dichiarato.

“Dovrebbe anche aiutarci a venerare e rispettare meglio il Corpo di Cristo, pur facendo attenzione a non cadere nel vittimismo e nel comunitarismo”.

“La Chiesa non si considera una comunità tra le altre, ma una comunità universale. Ha sempre fatto attenzione a non chiudersi in nessuna forma di comunitarismo”.

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