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Sapevate che l’apicoltura aiuta l’anima?

Bees in beehive

Pixabay

padre Michael Rennier - pubblicato il 01/02/22

Allevare api è un hobby significativo e sacro... e profondamente collegato alla liturgia

Nell’ultimo anno, la nostra famiglia si è dedicata all’apicoltura. Abbiamo preso delle colonie di api e le abbiamo distribuite in due alveari situati l’uno accanto all’altro davanti a un campo di trifoglio.

Le api hanno libero accesso a 20 acri di valle selvaggia e boscosa qualche chilometro a nord del fiume Missouri. Sono libere di vagare dove vogliono, raccogliendo il nettare dai trifogli selvatici, dalle viti e dal corniolo.

Non siamo apicoltori particolarmente talentuosi. Una delle colonie sembra molto più motivata dell’altra – ciascuna prende la sua personalità dalla regina – e non sappiamo come risolvere la situazione, ma finora sono sopravvissute e ci hanno ricompensati con un po’ del loro miele.

Le api giocano un ruolo fondamentale anche se spesso nascosto nel rendere splendido il mondo. Hanno un rapporto complicato con i fiori, che li tentano con i loro colori vivaci e il dolce nettare solo per far rimanere attaccato il polline alle loro zampette. Non penso però che le api si lamentino.

Non dovremmo farlo neanche noi. Dopo tutto, le api sono lavoratori nascosti che, diffondendo il polline, fertilizzano i fiori e rendono le piante in grado di produrre frutti. Senza le api, non sapremmo che sapore abbia una mela, e la frutta esisterebbe a malapena.

Oggi è un hobby diffuso e anche un business, ma fino a non molto tempo fa l’apicoltura era un’attività riservata perlopiù a monaci e sacerdoti. Questi ultimi sono sempre stati interessati al fatto di tenere delle api – il che è il motivo per cui volevo farlo anch’io – non per l’insaziabile desiderio id miele, ma perché le api producono anche cera.

Perché si usa la cera d’api per la liturgia sacra?

La cera d’api produce le candele più brillanti, senza odore e che non producono molto fumo annerendo pareti e soffitti. La cera d’api brucia anche più a lungo delle candele prodotte con grasso animale.

Oggi, anche se le candele ardono sull’altare delle chiese ogni giorno, abbiamo la luce elettrica, mentre in passato rappresentavano non solo un elemento estetico, ma erano anche fondamentali per illuminare gli spazi interni.

Le candele che ardono sugli altari cattolici devono avere tuttora la cera d’api come ingrediente principale.

Il motivo è interessante: i sacerdoti hanno sempre saputo che la cera d’api è una sostanza pura. Solo le api operaie producono la cera, e queste non si accoppiano con la regina. Restano vergini per tutta la vita. È per questo che le candele – si pensi ad esempio al Cero Pasquale – sono simboli di Cristo. Forniscono una luce sacra, mentre ardono la cera si consuma in sacrificio e sono fatte di materiale virginale.

La qualità mistica delle api

Le api hanno un significato altamente teologico. È forse per questo che suscitano infinite odi poetiche. Emily Dickinson, ad esempio, ha scritto spesso su di loro:

“Il pedigree del miele non è una preoccupazione dell’ape; un trifoglio, in qualsiasi momento, per lei è l’aristocrazia”.

Quando guardo le nostre piccole api industriose ronzare intorno ai loro alveari, resto sempre stupito dalla loro perseveranza, dal modo in cui prendono il polline, una polvere giallastra che per la maggior parte della gente è disprezzabile e causa di allergie, e lo usano per ricoprire i campi di fiori. Qualsiasi polline si attacchi a loro viene trasformato in bellezza.

Dovremmo assomigliare tutti di più alle api. Dispensatori di bellezza. O essere di più come le candele. Una luce che brilla nell’oscurità. Queste metafore mi colpiscono, e non posso fare a meno di sentire in loro la voce di Dio.

Perseveranza, sacrificio di sé, bellezza e purezza sono tutte virtù che desidero praticare con dedizione sempre maggiore, per trasformare i miei giorni in un continuo atto d’amore. Ciascuno di noi getta semi di fiori nei campi.

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