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Louvre: quel che si vedrà nel settore dedicato ai cristiani d’Oriente 

Musée du Louvre

© Shutterstock - LUMIKK555

Caroline Becker - pubblicato il 04/02/22

Laurence des Cars, presidente del Museo del Louvre, ha svelato il calendario di apertura del futuro dipartimento dedicato alle arti di Bisanzio e dei cristiani d’Oriente. Un settore che esporrà 1.200 pezzi, tra cui diversi capolavori.

Presto un nuovo dipartimento aprirà le sue porte nel cuore di uno dei più grandi musei del mondo. Il Louvre accoglierà, «nell’orizzonte del 2024-2025», un dipartimento esclusivamente dedicato alle arti di Bisanzio e dei cristiani d’Oriente – è quanto il 1º febbraio 2022, nel suo discorso all’Eliseo, ha annunciato Laurence des Cars, presidente del Museo. L’occasione era il conferimento della Légion d’honneur a mons. Pascal Gollnisch, direttore dell’Œuvre d’Orient, associazione impegnata presso i cristiani non-latini. 

Fin da maggio 2021, la nuova Presidente si era impegnata ad aprire questo dipartimento per dar seguito al desiderio di Henri Loyrette, presidente del Louvre tra il 2001 e il 2013. Un progetto messo a riposare in un cassetto dall’elezione di Jean-Luc Martinez, nel 2014. 

«È un progetto ambizioso, atteso e necessario», ha dichiarato la presidente del museo del Louvre, sottolineando la necessità di porre in risalto l’arte dei primi cristiani. In un momento in cui i cristiani d’Oriente sono duramente provati dai conflitti e dalla minaccia jihadista, l’apertura di questo nuovo dipartimento suona come una presa di coscienza volta a proteggere l’eredità di questa civiltà minacciata. 

Ivoire Barberini
L’“avorio Barberini”

Se i contorni precisi del progetto non sono ancora stati svelati, alcune informazioni lasciano indovinare lo splendore che il nuovo dipartimento – che sarà situato nell’ala Denon, all’incrocio fra la sala delle antichità egizie, greche, etrusche e romane, nonché delle arti dell’Islam – offrirà. A cominciare da quegli oggetti d’arte citati dalla Presidente e attualmente dispersi nel museo. 

L’avorio Barberini (ovvero il trionfo di un imperatore cristiano) 

Tra questi pezzi c’è l’avorio Barberini (525-550), un frammento di dittico elefantino di grande rarità, realizzato a Costantinopoli e rappresentante il trionfo dell’imperatore Anastasio (o di Giustiniano) sovrastato da Cristo benedicente fra due vittorie alate. 

Accanto ad esso andrà a prendere posto il vaso di Emesio, un magnifico arredo liturgico in argento realizzato ugualmente a Costantinopoli nel VI secolo. Esso rappresenta da una parte Cristo tra gli apostoli Pietro e Paolo, e dall’altro la Vergine Maria circondata da due angeli. Il cristianesimo era diventato religione ufficiale dell’Impero romano alla fine del IV secolo, ma l’influenza greco-romana si faceva ancora sentire in queste produzioni artistiche, come testimonia il gesto della benedizione di Cristo, “alla greca” (ossia col pollice e l’anulare giunti, e con le altre dita distese). 

Le vestigia della chiesa copta di Boauit andranno anch’esse ad arricchire questo nuovo dipartimento, così come l’icona in lapislazzuli del tesoro di Saint-Denis. Ritrovata in rovine dai membri dell’Insititut Francçais d’Archéologie orientale du Caire, le vestigia della chiesa copta furono offerte al museo del Louvre nel 1902. La loro presentazione nel museo permette di immaginare l’aspetto di una chiesa copta del VI secolo. Più tardiva l’icona in lapislazzuli del XII secolo, acquisita nel 1793 dal Tesoro della basilica di Saint-Denis, che sbalordisce col suo blu intenso. Essa rappresenta in rilievo la Vergine Maria da una parte e Cristo dall’altra: è incrostata di fili d’oro – una tecnica rara nell’arte bizantina. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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