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Accumulare il superfluo c’impedisce di far lievitare l’essenziale

HAND, OFFER, BREAD

Vladimir Arndt | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 14/02/22

A noi, preoccupati di riempirci di cose che non appagano, la presenza di Cristo ricorda l'essenziale: il lievito è la sua Parola accanto a noi.

Vangelo di Martedì 15 febbraio

Ma i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo. Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». E quelli dicevano fra loro: «Non abbiamo pane». Ma Gesù, accortosi di questo, disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non intendete e non capite ancora? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non capite ancora?».

(Marco 8,14-21)

I discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un pane solo.

Quante volte ci capita di dimenticare di prendere le cose più necessarie. Riempiamo la nostra vita, le nostre giornate, i nostri rapporti di cose superflue, ma delle volte ci dimentichiamo di prendere con noi l’essenziale. Ecco allora che la presenza di Cristo è lì esattamente per ricordarci l’essenziale e per ricordarci una cosa importante: che cos’è che fermenta la nostra vita?

Allora egli li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!».

La nostra vita certe volte è mossa da dinamiche che non conducono alla felicità ma solo a una perenne insoddisfazione. Il grande male che si abbatte come tristezza e non senso, è figlia di queste scelte di fondo sbagliate. Non tutto nella vita ci realizza, ci compie e ci rende felici. Se qualcuno pensa che basta solo fare carriera, o accumulare, o riuscire ad avere persone o cose a nostro piacimento, non ci si accorge che nessuna di queste cose alla fine corrispondono davvero alla sete di felicità che ci portiamo dentro.

Allora cosa bisogna fare? Puntare all’essenziale, e ricordarsi che di tutto ciò che non lo è non dobbiamo preoccuparcene perché il Signore ce ne dà in abbondanza quando serve e nel momento in cui ce n’è davvero bisogno, così come era già accaduto per la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Ma bisogna avere il cuore che funziona per accorgerci che Dio ha cura di noi nel dettaglio, e proprio per questo possiamo smettere di vivere perennemente preoccupati.

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