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La prima femminista della storia è stata una suora?

SOR JUANA

Juan de Miranda - Public domain

Vidal Arranz - pubblicato il 16/02/22

Ripubblicata la biografia che Clara Campoamor, l'artefice del voto femminile in Spagna, ha dedicato alla messicana suor Juana Inés de la Cruz, una delle aspiranti a questo titolo e culmine del Secolo d'Oro

Suor Juana Inés de la Cruz, religiosa geronimita del XVII secolo, poetessa, scrittrice e pensatrice, è stata considerata nella sua epoca la Decima Musa Messicana e al momento è ritenuta una figura importante del mondo letterario del Secolo d’Oro spagnolo.

Tutti concordano sulle grandi qualità della religiosa, ma si può considerare anche la prima femminista della storia? Dorothy Schons, che ha lottato per i diritti della donna, l’ha proposta per questo titolo nel 1925 per la sua difesa della “donna pensante”, ma anche altre Spagnole dell’epoca possono candidarsi per questo riconoscimento.

Questo, ovviamente, nel caso in cui potessimo in primo luogo metterci d’accordo sul significato della parola “femminismo”, e poi sull’applicazione di questa definizione a tempi tanto diversi da quelli in cui è sorto quel movimento.

Un’altra candidata sarebbe Santa Teresa di Gesù, Dottore della Chiesa e che il filosofo Santiago Navajas ritiene la prima grande femminista della storia nel suo libro Esto no estaba en mi libro de Historia de la Filosofía

Per non parlare di Teresa da Cartagena, suora del XV secolo e che precede di un secolo Teresa d’Avila. Prima scrittrice in lingua castigliana con un nome noto e prima grande poetessa mistica,

Teresa da Cartagena scrisse il libro Admiración de las obras de Dios, in cui difende esplicitamente l’intelligenza della donna duecento anni prima di suor Juana Inés de la Cruz. È però probabile che Dorothy Schons non conoscesse questi precedenti.

Ciò non toglie affatto merito a suor Juana Inés, di cui ora la casa editrice Renacimiento ha recuperato un’accurata biografia che l’artefice del voto alle donne in Spagna, Clara Campoamor, le ha dedicato nel 1944, durante il suo esilio, un periodo in cui ha lavorato come giornalista e ha avuto numerose collaborazioni letterarie e politiche.

La Campoamor era una donna agnostica ma rispettosa della sensibilità religiosa, come ha dimostrato ampiamente negli ultimi mesi della II Repubblica, essendo una delle poche voci non conservatrici a protestare contro le vessazioni che subivano i credenti durante il governo del Frente Popular

Con questo stesso rispetto si avvicina alla figura della scrittrice, anche se non può evitare di interpretarla in base alla dimensione che le risulta più attranete: la sua condizione di donna colta e dal grande acume intellettuale in un contesto in cui esempi di questo tipo scarseggiavano.

Protetta dai viceré

La vita di suor Juana Inés de la Cruz contiene lacune sufficienti per stimolare la scrittrice spangola a riempirle con la sua interpretazione, che tuttavia non è mai fantasiosa. 

La prima lacuna è la sorpresa che provocò il suo ingresso nella vita religiosa a 16 anni. La Campoamor lega questa decisione a due dati innegabili – la passione di Juana Inés per i libri e il suo disinteresse nei confronti del matrimonio – e ad altre due spiegazioni che vengono presentate come ipotesi: la possibilità di una delusione amorosa o l’esistenza di qualche pretendente indesiderato ma potente, dal quale non avrebbe potuto sfuggire se non entrando in un ordine religiosa. 

Juana Inés de la Cruz, che venne sistematicamente protetta dai viceré che si succedettero nella Nuova Spagna – una parte dell’impero spagnolo che aveva come centro l’attuale Messico ma occupava anche vari Stati degli attuali Stati Uniti –, era preoccupata soprattutto del fatto che i compiti e gli orari del convento fossero un ostacolo alla sua volontà di conoscenza.

Nonostante qualche contrattempo iniziale, per 13 anni poté comunque dedicarsi allo studio tra l’ammirazione generale.

Una volta in convento, si sarebbero sviluppate la devozione e la religiosità che illuminavano una donna così singolare, che si propose di vincere il divieto dell’epoca per le donne di studiare Teologia. Suor Juana Inés delineò tutto un progetto culturale per accostarsi alla Bibbia partendo da retorica, storia, logica, miti e molte altre prospettive culturali che riteneva imprescindibili per comprendere il testo sacro, di modo che, pur senza studiare Teologia, giunse ad avere una conoscenza eccezionale delle Sacre Scritture.

Come frutto di questa dedizione, scoprì anche elementi musicali nel testo biblico, ad esempio nell’episodio di Sodoma e Gomorra. L’elencazione dei numeri minimi di giusti perché Dio perdonasse le due città peccatrici – prima 50, poi 45, 30, 20 e 10 – risponde a proporzioni musicali armoniche secondo la religiosa, che secondo i suoi biografi arrivò anche a concepire un proprio metodo musicale, che tuttavia non ci è giunto.

Nel campo della scrittura, suor Juana Inés de la Cruz coltivò molti stili letterari diversi, ma è la poesia che le ha dato più fama, una poesia in cui c’è spazio anche per la delusione per le incoerenze amorose, ispirata sicuramente alle sue esperienze adolescenziali: “Cerco adorante chi ingrato mi offende; / lascio ingrata chi mi segue adorante; / adoro costantemente chi maltratta il mio amore; / maltratto chi cerca costantemente il mio amore”.

Particolarmente valorizzata dagli esperti è la parte poetica dell’atto sacramentale El Divino Narciso, ispirata al Cantico dei Cantici, ma la sua poesia più celebre è probabilmente quella dedicata All’incoerenza degli uomini:

“Uomini sciocchi che accusate / la donna senza motivo, / senza vedere che siete l’occasione / della stessa cosa che incolpate”, inizia la poesia, che mette in evidenza il gioco perverso, molto alla don Giovanni, di assaltare tenacemente le difese della virtù femminile per poi, una volta conquistata la preda, denigrarla ritenendola leggera. “Combattete la sua resistenza / e poi con gravità / dite che è stata leggerezza / quello che ha fatto la diligenza”. E aggiunge: “Con il favore e lo sdegno / avete una condizione uguale, / lamentandovi se vi trattano male / schernendo se vi vogliono bene”. 

Ad ogni modo, è una polemica teologica che ha trasformato sicuramente suor Juana Inés in aspirante al titolo di prima femminista. Tutto è iniziato con la sua ira vedendo come il predicatore gesuita Antonio Vieyra, all’epoca molto popolare, impugnava le teorie di San Tommaso, Sant’Agostino e San Giovanni Crisostomo. La suora geronimita decise di redigere uno scritto in replica che non aveva intenzione di diventare pubblico, ma che venne diffuso da chi voleva riprenderla, il vescovo di Puebla, Manuel Fernández de Santa Cruz. Il presule pubblicò lo scritto di suor Juana e lo accompagnò con un altro suo di risposta che firmò come suor Philotea de la Cruz, in cui le rimproverava la pretesa di essere un’autorità in materia teologica.

La polemica generò una nuova difesa della religiosa, che sostenne che a maggior ragione poteva discutere chi si era azzardato a mettere in discussione tre Padri della Chiesa. È in questo dibattito che suor Juana Inés rivendica la capacità pensante delle donne che ha suscitato l’ammirazione della femminista Dorothy Schons e anche di Clara Campoamor. 

Quando le ricordavano il celebre e tanto frainteso riferimento di San Paolo al fatto che le donne devono tacere nelle riunioni, suor Juana Inés indicava che nella Chiesa primitiva le donne insegnavano le une alle altre nei templi, “e quel rumore confondeva, quando predicavano gli apostoli, e per questo le ha fatte taceere; come capita ora, che quando si predica non si prega a voce alta”. E la Decima Musa Messicana sosteneva che l’invito di San Paolo al silenzio delle donne si riferisse “alla laringe, non all’intelletto”.

La stessa Clara Campoamor riconosce che non sembra che la questione abbia intaccato la sua autostima, ma un po’ di tempo dopo si verificò un cambiamento di atteggiamento in suor Juana Inés che la scrittrice spagnola non esita ad attribuire a quel rimprovero pubblico, teoria non condivisa da altri storici.

È vero che qualcosa cambiò nella mentalità della religiosa negli ultimi anni della sua vita, perché sostituì la devozione per i libri con le opere di carità e le opere pie nei confronti dei poveri e definì se stessa “la peggiore del mondo” in una nota che riassumeva il suo passaggio per il convento datata 1694, solo un anno prima della morte.

Clara Campoamor è molto stupita da questo cambiamento, e la sorprende ancor di più il fatto che la suora abbia venduto la sua estesa biblioteca, che le era costato tanto riunire, per sfamare i bisognosi. Per questo, non esita a collegare tutto questo con un’automortificazione indotta dal rimprovero del vescovo. Una punizione per aver voluto volare troppo in alto.

In questa interpretazione, percepiamo i limiti della sostenitrice del voto femminile per comprendere il mondo religioso in cui si muoveva suor Juana e che le era estraneo, nonostante il rispetto che provava nei suoi confronti. Mentre la devozione e la predicazione sono state secondarie nello studio, Clara Campoamor comprende la protagonista della sua biografia e la ammira, ma quando la gerarchia si inverte ha bisogno di cercare un colpevole che spieghi questa trasformazione.

Gli storici più contemporanei, invece, senza negare che le critiche possano aver avuto un effetto su di lei, perché era una donna solida ma dallo spirito delicato, collocano questo cambiamento nel contesto degli eventi drammatici accaduti in quegli anni, con piogge torrenziali, epidemie, siccità e anche un’eclissi di sole. Questi fatti favorirono lo spirito superstizioso del popolo e una consapevolezza più viva della vicinanza della morte.

Tutto questo coincise anche con la morte del marchese di Laguna, il suo ultimo protettore nel viceregno, il che fece sì che suor Juana Inés si vedesse più indifesa che mai e contribuì sicuramente al fatto che riorientasse la sua attività.

Come se non bastasse, arrivò la peste, che colpì varie religiose della sua comunità, alla cui cura la religiosa scrittrice si dedicò senza lesinare sforzi. Anche se la Campoamor collega la morte di suor Juana ai suoi digiuni e alla sua debolezza, la maggior parte dei ricercatori crede che dopo aver contratto la peste sarebbe morta in ogni caso. 

Sconosciuta per molto tempo, oggi le sue opere si trovano facilmente e si è concordi sul fatto che sia un scrittrice da riscoprire, al di là delle prospettive di genere.

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