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Esiste anche il “bullismo clericale”, denuncia Papa Francesco

POPE FRANCIS AUDIENCE PAUL VI HALL

Antoine Mekary | ALETEIA

Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 18/02/22

L'invidia tra sacerdoti esiste e fa grandi danni. Le parole sorprendenti del Papa inaugurando un simposio sul sacerdozio

Il Papa ha denunciato che esiste anche il “bullismo clericale”: l’invidia, la mormorazione e il bullismo tra i sacerdoti rappresentano un problema. Lo ha dichiarato questo giovedì inaugurando i lavori del Simposio Internazionale “Per una teologia fondamentale del sacerdozio”, in svolgimento dal 17 al 19 febbraio nell’Aula Paolo VI. 

Il Pontefice ha affrontato il problema dell’invidia, “che tanto tormenta i nostri ambienti e che è una fatica nella pedagogia dell’amore, non semplicemente un peccato da confessare”.

Il peccato, ha affermato, è “l’invidia nelle comunità sacerdotali”; “la Parola di Dio ci dice che è l’atteggiamento distruttore”.

Francesco ha sottolineato che l’invidia passa anche per il parlottare per distruggere l’altro: “per invidia del diavolo è entrato il peccato nel mondo. È la porta per la distruzione. E su questo dobbiamo parlare chiaro, nei nostri presbitéri c’è l’invidia. Non tutti sono invidiosi, no, ma c’è la tentazione dell’invidia a portata di mano”.

Il Pontefice ha poi denunciato l’esistenza del bullismo anche in ambito clericale. “Per sentirci parte della comunità, dell’’essere noi’, non c’è bisogno di indossare maschere che offrono di noi solo un’immagine vincente”.

“Non abbiamo cioè bisogno di vantarci, né tanto meno di gonfiarci o, peggio ancora, di assumere atteggiamenti violenti, mancando di rispetto a chi ci è accanto. Ci sono anche forme clericali di bullying. Perché un sacerdote, se ha qualcosa di cui vantarsi, è la misericordia del Signore; conosce il proprio peccato, la propria miseria e i propri limiti, ma ha sperimentato che dove è abbondato il peccato ha sovrabbondato l’amore (cfr Rm 5,20); e questa è la sua prima buona notizia”.

“L’amore fraterno non cerca il proprio interesse, non lascia spazio all’ira, al risentimento, come se il fratello che mi è accanto mi avesse in qualche maniera defraudato di qualcosa”.

Un messaggio che parla di un sacerdozio dell’anima che coinvolge tutti i fedeli, non solo quelli ordinati: incontrare la miseria dell’altro ed essere disposti a “non ricordare per sempre il male ricevuto, a non farlo diventare l’unico criterio di giudizio, fino al punto magari di godere dell’ingiustizia quando riguarda proprio chi mi ha fatto soffrire”.

“L’amore vero si compiace della verità e considera un peccato grave attentare alla verità e alla dignità dei fratelli attraverso le calunnie, la maldicenza, il chiacchiericcio”.

A braccio, Papa Francesc ha poi indicato l’invidia come un atteggiamento molto triste, e ha raccontato cosa accade quando dal Vaticano si chiedono referenze prima di nominare un vescovo. Le notizie che arrivano a Roma, ha confessato, includono anche “informazioni malate di invidia”.

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