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Tutto è possibile per chi crede, anche imparare a credere

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 20/02/22

Cristo è il nostro Salvatore al punto che anche la nostra stessa fede, condizione imprescindibile di ogni miracolo, diventa possibile, piena, audace grazie a Lui, per mezzo del nostro abbandono in Lui.

Vangelo di Lunedì 21 febbraio


In quel tempo, Gesù, Pietro, Giacomo e Giovanni scesero dal monte e arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. Ed egli li interrogò: “Di che cosa discutete con loro?”. E dalla folla uno gli rispose: “Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti”. Egli allora disse loro: “O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me”. E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. Gesų interrogò il padre: “Da quanto tempo gli accade questo?”. Ed egli rispose: “Dall’infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci”. Gesù gli disse: “Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede”. Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: “Credo; aiuta la mia incredulità!”. Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: “Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più”. Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: “è morto”. Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: “Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?”. Ed egli disse loro: “Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera”.

(Marco 9,14-29)

C’è un dialogo commovente nel Vangelo di oggi tra un padre disperato e Gesù. Il Vangelo non nasconde il fatto che molto spesso la gente cerca Gesù dal fondo della propria disperazione più che dal colmo della propria fede, ma non dobbiamo spaventarci di questo perché certe volte la nostra disperazione è solo il primo passo che ci conduce all’incontro della fede.

Infatti quando le nostre forze e le nostre possibilità finiscono, inesorabilmente tocchiamo la nostra fragilità, e solo allora ci accorgiamo che il gesto più grande che un uomo possa compiere è cercare aiuto, è avere consapevolezza di non bastare a se stessi: «Se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci», dice questo padre a Gesù. “E Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».

Il padre del fanciullo rispose ad alta voce:

«Credo, aiutami nella mia incredulità».

Ecco il vero miracolo: essere aiutati a credere, a fidarci, ad abbandonarci nelle mani di Dio. Senza questa fiducia, questo abbandono, non funziona nemmeno la Grazia di Dio. È troppo poco quindi pensare che abbiamo fede solo perché diciamo che Dio esiste.

Si ha fede quando ci si fida di lui. E persino quando abbiamo difficoltà ad abbandonarci a Lui possiamo sempre pregarlo perché ci aiuti a fidarci di Lui fino in fondo. Ecco allora che quel figlio viene guarito, ma insieme ad esso è la fede del padre ad essere stata guarita. I discepoli si meravigliano del perché Gesù sia riuscito lì dove loro hanno fallito, ma ecco che Gesù rivela un segreto che molto spesso dimentichiamo:

«Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

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