Più l'uomo soffre, più moltiplica il suo impegno in nome della speranza. Da 3 decenni il maestro Francesco Lotoro raccoglie spartiti che provengono dai lager e dai gulag.
Stamattina ci siamo svegliati con la parola guerra sulle labbra. Quando comincia una guerra noi da che parte stiamo? E non intendo in senso politico. Stamattina mi sono soffermata su una notizia che non è di stretta attualità, ma che forse rispondeva al mio bisogno di una voce che andasse al cuore del paradosso di ogni guerra.
Nelle situazioni di più abominevole disumanità e sopruso, lo stesso uomo che è capace di gesti ferali e violenti verso i propri simili è anche capace di atti di rivoluzionaria speranza e bellezza. Ignoravo che nei campi di sterminio nazisti e nei gulag sovietici fosse stata composta musica. E non poca. Il maestro Francesco Lotoro in quasi tre decenni di ricerca ha recuperato oltre 8mila spartiti e 10mila documenti. La settimana scorsa ha incontrato il Papa e gli ha fatto dono del frutto di questi anni di lavoro.
A Buchenwald c’era un’orchestra di 80 elementi. Auschwitz, nelle sue tre declinazioni, il campo principale (I), Birchenau (II) e Monowitz (III) contava ben sette orchestre.
Suonare oggi quella musica composta nei luoghi dell’orrore dello scorso secolo è un gesto di carità per il risveglio della nostra coscienza.
Musica Concentrazionaria
Si fa fatica a pronunciarne il nome, musica concentrazionaria. Significa musica composta nei campi di concentramento o di prigionia sotto i regimi totalitari del Novecento, nazisti e comunisti. La nostra fatica nella pronuncia è forse una pallidissima eco del travaglio vissuto da chi la compose. Davvero si stenta a concepire possibile che tra i detenuti dei lager ci sia stato chi ha trovato le risorse per scrivere degli spariti musicali.
Quello che sta compiendo il Maestro Francesco Lotoro è un lungo cammino di liberazione che ha preso il via nel 1988, da quando cioè ha iniziato a “liberare la musica”, a recuperarla, a restituirla all’umanità. Suoni, storie, partiture, documenti. Da più di trent’anni il pianista e compositore di Barletta recupera la musica scritta nei Campi di concentramento e nei luoghi di cattività civile e militare tra il 1933, anno dell’apertura del Lager di Dachau, e il 1953, anno della morte di Stalin e graduale liberazione degli ultimi prigionieri di guerra detenuti nei Gulag sovietici.