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Intervista al sacerdote che benedice i soldati ucraini

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Antoine Mekary | ALETEIA

Karol Wojteczek - Katolicka Agencja Informacyjna - pubblicato il 01/03/22

“È sorprendente, ma negli occhi dei soldati che vengono da me per una benedizione prima di andare in guerra non vedo la paura, l'incertezza. Sanno che 'faranno il loro lavoro'. E sono d'accordo con ciascuno di loro per un altro incontro al ritorno”, afferma p. Rostylav Pendiuk, responsabile del dipartimento della gioventù greco-cattolica in Ucraina

È mezzanotte di sabato (26/27.02). Dove si trova in questo momento?

Sono nella mia parrocchia, alla periferia di Leopoli. Facciamo quello che possiamo. In primo luogo, preghiamo costantemente. C’è una Santa Messa, e per tutto il giorno la nostra chiesa è aperta, c’è un sacerdote tutto il tempo. Le persone vengono, hanno bisogno di preghiere, di discorsi, di annunci, e spesso i nostri soldati che vanno in guerra arrivano per ricevere una benedizione prima di partire, oppure per parlare. Vedo che è molto importante, e mi accordo con ciascuno di loro per incontrarci di nuovo al ritorno.

Il mondo intero è colpito dal loro coraggio…

Non ho visto alcuna paura negli incontri con i soldati. E questo è molto sorprendente. Quando vengono per chiedere una benedizione, penso che vedrò la paura, l’incertezza nei loro occhi, ma non è affatto così. È uno shock per me! Questo può essere strano, ma sanno che stanno per ‘fare il loro lavoro’ e che non possono fare altrimenti. La gente sta in coda per entrare nell’esercito e vuole difendere il proprio Paese.

Qual è la vita di coloro che rimangono?

La vita si è fermata per noi. La gente non sa cosa fare, sta seduta davanti al computer, alla televisione. Ma questo non significa che sia inattiva, al contrario! Stiamo organizzando iniziative per aiutare i rifugiati che vengono da noi. Ci sono moltissimi rifugiati da Kiev e da altre regioni che arrivano nei nostri territori di Leopoli e nell’Ucraina occidentale. Facciamo il possibile per accoglierli nelle case della nostra parrocchia. Se non ci sono posti, ricorriamo a scuole e strutture simili.

Come operate?

Facciamo una lista di ciò che è necessario e le persone vengono allocate. A volte viene dato loor del denaro per acquistare quello di cui hanno bisogno. Per ora, grazie a Dio, negozi e supermercati stanno funzionando.

Oltre al lavoro parrocchiale, nella Chiesa Greco-Cattolica in Ucraina lei è responsabile del dipartimento per i giovani. Dove sono i giovani oggi?

Ks. R.P.: Lavorano, e molti fanno volontariato. Aiutano i rifugiati, e tanti ragazzi vanno in guerra. Oltre all’esercito, ci sono anche unità di difesa territoriale che operano in ogni città. Non è un esercito regolare, ma è organizzato, ha le sue strutture, leader, armi e opere in ogni città. A Leopoli, grazie a Dio, non ci sono scontri in questo momento, ma le unità di difesa territoriale sono presenti. A est, i nostri giovani combattono e aiutano moltissimo l’esercito.

Combattono solo gli adulti?

Ks. R.P.: Sì, certo che sì! A volte si può leggere la storia di qualcuno che ha 15-16 anni e chiede di arruolarsi nell’esercito, ma naturalmente non si può. Questi ragazzi stanno tornando a casa e cercano altri modi per aiutare. I giovani sono molto mobilitati e stanno cercando di fare quello che possono.

Hai paura della violenza a Leopoli?

Penso che se qualcuno dicesse di non avere paura sarebbe pazzo. Tutti hanno paura, ma non vedo il panico. 

Pensa che sarà costretto ad andarsene?

Non posso immaginarlo. Come potrei lasciare la mia parrocchia, i miei fedeli e andare da qualche parte? No, è un’opzione che non prendo neanche in considerazione.

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