La guerra sul campo
Pochi giorni fa, guardando gli aggiornamenti sulla guerra in Ucraina nel telegiornale serale, mio figlio (11 anni) se n’è uscito con la domanda: “Ma ci sarà qualche soldato russo che ha una nonna ucraina? E allora come si comporterà?“.
Ai bambini resta questo superpotere, riuscire a guardare nelle fessure vive della realtà dove noi adulti non volgiamo più lo sguardo.
C’è una guerra di cui si discute su ogni piattaforma, e c’è una guerra vissuta sul campo. Gli strumenti social di questo terzo millennio ci permettono di entrare in presa diretta lì dove la guerra accade. E circolano video amatoriali che diventano virali nel mondo perché non sono reportage ufficiali, ma danno l’impressione ancora più vivida di essere accanto a chi sta nel mezzo della tragedia. Qualche giorno fa tutti parlavano del video in cui un automobilista ucraino scambiava qualche parola coi soldati di un tank russo rimasto senza benzina: “Se volete vi riaccompagno in Russia” – diceva loro.
Surreale, hanno commentato alcuni. Rivelatore, a dire il vero. Tra veri nemici non ci si permette la familiarità di una battuta così bonaria. Può esserci un sarcasmo crudele tra chi si odia. Quel video, che a noi lontani dal conflitto pare surreale, non lo è così tanto pensando che le due fazioni di questa guerra sono nella realtà dei fatti persone non così distanti tra loro anche per legami familiari.
E l’elemento familiare è centrale nei video diffusi dalla parte ucraina.
Da ieri un altro video sta facendo il giro del mondo. Si vede un giovane soldato russo rifocillato da alcune persone ucraine. Si capisce che si è arreso e ha fame. I presenti lo mettono in contatto con la madre attraverso una videochiamata. E lui piange.