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4 modi semplici per aiutare i rifugiati ucraini 

Polands-border-aid-torefugeesfrom-Ukraine_Credit-Caritas-Polska

Photo courtesy of Caritas Poland

Agnès Pinard Legry - Giovanni Marcotullio - pubblicato il 07/03/22

Le immagini di centinaia di migliaia di Ucraini costretti a fuggire il proprio paese a partire dall’inizio dell’offensiva russa spingono all’azione. Ecco quattro piste concrete per sostenere i rifugiati ucraini dall’Italia.

A partire dall’inizio dell’offensiva russa, il 24 febbraio, almeno un milione di rifugiati avrebbe fuggito l’Ucraina, e diversi milioni di ucraini sono sfollati all’interno del Paese, secondo l’ONU. 

Gli uomini dai 18 ai 60 anni vengono coscritti per i combattimenti, dunque sono essenzialmente le donne, i bambini e gli anziani che si trovano gettati sulle strade ucraine, spesso con uno o due zaini pieni degli unici beni che si portano dietro, sulle spalle o a mano. 

Davanti a questa miseria, a tante prove, è difficile restare indifferenti. D’altro canto s’impone tanto più il dovere della prudenza, perché sia tra le fila dei rifugiati sia tra quelle di chi dice di voler aiutarli si infiltrano malintenzionati e sciacalli senza scrupoli. 

Ecco cinque modi per sostenere i rifugiati ucraini dall’Italia. 

1Offerte materiali e finanziarie tramite enti o associazioni

A partire dall’invasione russa, numerose associazioni hanno annunciato lo sbloccamento dei fondi d’urgenza e il lancio di campagne dedicate particolarmente all’Ucraina. La parrocchia romana di Santa Sofia, sulla Via Boccea, è diventata spontaneamente l’epicentro della solidarietà, prima popolare e poi istituzionale (è di ieri la partecipazione del presidente Mattarella alla Messa della prima domenica di Quaresima, quella tradizionalmente detta “Domenica del Perdono” nei riti ortodossi). 

La parrocchia riceve beni primari e donazioni pecuniarie per conto dell’Esarcato greco-cattolico ucraino, e gode di canali proprî già in essere (è un dettaglio non trascurabile, quando si sceglie di intervenire in casi di emergenza: le associazioni che non sono già presenti sul posto devono necessariamente spendere una parte delle risorse per farsi presenti in loco). 

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I dati dell’Esarcato a cui Santa Sofia fa capo

La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha deciso di impegnare 1,3 milioni di euro per sostenere con aiuti di emergenza il lavoro della Chiesa in Ucraina. ACS intende sostenere i 4.879 sacerdoti e religiosi e le 1.350 religiose presenti in Ucraina, affinché possano a loro volta aiutare le famiglie che si trovano coinvolte in un drammatico conflitto armato. ACS fornirà aiuti d’urgenza anche ai quattro esarcati greco-cattolici e alle due diocesi latine dell’Ucraina orientale, i quali coprono Kharkiv, Zaporizhya, Donetsk, Odesa e Krym. «Soprattutto ora, ACS deve assicurare la presenza di sacerdoti, suore e religiosi fra la loro gente, nelle parrocchie, con i profughi, negli orfanotrofi e nelle case per madri sole e per anziani, i quali affronteranno la sfida di sopravvivere in un contesto di aumento vertiginoso dei costi a causa della guerra», ha affermato Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di ACS Internazionale. 

«Il sostegno di ACS all’Ucraina non è improvvisato, al contrario, esso risale al 1963», commenta il direttore di ACS Italia Alessandro Monteduro. «Oggi noi abbiamo il dovere di sostenere sacerdoti, religiosi e suore che sono accanto alla popolazione scossa e terrorizzata. Da questo deriva la nostra tempestiva decisione di impegnare 1 milione di euro per aiuti di emergenza. I nostri benefattori risponderanno con la consueta generosità per essere concretamente accanto ai fratelli di questa grande nazione cristiana, da oggi in guerra», conclude Monteduro.  

C’è poi la Caritas Ucraina, che si può raggiungere da questo link. Anche l’Avsi sta già dispiegando mezzi consolidati e sicuri per soccorrere le vittime della guerra. Ci sono poi innumerevoli iniziative di singoli, e tutte possono essere molto buone, ma sarebbe bene, se si volesse contribuire a quelle, assicurarsi in prima persona dell’impiego delle risorse e dell’efficacia dell’azione umanitaria. 

2Informarsi

Non si tratta di cadere in un iperconsumo ansiogeno di informazioni sull’evoluzione della situazione in Ucraina minuto per minuto, ma neanche si deve cadere nell’indifferenza a riguardo disinteressandosi a ogni informazione sulle difficoltà di un Paese da più di 44 milioni di abitanti. Si tratta dunque di avere una giusta relazione con l’attualità, scegliendo bene le fonti d’informazione. 

3Preghiera

Pregare per la pace, perché l’amore di Cristo abiti il cuore degli uomini e perché le divisioni vengano superate è essenziale. Pregare per la pace in Ucraina non significa domandare a Dio di fermare la guerra «con un colpo di bacchetta magica», bensì chiedergli di cambiare i nostri cuori e di dare a ciascuna delle persone implicate nel conflitto la forza di avanzare gesti di pace. 

Pregare per la pace significa avvicinarsi a Cristo, “principe della Pace”, che è giunto fino a dare la vita per provare che l’amore e la pace vincono sempre sull’odio e sulla violenza. In questa ottica, ogni fedele può recitare la preghiera per la pace in Ucraina di Papa Francesco, oppure semplicemente affidare il Paese al Signore nel corso della propria preghiera personale. 

4Dare il proprio tempo

Dare denaro e fornire beni di prima necessità, informarsi con esattezza, pregare… I modi per sostenere i rifugiati ucraini sono numerosi. A questi si potrebbe aggiungere anche il dono del proprio tempo. Mettersi a disposizione di un’associazione che aiuti i rifugiati ucraini, ma anche dare il proprio tempo organizzando un gruppo di preghiera, ad esempio, specialmente dedito alla pace in Ucraina, oppure organizzando nella propria parrocchia una veglia di preghiera per la pace. 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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