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La cattedrale di Santa Sofia a Kiev, Patrimonio dell’Umanità, in pericolo (FOTO)

KIEV

Shutterstock | Marianna Ianovska

Dolors Massot - pubblicato il 08/03/22

L'attacco russo alla capitale dell'Ucraina fa temere per l'integrità della cattedrale ortodossa, simbolo nazionale e religioso

Il complesso della cattedrale di Santa Sofia – che comprende l’insieme di edifici monastici e il Monastero delle Grotte – è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1990, primo tesoro a ricevere questo titolo in Ucraina.

Si può ammirare in questa galleria fotografica:

La cattedrale di Santa Sofia a Kiev è simile alla cattedrale omonima a Istanbul. “Sofia” in greco significa “Sapienza”. È quindi dedicata alla Santa Sapienza di Dio.

Costruita nell’XI secolo

Dall’esterno richiama l’attenzione per la sua magnificenza, il contrasto tra i colori bianco e verde e il dorato caratteristico delle cupole dei templi ortodossi. In totale ci sono 13 cupole. Alcuni credono che la struttura si rifaccia a quella della cattedrale di Santa Sofia a Novgorod, anch’essa con 13 cupole costruite in legno di quercia verso l’anno 989 d.C..

Nel caso di Kiev, il re Yaroslav I il Saggio, monarca della Rus di Kiev (federazione di tribù slave orientali), volle ringraziare la popolazione della città per il suo aiuto nel consolidamento del regno e copiò quel monumento, sostituendo il legno con la pietra. Questo diede sicurezza al complesso, in piedi da dieci secoli.

Il cuore del popolo ucraino

Questa cattedrale è il cuore del popolo ucraino, con un forte senso religioso ortodosso e patriottico, tra le altre ragioni perché vi sono state sepolte le autorità della Rus di Kiev. Si trovano infatti lì le tombe di Vladimir II Monomaco e Vsevolod Yaroslavich, anche se non si sono conservate, mentre si può vedere il tumulo della re che la fece erigere, Yaroslav I il Saggio.

YAROSLAV
Tomba di Jaroslav I il Saggio

Per edificare la cattedrale di Santa Sofia ci vollero vent’anni, periodo sorprendentemente breve se paragonato ai secoli di costruzione delle cattedrali romaniche e gotiche, ma come si vedrà, la storia si è fatta notare nelle pareti del tempio.

La cattedrale è un’opera di architettura bizantina. Ha cinque navate, con le rispettive cinque absidi, ed è circondata da due file di gallerie in tre lati della costruzione. È larga 55 metri e lunga 37 (più o meno come un campo da calcio).

Entrando nel tempio, lo sguardo ruota ovunque, visto che, come tutti gli edifici ortodossi, cerca di mostrare la volta celeste e le verità eterne nell’aspetto materiale. Contiene mosaici di grande bellezza e affreschi, tutti risalenti all’XI secolo. Tra i dipinti, ce n’è uno che fa riferimento alla famiglia di Yaroslav I il Saggio.

Un elemento di particolare rilevanza nella cattedrale di Santa Sofia è senz’altro la Vergine Orante.

KIEV

Nel corso della storia, la cattedrale ha affrontato molte vicissitudini. Nel 1169 venne distrutta parzialmente da Andrej Bogoliubski, del principato di Vladimir-Suzdal (in seguito Ducato di Mosca) durante il saccheggio di Kiev. Nel 1240 la città venne invasa dai tartari mongoli.

Con l’Unione di Brest (1595-1596), si presupponeva che la Chiesa Ortodossa Ucraina si separasse da Costantinopoli per unirsi alla Chiesa di Roma. In quel momento, la cattedrale di Santa Sofia passò ad essere sede della Chiesa Greco-Cattolica ucraina, e lo rimase per quasi mezzo secolo.

KIEV

Nel 1633, però, il vescovo metropolita ortodosso ucraino Petró Mohyla la reclamò, e gli venne data. La costruzione visse anni di restauro che le restituirono la bellezza originaria. Per questo la cattedrale che vediamo oggi ha tracce dello stile barocco ucraino all’esterno, mentre all’interno conserva l’impronta dell’arte bizantina degli inizi.

Il restauro e il rinnovamento di Santa Sofia proseguì nel XVIII con l’etmano cosacco Ivan Mazepa nel 1740. Con lui si conclusero i lavori.

Dopo la Rivoluzione Russa del 1917, l’URSS si impadronì del territorio ucraino, e la cattedrale di Santa Sofia tornò ad essere bersaglio della persecuzione religiosa dei Sovietici. Negli anni Venti del Novecento, un piano governativo tracciado da Mosca voleva distruggerla per creare un esteso parco degli “Eroi di Perekop”, in onore della vittoria dell’Armata Rossa nella guerra di Crimea.

Liberazione dalla distruzione sovietica

Molti intellettuali chiesero però di non distruggere un’opera architettonica così importante, e questo fece sì che la struttura venisse salvata, anche se il culto venne proibito. Il tempio e il complesso circostante vennero confiscati e trasformati in museo architettonico e storico. Era il modo per schiacciare la vita religiosa in URSS. Lo stesso accadde a meno di mille chilometri dei Paesi baltici: la cattedrale di Vilnius (Lituania) divenne un museo.

Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, l’Ucraina si è dichiarata Stato indipendente il 24 agosto 1991. Prima le autorità politiche sovietiche e poi quelle ucraine si sono impegnate a restituire la cattedrale di Santa Sofia alla Chiesa Ortodossa Ruissa, ma non è andata così.

Le autorità continuano ad avere il controllo della cattedrale, e non vi è riconosciuto il diritto di celebrare atti liturgici per nessuna confessione cristiana. La Chiesa Ortodossa Ucraina ha deciso di avere il proprio Patriarcato di Kiev nel 2019, e questo a Mosca è stata considerata una scissione non solo religiosa, ma anche politica. Per Vladimir Putin, l’esistenza del Patriarcato è una questione scottante per tutto ciò che significa a livello di indipendenza nei confronti del suo potere.

La cattedrale è stata attiva negli ultimi anni, ma con enormi difficoltà, come nel caso del funerale del patriarca Volodymir, capo della Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Kiev, nel luglio 2014, quando la polizia ha voluto impedire la cerimonia, il che ha provocato forti contestazioni nelle strade.

In seguito, le autorità hanno obbligato a tenere aperta la cattedrale solo come luogo di visita culturale, visto che resta il museo.

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