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Krajewski: porto dove c’è guerra il messaggio di pace di Francesco

Vatican News - pubblicato il 11/03/22

L’elemosiniere pontificio parla ai giornalisti della sua missione in Ucraina, che si appresta a lasciare Leopoli per raggiungere zone più interne. "Sono qui con le tre armi più sofisticate del Vangelo, preghiera, digiuno ed elemosina”

Esserci anche in scenari di guerra, portando l’aiuto e la speranza alla sequela del Vangelo. Il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere del Papa, legge così, in un incontro con i giornalisti a Leopoli, la missione che Francesco gli ha affidato, arrivando fino in Ucraina. Il Paese è oggi luogo di dolore ma qui è necessario esserci per far sentire la vicinanza di tutta la Chiesa ad una popolazione in grave difficoltà.

Quale il significato della sua presenza?  

È importante essere presenti in questa nazione martoriata, dove la presenza è il primo nome dell’amore, quindi bisogna essere presenti. E poi certo, oltre l’aiuto morale, oltre la fede che portiamo con noi stessi, portiamo anche la speranza di uscire da questa situazione così terribile. Ci sono aiuti molto concreti per l’Ucraina che arrivano attraverso i canali diplomatici ma anche dal posto.

Eminenza, è possibile parlare di negoziati che stanno accadendo adesso in Turchia, quando bombardano ospedali come stanno facendo ieri a Mariupol, stamattina vicino a Kiev?

Io non sono un diplomatico. Sono venuto qui con la logica del Vangelo. Così farebbe Gesù: Lui stava sempre dalla parte della gente che soffriva. Anche il Santo Padre usa questa logica del Vangelo. Per questo motivo siamo qui, per questo motivo preghiamo: perché la nostra arma è la fede, la nostra arma è anche la speranza. Normalmente il Vangelo ci dice delle tre armi più sofisticate del mondo: la preghiera, il digiuno e l’elemosina. Oggi tutto il mondo fa l’elemosina per l’Ucraina. L’elemosina vuol dire qualcosa che mi fa male, che soffro perché devo dividere me stesso con gli altri – e questo lo facciamo ormai, anche in Europa paghiamo bollette più alte proprio per questo conflitto che c’è… Poi c’è la preghiera, come abbiamo sentito nel Vangelo appena letto: chi bussa troverà finalmente la porta aperta, chi prega riceverà ma bisogna essere costanti. Poi c’è l’arma molto, molto forte, che è il digiuno. Digiuno, cioè io invito Dio proprio in me stesso, desidero la Sua presenza, attraverso il digiuno voglio allontanare da me tutto ciò che non appartiene a Lui per lasciargli spazio. Queste sono le armi che portiamo. Volevo dire ancora una cosa. La fede riesce a spostare le montagne, figuriamoci la stupida guerra! E questa è anche la forza dell’Ucraina: con la fede, con l’amore verso la patria, l’amore verso le proprie famiglie, loro riescono a resistere, riescono a salvare la patria.

Ha incontrato i profughi, vuole andare fino a Kiev …

Fin dove è possibile. Sì, mi allontano da Leopoli e porto questo messaggio di pace del Santo Padre e la preghiera come nella preghiera cui abbiamo partecipato. È questa la nostra arma fortissima, fortissima. Può essere anche spaventosa per quelli che attaccano l’Ucraina. Grazie a voi e grazie della vostra presenza. Anche voi fate tanto per l’Ucraina.

L’originale su Vatican News

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