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Un sito trova un tetto per i rifugiati ucraini

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© eu4ua.org

Lucandrea Massaro - pubblicato il 14/03/22

Allestito in pochi giorni grazie ad un imprenditore francese, Eu4ua.org permette alle famiglie europee di ospitare chi fugge dalla guerra in Ucraina

Durante il fine settimana del 26 e 27 febbraio, hanno creato una piattaforma che collega i rifugiati ucraini con le famiglie ospitanti europee. Una specie di Airbnb (gratuito!) che però si chiama EU4UA, è accessibile tramite qualsiasi computer o smartphone ed è nata grazie all’intuizione di un gruppo di 4 imprenditori tecnologici co-fondatori di Jobgether – il francese Arnaud Devigne, lo spagnolo Alexandre Hernandez, il belga Juan Bourgeois e il colombiano Alexis Rodriguez con lo scopo di facilitare l’incontro tra la solidarietà europea e i bisogni degli ucraini in fuga (Les Echos).

Se sei una famiglia o un persona che ha bisogno di un alloggio o se vuoi offrire una camera o un posto letto bastano pochi minuti per registrarsi, il sistema cercherà di collegare la domanda con l’offerta, poi starà alle persone prendere contatto e accordarsi sulle modalità.

Una banda di smanettoni, padri di famiglia…

Sul sito i 4 imprenditori tecnologici spiegano raccontano così com’è nato il tutto:

Siamo una banda di smanettoni, Juan, Arnaud, Alexis e Alexandre, che hanno co-fondato una startup in HRtech. […] Quando la Russia ha invaso l’Ucraina non solo eravamo convinti che questo rappresentasse un momento decisivo per la nostra civiltà, ma eravamo anche profondamente colpiti, condividendo il dolore dei nostri fratelli e sorelle europei dell’Ucraina. Abbiamo pensato “come possiamo fare qualcosa di utile”? Semplice e veloce. Inizialmente, abbiamo pensato che la nostra piattaforma, che permette di trovare lavori a distanza a livello globale, potesse essere utile.

[…] 5 milioni di rifugiati, soprattutto donne con bambini, sono attesi nelle prossime settimane se la guerra si intensifica come i recenti aggiornamenti purtroppo suggeriscono. Abbiamo capito che la prima cosa di cui hanno bisogno le persone in fuga dall’Ucraina è un rifugio, una casa. […]

Il nostro obiettivo non è quello di sostituire le ONG che fanno un lavoro incredibile nell’accogliere e fornire supporto ai rifugiati. Non abbiamo esperienza nel fare quello che fanno loro. Ma siamo bravi a costruire soluzioni tecnologiche e a scalarle, che è un’abilità complementare. Siamo sempre stati convinti che la tecnologia può avere un impatto positivo sul mondo collegando le persone in scala. È il momento di rendere questo una realtà! Il nostro strumento è qui per abbinare semplicemente due popolazioni che non potrebbero incontrarsi senza una piattaforma semplice ed efficace. Poi, ci affidiamo all’intelligenza umana per fare il resto. Se questa iniziativa può rendere la vita di un solo bambino meno dolorosa, avremo raggiunto il nostro obiettivo e continueremo ad hackerare l’istituzione per aiutare il popolo ucraino.

Un progetto che cresce di giorno in giorno

Il giovane imprenditore francese Arnaud Devigne raggiunto da Avvenire ha spiegato più nel dettaglio il progetto di solidarietà:

«Ci siamo serviti della potenza della tecnologia per mettere in relazione tutte le solidarietà, convinti che quando si associano la tecnologia e l’amore si possono realizzare delle magie. Per sviluppare e far conoscere il progetto, abbiamo creato un’impresa virtuale internazionale di 200 volontari, fra cui 150 ingegneri»

Avvenire

Il sito dopo appena 24 ore dopo il lancio, ha permesso a circa 10.000 rifugiati e 3.000 famiglie ucraine e a più di 5.000 famiglie di host di registrarsi. E oggi grazie EU4UA già 1000 famiglie scappate dalla guerra hanno trovato una sistemazione (Bitmat). La sfida più grande ora è che la piattaforma si faccia conoscere innanzi tutto alle migliaia di rifugiati che arrivano ai confini dei paesi dell’Europa orientale, ma d’altro canto anche ai milioni di europei che vivono in Europa occidentale. Prosegue Devigne:

«Sono già centinaia e centinaia le famiglie di rifugiati che hanno potuto trovare un alloggio. In Italia, manca ancora un numero sufficiente di posti d’accoglienza rispetto alle domande, che superano già le 500. Finora, è vero, abbiamo privilegiato la relazione fra le famiglie. Ma ad esempio, anche un hotel ha la possibilità di registrarsi per offrire accoglienza. Abbiamo già contattato delle catene d’hotel per cercare di stringere accordi, dato che soprattutto in questo periodo, c’è un’enorme disponibilità alberghiera a livello europeo, soprattutto fra Francia, Spagna e Italia che dispongono di milioni di camere»

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