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Il cardinale che ha fatto piangere i soldati in Ucraina con un dono del Papa

KONRAD KRAJEWSKI

Alona_Nikolaievych / NurPhoto / NurPhoto via AFP

Ary Waldir Ramos Díaz - pubblicato il 15/03/22

Le armi dello spirito portate da don Corrado in Ucraina nella sua prima missione affidatagli dal Pontefice

Il cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, ha concluso la sua prima missione in Ucraina il 12 marzo.

Il cardinale polacco missionario della misericordia in Ucraina ha ribadito il messaggio del Papa di far tacere le armi con le “armi dello spirito”. Il porporato ha portato con sé molti rosari, che ha regalato ai soldati che incontrava e alla gente che lasciava il Paese.

Il porporato ha detto che la gente pregava molto. “Ovunque ci siamo messi a pregare. Vedevo sempre delle lacrime quando dicevo: ‘Prendi, questo rosario è del Santo Padre, che ti è vicino e prega per te’”.

Il collaboratore più vicino del Papa ha incontrato soprattutto bambini e donne sfollati dalla guerra in Ucraina.

Dopo la missione affidatagli dal Pontefice, il cardinale polacco ha riferito alla Radio Vaticana di essere stato colpito dalla grande fede del popolo, nonostante le ferite del conflitto e la difficile situazione umanitaria. 

Il Pontefice ha chiesto che vengano rispettati i corrodoi umanitari e la vita dei civili. Secondo varie ONG, nei prossimi giorni 2,5 milioni di profughi ucraini busserà alla porta di vari Paesi europei.

Krajewski, 58 anni, ha ricordato che coloro che portano la guerra camminano per “vie maledette, perché senza Dio”.

Don Corrado, come lo chiamano i senzatetto, ha detto che la sua missione in Ucraina ha consistito nel sostenere gli abitanti e portare loro la benedizione del Papa, “per stare vicino, pregare con loro”. “È stato un viaggio di fede, un viaggio del Vangelo, un viaggio di missione totalmente religiosa”.

Preghiera e azione

Il cardinale ha visitato Kiev e Leopoli. I camion con cibo, medicinali e aiuti di prima necessità che si recano continuamente a Kiev si fermano più o meno a cento chilometri, ha riferito. L’aiuto che ha inviato il Papa è tuttavia giunto a destinazione.

“Certo il viaggio è stato un sostegno molto concreto, ma soprattutto è stato importante stare con loro, con le persone. Insieme a noi sono venuti anche i sindaci, i prefetti della zona, insieme nonostante il suono [delle sirene] dell’allarme che avvisavano di mettersi al riparo”.

“Abbiamo pregato, parlato del futuro prossimo. C’è grande speranza nel futuro ma devono essere fermate le armi e il sole deve finalmente sorgere anche sull’Ucraina”.

Donne e bambini

Il cardinale ha scritto che l’immagine più forte del suo viaggio è quella delle donne e dei bambini alla frontiera. “Si vede che la gente è molto stanca, la gente è molto provata dai tanti giorni di viaggio. Ma dall’altra parte, si vede l’accoglienza incredibile e gli aiuti. Quindi devo dire che oltre alla sofferenza, c’è grande speranza e amore”.

Il porporato polacco ha celebrato sabato la Messa a Zhovkva, vicino Leopoli, nella parrocchia di San Lorenzo, alla frontiera con la Polonia, dover molti sacerdoti lavorano per accogliere i rifugiati.

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