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Il documentario che mi ha ricordato l’importanza di non abituarmi a Dio

DOCUMENTARIO 10 GIORNI DA MONACO

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Catholic Link - pubblicato il 18/03/22

Un giornalista ha vissuto per dieci giorni in un monastero, e ha vissuto una vera ri-conversione

di Catalina Gardey

A volte può accadere che nella nostra vita la fede diventi una routine. Quando capita, corriamo il rischio di iniziare a dare per scontato molto di quello in cui crediamo. In definitiva, per quanto possa sembrare impossibile, ci abituiamo a Dio, e smettiamo così di sorprenderci per il fatto di essere profondamente amati da Lui, che ci perdoni e ci aspetti nell’Eucaristia.

Non ero stata molto consapevole di questa realtà fino a qualche settimana fa, quando ho visto un documentario che mi ha aperto gli occhi.

Nell’episodio che potete vedere integralmente

, un giornalista è andato a vivere per 10 giorni in un monastero benedettino di clausura in Argentina. Il suo obiettivo era condividere lo stile di vita dei monaci – preghiere, lavoro, momenti di riposo, lettura, pasti… – e mostrarlo in televisione.

Il documentario ha però finito per diventare qualcosa di molto più profondo, e il giornalista si è ritrovato a riferire di una trasformazione spirituale che ha vissuto e di aver reincontrato Dio. Come dice egli stesso a un certo punto, “stando lì dovevo percorrere un cammino interiore”.

Vivendo da monaco, il cuore inizia ad aprirsi

Il giornalista ha ricordato che nei primi giorni rimaneva colpito dai tanti momenti di preghiera, e che il silenzio lo infastidiva. Varie volte ha commentato, a mo’ di scherzo, “Che Dio mi aiuti”.

A poco a poco, però, la sua percezione è cambiata.

L’umiltà di ogni monaco lo ha spiazzato, a cominciare dall’abate, che si è offerto di portargli la valigia quando è arrivato, al più giovane, che gli ha porto una mela pensando che potesse avere fame.

Ogni riflessione e consiglio che ha ricevuto dai monaci lo ha sorpreso – non per le parole usate, ma perché ha verificato che quello che dicono è reale, e ha potuto sperimentare quelle realtà all’interno del monastero.

Ha capito che ad esempio i monaci non si limitano a dire che siamo tutti fratelli, ma lo dimostrano prendendosi cura gli uni degli altri in quanto tali. Che non si limitano ad affermare che la preghiera è uno spazio di incontro con Dio, ma che si può vedere la gioia nei loro volti nell’alzarsi alle 5 per la prima preghiera della giornata. Che non si limitano a dire che offrono la loro vita agli altri, ma lo fanno sul serio: quando qualcuno li richiede, lasciano ciò che stanno facendo per andare da lui. E un lungo eccetera.

Man mano che il documentario procede, lo stupore del giornalista aumenta. Le sue domande sono sempre più profonde, più intime. Interpella i monaci sul perdono, sulla morte e sul senso della vita, sulla Confessione e la Messa. In certi momenti sembra aver dimenticato che si sta girando un programma per la televisione.

Prima di concludere il suo soggiorno in monastero, poi, chiede all’abate di confessarlo, e la domenica fa la Comunione. E afferma: “Sembra strano, ma dopo la Confessione mi sono sentito più in sintonia con il paesaggio. I pensieri mi si erano ordinati, e tutto quello che vedevo mi sembrava nuovo e migliore”. Incredibile. Quasi senza che se ne rendesse conto, Dio lo aveva invitato a tornare a casa.

E noi, come viviamo?

Inaspettatamente, anche la mia vita spirituale è uscita un po’ rinnovata dopo aver visto questo documentario.

Di fronte alla sorpresa del giornalista quando i monaci gli parlavano del perdono, dell’amore incondizionato di Dio, della vocazione, del Cielo, sono tornata a sorprendermi anch’io. Ma ovviamente è quello in cui credo, quello che cerco di vivere!

Sembra ironico, ma quanto è facile abituarci alla grandezza di Dio!

Se vi sta accadendo qualcosa di simile, vi raccomando di vedere il video fino alla fine, per compiere insieme al giornalista la stessa esperienza di “ri-conversione”.

Per concludere, penso a una frase di uno dei monaci di questo monastero che è anche scrittore, Mamerto Menapace: “Non chiediamo a Dio più meraviglie, ma più capacità di meravigliarci. La vita stessa è un miracolo”. La nostra fede è un miracolo!

Chiediamo a Dio la capacità di meravigliarci di fronte a Lui, e non abituiamoci mai al Suo amore.

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link

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