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Le persone gravemente disabili possono ricevere i sacramenti? Sì!

JMJ 2016

CortesÍa Flia Planells Medina

Alejandro alla GMG 2016 in Polonia

Inma Alvarez - pubblicato il 22/03/22

Il 24 marzo, Papa Francesco riceverà Alejandro, affetto da paralisi cerebrale, e la sua famiglia, come dono per la sua recente Prima Comunione e Cresima


Alejandro ha 36 anni ed è nato con paralisi cerebrale. Non parla, anche se comunica abbastanza bene, dicono i suoi genitori, Daniel e Fina, i suoi quattro fratelli e i cinque nipoti.

Nella sua parrocchia è conosciuto e molto amato: ride quando vede volti conosciuti, ha sempre un libro in mano, prega aggrappato alle mani dei genitori, fa gesti e grida quando è contento.

Ed era decisamente contento quando, poco prima di Natale, ha ricevuto i sacramenti della Prima Comunione e della Confermazione. È stato l’apice di un lungo cammino di discernimento dei suoi genitori e dell’arcidiocesi di Valencia (Spagna), che ha una sezione pastorale per le persone disabili.

FAMILIA

Papa Francesco ha previsto di ricevere il 24 marzo in un’udienza privata Alejandro e la sua famiglia. Saranno accompagnati dall’arcivescovo di Valencia, il cardinale Antonio Cañizares, e da una donna straordinaria.

“La mia disabilità è un dono”

Mari Carmen (55 anni) è la catechista di Alejandro, colei che lo ha accompagnato personalmente per mesi nella preparazione. Non a caso, anche Mari Carmen è affetta da paralisi cerebrale fin dalla nascita.

La catechista ha spiegato ad Aleteia che proprio la sua disabilità, vissuta in famiglia sulla base della fede, è la chiave della sua missione.

“Sono nata in una famiglia credente, che mi ha aiutata fin dal primo istante, portandomi da specialisti, facendo esercizio, con una stimolazione precoce…”, ha spiegato.

FAMILIA
Mari Carmen con Alejandro e i suoi genitori durante una delle lezioni di catechismo

Il suo “regalo” più grande è stata sua sorella Mari Ángeles, nata 11 mesi dopo di lei e sua compagna in tutto: scuola, università, lavoro…

Alla sua nascita, avevano detto che Mari Carmen sarebbe vissuta poco e l’hanno battezzata urgentemente. Ha imparato a parlare e a camminare a 5 anni.

Contro tutti i pronostici, è riuscita a terminare gli studi di Magistero e a lavorare come maestra per 18 anni, finché una crisi collegata alla paralisi non l’ha costretta a ritirarsi.

Oggi è consacrata secolare, e si dedica a questo tipo di pastorale nell’arcidiocesi di Valencia.

Chi può giudicare la capacità spirituale?

“Noi persone non siamo solo materia. Abbiamo una capacità razionale, abbiamo affettività, psicologia, ma anche capacità trascendente, capacità spirituale”, spiega Mari Carmen.

Alejandro non il suo primo catecumeno: “Ho accompagnato persone con la sindrome di Down, con disturbo bipolare, e anche una bambina non vedente”, ha riferito.

“La chiave è l’adattamento dei contenuti alla capacità della persona”.

E nel caso di Alejandro? “Abbiamo lavorato con simboli, con parole semplici e gesti; soprattutto con i gesti. Il coinvolgimento dei suoi genitori è stato molto importante”.

“È stata impiegata una forma didattica e semplice, e soprattutto amena e adattata al tempo di cui aveva bisogno”.

JMJ 2016
Alejandro nella cattedrale di Valencia con i suoi familiari

C’è stata forse una certa visione razionale dei sacramenti all’interno della Chiesa che ha portato molti a pensare che se una persona non si rende conto, non è pienamente consapevole, non è pronta a ricevere un sacramento.

È un’idea comune alla quale Mari Carmen, autrice di una tesina su sacramenti e disabilità, offre una risposta:

“I sacramenti di iniziazione cristiana vengono impartiti a bambini che non sono ancora pienamente coscienti di quello che viene offerto loro, ma ricevono una grazia nell’anima che aiuterà la loro vita spirituale. In questo senso, quale obiezione c’è al fatto che le persone disabili possano ricevere questo aiuto? Chi può sapere o giudicare com’è la vita spirituale di una persona disabile?”

L’importanza della famiglia

FAMILIA
La famiglia Planells Medina il giorno della Prima Comunione di Alejandro

Come nel caso delle persone normodotate, la recezione dei sacramenti di iniziazione cristiana ha a che vedere con la famiglia.

È la famiglia che avvicina in genere i figli alla Chiesa e alla fede, ed è stato così anche nel caso di Alejandro.

I suoi genitori, Daniel e Fina, formano con i loro cinque figli una famiglia cristiana che vive intensamente la sua fede, va in parrocchia ogni settimana e prega in famiglia.

Alejandro ha accompagnato i genitori e i fratelli anche alla Giornata Mondiale della Gioventù e della Famiglia, e a pellegrinaggi di ogni tipo. Prega con loro da sempre, a modo suo.

JMJ 2016
Veglia dei giovani alla GMG di Cracovia 2016, Alejandro indicato in giallo

Ovviamente, il cammino non è stato facile: difficoltà a mangiare, appuntamenti medici, riabilitazione, scuole speciali…

Per la mamma, però, è proprio questa la chiave della missione che sentono che Dio ha affidato loro.

“Alejandro evangelizza con la sua presenza: amato, curato, vestito con attenzione, pulito, allegro… Sono tante le persone che ci fermano e ci benedicono vedendolo, ci è successo molte volte”, ha confessato.

JMJ 2016
Alejandro, indicato in giallo, alla GMG in Polonia nel 2016 con la sua famiglia

“Una volta, alla GMG di Madrid, eravamo in un bar a mangiare con nostro figlio. Quando siamo andati a pagare, delle signore del tavolo accanto avevano pagato per noi. Ci hanno detto: ‘È il minimo che possiamo fare, voi e vostro figlio ci avete offerto una testimonianza incredibile di fede e speranza’”.

Chiamata universale alla santità

“Anche nostro figlio è chiamato ad essere santo”, concludono i genitori, “con i doni e la vocazione che il Signore gli ha dato”.

“È chiamato ad essere santo come noi, come i suoi fratelli. E allora noi genitori cosa dobbiamo fare? Come con gli altri nostri figli, vegliare sulla sua vita spirituale. Con l’aiuto della Chiesa”.

Un aiuto che purtroppo non esiste ancora in tutte le diocesi, lamenta Mari Carmen.

“Molti sacerdoti non sanno come affrontare la questione. Forse hanno paura, o non sanno tutto quello che si può fare per accompagnare le persone disabili. Speriamo che la testimonianza di Alejandro e di tutta la famiglia Planells muova i cuori perché questa grazia si estenda ad altre famiglie nella stessa situazione”.

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