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Mosca, piena Guerra Fredda: la Consacrazione segreta al Cuore di Maria

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La cattedrale moscovita dedicata all'arcangelo San Michele, dove la Russia fu clandestinamente consacrata alla Vergine Maria nel 1984.

Marzena Wilkanowicz-Devoud - pubblicato il 25/03/22

38 anni fa papa Giovanni Paolo II consacrava solennemente il mondo a Maria, in Piazza San Pietro a Roma. Nel medesimo momento affidava a un sacerdote gesuita la missione speciale di compiere il medesimo atto nel cuore del Cremlino.

Tra le mura del Vaticano, alcuni avevano l’abitudine di chiamarlo “il James Bond di Giovanni Paolo II”. Effettivamente, il papa polacco lo incaricava regolarmente di missioni speciali, tanto segrete quanto pericolose. Ad esempio quella di andare a Mosca per celebravi segretamente la messa e consacrare la Russia e il mondo al Cuore Immacolato di Maria… alla vigilia del medesimo atto di consacrazione pronunciato da Giovanni Paolo II, in piazza san Pietro, il 25 marzo 1984. 

La missione doveva apparire veramente impossibile, in un momento in cui l’Unione Sovietica era logorata da un regime totalitario e ufficialmente ateo. Non si tirò però indietro Paweł Hnilica (1921-2006), gesuita slovacco clandestinamente ordinato prete nel 1950, nel cuore delle persecuzioni religiose che infuriavano allora nella Cecoslovacchia comunista. Alla fine sarebbe stato esiliato a Roma, consacrato vescovo nel più grande segreto da Pio XII, nel 1951. E nel 1976 avrebbe fatto la conoscenza di mons. Karol Wojtyła, il futuro Giovanni Paolo II. 

Come riporta Tomasz Terlikowski, autore dell’opera biografica non tradotta in italiano Biskup do zadan specjalnych (Il vescovo delle missioni speciali), fin dall’elezione del papa polacco il gesuita-vescovo slovacco gli disse apertamente: «Santità, la consacrazione e la conversione della Russia devono aver luogo durante il suo pontificato». 

Mgr Pavel Hnilica
Giovanni Paolo II e mons. Paweł Hnilica, “il James Bond del Papa polacco”

Giovanni Paolo II, che conosceva la grande devozione mariana di mons. Hnilica, gli rispose: «Se convince in vescovi, io la consacro a Maria anche subito». Ciononostante, nulla accadde per diversi anni. Fino al giorno del tentato assassinio di Giovanni Paolo II, il 13 maggio 1981, giorno della festa di Nostra Signora di Fatima. Trasportato d’urgenza al policlinico Gemelli, il papa polacco versava in condizioni critiche. Tutto il mondo si raccolse in preghiera. 

Miracolosamente salvato, Giovanni Paolo II prese subito coscienza del nesso fra il suo attentato e il messaggio di Fatima. Ciò lo spinse a chiedere che gli venisse rivelato il contenuto del terzo segreto di Fatima, al quale non si era interessato fino ad allora. Dopo averlo letto, non soltanto fu sicuro che era stata Maria a salvargli la vita, ma anche di dover fare una cosa nel medio termine. 

Ho compreso che il solo modo di salvare il mondo dalla guerra, di salvarlo dall’ateismo, è convertire la Russia conformemente al messaggio di Fatima. 

È quanto confidò a mons. Hnilica durante la sua convalescenza, nell’agosto 1981. Un anno più tardi, il giorno dell’anniversario del tentato omicidio, il Papa era già a Fatima per ringraziare la Vergine per l’essere sopravvissuto alle pallottole di Ali Ağca. E le affidava il mondo. 

Madre Teresa e il visa russo 

Nella sua opera, Terlikowski ricorda quanto disse suor Lucia in merito a questo atto di consacrazione. La sola veggente di Fatima rimasta a lungo in vita, dopo il decesso degli altri due poco dopo le apparizioni, sottolineava che questa consacrazione «non rispondeva a tutto ciò che la Vergine aveva richiesto, perché non includeva una consacrazione speciale della Russia alla Vergine». E inoltre non era stata fatta in unione con i vescovi di tutto il mondo. Giovanni Paolo II decise dunque di ripetere il gesto due anni più tardi. Il 25 marzo 1984 segna la consacrazione definitiva del mondo e della Russia al Cuore Immacolato di Maria: ha avuto luogo in piazza San Pietro e nelle diocesi di tutto il mondo. 

Quando Hnilica apprese la decisione del Papa, desiderò andare a Mosca per essere lì il giorno stesso dell’atto di consacrazione. Ma come fare? La risposta gli sarebbe giunta dal suo soggiorno a Calcutta. Ospitato dall’amica Madre Teresa, il vescovo gesuita studiò con lei la possibilità di mandare delle suore della sua congregazione in Unione Sovietica. Fu quel giorno che gli venne la grande idea: domandare un visa di transito per pochi giorni all’ambasciata sovietica di Calcutta. Si disse che, se la fortuna gli avesse arriso, i suoi funzionari non avrebbero avuto il riflesso di collegare il suo status di vescovo della Curia Romana con la sua identità di oppositore cecoslovacco. Chiese il visa turistico più banale possibile per il periodo dal 22 al 25 marzo. Nel frattempo madre Teresa chiese a tutte le sue suore di pregare. Come avrebbe raccontato più tardi, il miracolo ebbe luogo: il vescovo perseguitato dai comunisti ottenne un visa di transito russo che lo autorizzava ad attraversare l’Unione Sovietica. 

Mgr Pavel Hnilica
Il 24 marzo 1984 mons. Hnilica riuscì a compiere clandestinamente l’atto di consacrazione della Russia a Maria dal cuore del Cremlino

Il 24 marzo, alla vigilia della solennità dell’Annunciazione, il giorno in cui Giovanni Paolo II aveva previsto di consacrare il mondo e la Russia al Cuore Immacolato di Maria, mons. Hnilica riuscì a recarsi al Cremlino con un gruppo di diplomatici. Lo scopo ufficiale? Una visita turistica delle chiese ortodosse. Prima di entrare nella chiesa dedicata all’arcangelo San Michele, un ufficiale della Sicurezza tentò di requisire lo zainetto del sacerdote, che conteneva l’ostia e il vino necessarî per la celebrazione della messa. «Tenevo in mano la medaglia della Vergine, ben nascosta. Sono sicuro che in quel momento mi abbia aiutato», avrebbe raccontato in seguito. Alla fine il gesuita entrò nella chiesa accompagnato da un altro prete cattolico, e i due non vennero perquisiti. 

L’atto di consacrazione clandestino nella “Pravda” 

Sono entrato all’interno della chiesa e mi sono avvicinato all’altare. Poi ho tirato fuori dallo zaino la Pravda [il quotidiano ufficiale del Partito Comunista, N.d.R.] e l’ho aperta vicino a me. Tra le sue pagine si trovava L’Osservatore Romano [il quotidiano ufficiale della Santa Sede, N.d.R.] con la pubblicazione del testo dell’Atto di consacrazione del mondo scritto da Giovanni Paolo II. 

Così avrebbe raccontato più tardi mons. Hnilica, citato da Terlikowski. E poi avvenne questo: 

Cominciai a pregare: «O madre degli uomini e dei popoli, tu che conosci tutte le loro sofferenze e le loro speranze, tu che senti in modo materno tutte le lotte fra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che scuotono il mondo contemporaneo, ricevi l’appello che – mossi dallo Spirito Santo – noi indirizziamo direttamente al tuo Cuore, e con il tuo amore di madre e di serva del Signore abbraccia il nostro mondo umano, che noi ti offriamo e ti consacriamo, pieni di inquietudine per la sorte terrena ed eterna degli uomini e dei popoli. Noi ti offriamo e ti consacriamo in maniera speciale gli uomini e le nazioni che hanno particolarmente bisogno di questa offerta e di questa consacrazione. 

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Lì in quella chiesa nel cuore del Cremlino, mi sono unito spiritualmente al Santo Padre e a tutti i vescovi del mondo, e in unione con loro ho fatto l’atto di consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria. Poi sono andato nella chiesa dell’Assunzione di Nostra Signora. Davanti all’altare dedicato a Maria, l’ho ripetuto. Di nuovo ho tirato fuori dallo zaino la Pravda con L’Osservatore Romano al suo interno, mi sono nuovamente unito al Santo Padre e a tutti i vescovi. In quella chiesa ho anche celebrato la messa! Come è stato possibile? Ho fatto finta di scattare delle foto, e un flacone di aspirina vuoto è servito da calice: d’entro c’era del vino con qualche goccia d’acqua. Le ostie erano in una sacchetta di nylon. Il testo liturgico della festa dell’Annunciazione era nascosto nelle pagine della Pravda. Per la prima volta, forse, quel giornale conteneva tutta la verità – il testo dell’Annunciazione. È stata la messa più toccante della mia vita. 

La messa non è durata che tre quarti d’ora, ma per mons. Hnilica è stata una delle liturgie più importanti della vita: 

Quando ho lasciato il Cremlino, mi sono sentito trasformato, ho sentito la mano di Dio che mi accompagnava e mi proteggeva. Allora non mi sono più preoccupato di cosa poteva capitarmi, perché conoscevo la potenza di Dio. Ho compreso che a partire da quel giorno la Russia apparteneva alla Vergine Maria, e che il Signore l’avrebbe un giorno liberata dal potere di Satana. 

Di ritorno a Roma, in un’udienza privata mons. Hnilica raccontò al Papa quel che aveva potuto fare a Mosca. Giovanni Paolo II gli disse allora: «Quel giorno, caro Paweł, la Vergine l’ha presa per mano!». «No, Santità – fu la risposta del gesuita –: mi ha portato in braccio». 

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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