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Come reagisci quando vieni mollato? Dipende dal legame con tua mamma da bambino

STRESS

Di vmaslova - Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 25/03/22

Uno studio condotto dall’Università di Torino ha cercato di esplorare il rapporto fra stile di attaccamento e comportamenti disfunzionali messi in atto da chi viene lasciato, nella prospettiva di rappresentare una base per interventi psicoterapeutici indirizzati a prevenire fenomeni di stalking o forme di violenza.

Non è semplice accettare la fine unilaterale di una storia d’amore, quando uno dei membri della coppia decide di tagliare il legame che fino a quel momento lo ha unito all’altro. Sentirsi dire è finita comporta l’entrare bruscamente in una altalena emotiva caratterizzata da incredulità, rabbia, rassegnazione, accettazione ed infine elaborazione, quando il processo del “lutto”, pur con sofferenza, evolve favorevolmente.

Quando finisce una storia d’amore

Un recente studio condotto dall’Università di Torino, che viene presentato sul numero di marzo del mensile di psicologia e neuroscienze Mind, ha cercato di esplorare il rapporto fra stile di attaccamento e comportamenti disfunzionali messi in atto da chi viene lasciato, nella prospettiva di rappresentare una base per interventi psicoterapeutici indirizzati a prevenire fenomeni di stalking o forme di violenza.

Come reagiamo quando veniamo lasciati?

Ma non sono certo da sottovalutare comportamenti quantomeno inopportuni come la ricerca insistente di contatti, la diffamazione, l’invio di regali indesiderati. Durante le fasi più difficili dell’immediato post-separazione, quelle dell’incredulità e della rabbia, chi è stato lasciato può abbandonarsi a comportamenti disdicevoli la cui radice va individuata nel tipo di attaccamento sperimentato nei primissimi anni di vita tra il bambino e il suo caregiver che in genere è la madre.

Dipende dalla relazione che da bambini abbiamo avuto con nostra madre

La qualità di questo legame rappresenta la base delle future relazioni dell’individuo, in primis per la loro importanza quelle di coppia. Quando questo legame si caratterizza come sicuro, in quanto l’adulto rappresenta una costante figura di protezione, il bambino si percepisce autonomo, ha fiducia in se stesso e si muove ad esplorare il mondo che lo circonda.

3 stili

Quando invece il rapporto con il caregiver condiziona un attaccamento insicuro, si possono configurare tre stili che si associano a modelli negativi di sé o del partner e conducono da adulti a relazioni di coppia in cui l’altro viene vissuto come ostile e inaffidabile (stile distanziante), o si percepisce se stessi come non meritevoli di cure e attenzioni (stile preoccupato), oppure si sperimenta un mix degli altri due stili (stile pauroso).

La ricerca

Nella ricerca che ha visto coinvolti 84 donne e  52 uomini, con un’età media di circa 30 anni, lasciati dal partner nei sei mesi precedenti, è stato chiesto loro di dichiarare i comportamenti scatenati dalla rottura sentimentale suddivisi in otto categorie: telefonate e messaggi indesiderati, comportamenti di controllo (stalking con appostamenti sotto casa dell’ex anima gemella), lesioni e aggressioni fisiche e verbali, atti vandalici, invio di oggetti e diffusione di falsi pettegolezzi.

Un adulto con attaccamento sicuro

Un adulto con attaccamento sicuro – afferma la psicologa Cristina Civilotti che ha guidato la ricerca – attraversa varie fasi nella rottura, dalla disperazione e protesta all’accettazione e distacco. Dopo la rabbia iniziale l’individuo trova in sé la forza di prendere emotivamente le distanze e ritrovare equilibrio.

(Mind)

Un adulto con attaccamento insicuro

I soggetti con attaccamento insicuro attuano invece strategie condizionate dalla dipendenza (i preoccupati) o dalla minimizzazione dell’accaduto (i distanzianti).

Lo stile preoccupato – sottolinea la Civilotti – è il più a rischio per lo sviluppo di atteggiamenti anomali, nel tentativo di proseguire la storia contro la  volontà dell’ex (…) Il tipo preoccupato sembra costruire relazioni che dall’iniziale innamoramento non si trasformano in rapporti bilanciati perché il soggetto fatica a percepirsi autonomo dal partner: il distacco genera perciò uno scompenso emotivo innescato dalla paura  dell’abbandono.

(Ibidem)

Per i distanzianti raramente comportamenti disfunzionali

I distanzianti, dopo essere stati lasciati, mostrano di comportarsi come i sicuri, sviluppando raramente comportamenti disfunzionali e al contempo svalutando l’ex-partner. Sul lungo periodo evidenziano difficoltà nel ricostituire legami di coppia profondi, preferendo l’isolamento sociale.

Essi hanno fatto da bambini esperienza di un caregiver emotivamente freddo, per cui si sono orientati a instaurare relazioni sfuggenti non riuscendo a decifrare né i propri  bisogni affettivi né quelli del partner.

Il paradigma dello stile di attaccamento si rivela pertanto una buona chiave di decodifica delle dinamiche sentimentali, e per spiegare le difficoltà nel costruire e mantenere relazioni affettive positive.

“Quando una storia d’amore finisce si riattivano memorie di relazioni passate”

Il dolore di una separazione – conclude la Civilotti – può sconfinare in una lunga e profonda angoscia fino ad azioni disfunzionali. Possono essere necessari percorsi terapeutici che guariscano le ferite legate all’attaccamento: se il paziente è chi ha chiuso la storia e riceve attenzioni indesiderate o è la persona lasciata, un intervento clinico efficace può “curare” una sofferenza e non solo occuparsi del comportamento anomalo. Comprendere che quando una storia finisce si riattivano memorie di relazioni passate, permette di trasformare la crisi in crescita e cura delle parti emotivamente ferite.      

(Mind)

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