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Il viaggio di Papa Francesco in Africa a luglio ricorda al mondo altre zone di guerra

PAPAL TRIP TO AFRICA

Sébastien KITSA MUSAYI | AFP

John Burger - pubblicato il 25/03/22

L'Ucraina è l'argomento principale di queste settimane, ma anche altre parti del mondo hanno bisogno di riconciliazione

Mentre l’attenzione del mondo continua a concentrarsi sulla sanguinosa guerra in Ucraina, l’annuncio del viaggio di Papa Francesco in Africa a luglio serve a ricordare alle persone che anche altre parti del mondo hanno bisogno di riconciliazione a causa di lunghi conflitti.

Il Vaticano ha diffuso immagini di logo e motto della visita apostolica del Pontefice nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan a luglio.

In entrambi i casi, il motto riflette la speranza di riconciliazione. Quello per la visita in Congo, in francese, recita “Tutti riconciliati in Gesù Cristo”, quello per il Sud Sudan, tratto dal Vangelo secondo San Giovanni, recita “Prego perché tutti siano una cosa sola”. In entrambi i casi, il logo contiene immagini come una colomba della pace, due mani che si stringono e la croce cristiana.

Il Papa visiterà la Repubblica Democratica del Congo dal 2 al 5 luglio, fermandosi nelle città di Kinshasa e Goma. Dal 5 al 7 luglio sarà in Sud Sudan, visitando la capitale, Juba.

Congo

La Repubblica Democratica del Congo, ex colonia belga nota come Zaire, è stata afflitta da una guerra civile fin dagli anni Sessanta del Novecento. Secondo il CIA World Factbook, l’arrivo di Felix Tshisekedi alla presidenza all’inizio del 2019 è stato il primo trasferimento di potere a un candidato dell’opposizione non accompagnato da una notevole violenza o da un colpo di Stato dall’indipendenza del Paese. Soprattutto la zona orientale, tuttavia, continua a sperimentare la violenza perpetrata da più di 100 gruppi armati attivi nella regione, tra cui le Forze Democratiche Alleate (ADF), le Forze Democratiche per la Liberazione del Ruanda (FDLR) e le varie milizie Mai Mai. La missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo (MONUSCO) opera nella regione dal 1999, ed è la più ampia e più costosa missione di peacekeeping delle Nazioni Unite nel mondo.

Sud Sudan

Dal 5 al 7 luglio, Francesco sarà in Sud Sudan, prima visita di un Papa nella breve storia del Paese. Il Sud Sudan è il risultato di una secessione dal Sudan avvenuta quando i suoi cittadini hanno votato a stragrande maggioranza per l’indipendenza in un referendum sull’autodeterminazione nel 2011. Varie dispute tra Sudan e Sud Sudan restano irrisolte, compresi demarcazione dei confini, status e diritti dei cittadini di ogni Paese nell’altro e lo status della regione dell’Abyei, secondo ilCIA World Factbook.

Il 15 dicembre 2013, lunghe tensioni politiche tra il Presidente Salva Kiir Mayardit e il primo vice-Presidente Riek Machar ha portato a una violenza diffusa, sulla scia della quale Machar ha lasciato il Paese. Un’Autorità Intergovernativa sullo Sviluppo (IGAD) ha condotto degli sforzi di mediazione tra le parti, che hanno portato alla firma dell’Accordo per Risolvere il Conflitto nella Repubblica del Sud Sudan (ARCSS) nell’agosto 2015. Nell’aprile 2016, Riek Machar è tornato a Juba, e nei termini dell’ARCSS ha partecipato alla formazione del Governo di Transizione di Unità Nazionale. Il progresso nell’implementazione dell’Accordo è stato lento, e l’8 luglio 2016 sono scoppiati scontri tra le forze fedeli a Kiir e quelle fedeli a Machar, che ha ancora una volta lasciato il Paese. In assenza di Machar, il Governo ha lanciato offensive su ampia scala in tutto il Paese per consolidare il suo potere, esacerbando una crisi umanitaria già grave. In questo periodo, abusi contro i civili, inclusi episodi di violenza sessuale, hanno costretto più di 4 milioni di persone a lasicare le proprie abitazioni. Il numero di persone uccise nella lotta nel periodo successivo all’indipendenza è stimato in 400.000 unità all’inizio del 2021, e circa 8,3 milioni di persone hanno richiesto assistenza umanitaria nel 2021, con un aumento dell’11% rispetto al 2020. Le agenzie di assistenza ritengono che fino a 7,9 milioni di persone – più del 65% della popolazione del Paese – avranno bisogno di assistenza alimentare d’emergenza nel periodo ottobre 2021-maggio 2022, rendendo il Sud Sudan uno dei Paesi con la più grave situazione di insicurezza alimentare al mondo.

Nel febbraio 2020, i partiti hanno formato il Governo Transitorio di Unità Nazionale (RTGoNU), e Machar è tornato a Juba. Il Governo del Sud Sudan ha mostrato una volontà politica limitata di implementare tutti i capitoli dell’accordo di pace.

Alla fine del 2021 si sono verificati vari eventi decisivi, inclusa la formazione di un’Assemblea Legislativa Nazionale di Transizione e uno screening parziale delle Forze Unificate Necessarie, e il Presidente Salva Kiir e altre élites politiche hanno sostenuto pubblicamente che in Sud Sudan si sarebbero tenute elezioni nazionali nel 2023. Il Presidente Kiir e il primo vice-Presidente Machar, tuttavia, rimangono bloccati sulla struttura di comando delle forze unificate, un elemento fondamentale dell’accordo di pace del 2018 e componente necessaria per lo svolgimento delle elezioni nazionali.

In un gesto clamoroso durante la visita, nell’aprile 2019, dei leader del Sud Sudan in Vaticano, il Papa si è inginocchiato e ha baciato loro i piedi esortandoli a riconciliarsi. All’incontro era presente anche l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che potrebbe accompagnare il Pontefice nel suo viaggio in Africa.

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