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Da san Benedetto ad Alcuino: quando i monaci pregano con gli angeli

How the Benedictine monks of Norcia survived two earthquakes

Photo Courtesy of the Monks of Norcia

C'è un legame tra vita monastica e presenza angelica.

don Marcello Stanzione - pubblicato il 30/03/22

“L’intera liturgia è popolata dalla presenza di questi spiriti luminosi. Sono per eccellenza i coriferi che dirigono il loro sviluppo”

Gli angeli sono miriadi di miriadi secondo l’enumerazione dell’Apocalisse, e un saggio studioso non ebbe dubbi nel calcolare il suo numero. Questo è: 2705 325 297 814 995 628 536 548 496 165 479 368 800 000 000 000 000 000 000 000 (Dizionario di Archeologia Cristiana e di Liturgia, t. I, 2155). Dom Henri Leclerq, che dà questa cifra, aggiunge, citando un vecchio erudito: “Se qualcuno avesse dubbi, riguardo a questo numero enorme, confesso di essere incapace di rifare il calcolo…” ).

La comunità angelica

Sarebbe stato assolutamente logico, secondo questa prospettiva, a creare una “comunità angelica” dove poter celebrare ampiamente queste moltitudini che brulicano intorno a noi. Nel calendario liturgico attuale incontriamo solamente due feste in loro onore: il 29 settembre che celebra simultaneamente gli Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele, e il 2 ottobre, i nostri cari Angeli Custodi.

I corifei

Questo è tutto? In senso preciso, sembrerebbe di sì. Però in realtà, l’intera liturgia è popolata dalla presenza di questi spiriti luminosi. Sono per eccellenza i coriferi che dirigono il loro sviluppo e non si tratta tanto di rendergli un culto come il celebrare o anche “concelebrare” a coloro la grande liturgia eterna.

La visione di san Giovanni

La visione di San Giovanni ce lo insegna: “Durante la visione poi intesi voci di molti angeli intorno al trono e agli esseri viventi e ai vegliardi. Il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia e dicevano a gran voce: L’Agnello che fu immolato è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione” (Ap 5, 11-12).

Una voce unica

È allora che la voce degli angeli si unisce per proclamare la preghiera, con l’inno dell’Agnello vincitore. Che concerto inimmaginabile! Un concerto potente che fa tremare l’intero universo, un concerto di voci umane e voci angeliche! I tesori millenari del repertorio di musica sacra sono stati già testimoniati da San Benedetto nella sua Regola, nella quale assegna una grande importanza alla celebrazione dell’Opera di Dio. 

SAINT BENEDICT
San Benedetto da Norcia.

La Regola di San Benedetto

In un capitolo intitolato “La disciplina del canto” cita il versetto del salmo: Ti canterò in presenza degli angeli, (Sal 137,1) e prosegue: “Consideriamo come dovremmo stare sotto lo sguardo della Divinità e dei suoi angeli, e stiamo attenti nella salmodia in modo tale che il nostro essere interiore sia un tutt’uno con la nostra voce” (Regola san Benedetto 19).

Il monaco Alcuino

Esigenza che ci prepara al grande dispiego sonoro della Parusia, quando le nostre voci sono in piena armonia con quelle dei gli angeli. Il monaco Alcuino sviluppa, nel IX secolo, l’idea di San Benedetto:

“Questa è la vita dei santi: la profusione della bontà di Dio e, alla sua presenza, l’esercizio della carità che non cessa mai, mai si stanca, mai passa. Quello che si consegna ad essa in questa vita mortale acquista una grande somiglianza con gli angeli. Gli angeli di Dio vegliano continuamente magnificandolo. E il monaco che si dedica a vegliare nelle lodi di Dio , imita la vita angelica sulla terra”. (Carta 227; PL 110, 506)

L’omaggio a Dio

Possiamo vedere come secondo queste prospettive di San Benedetto e di Alcuino, l’importante è pregare con gli angeli, in loro presenza, per rendere omaggio a Dio. Il Catechismo della Chiesa cattolica lo sottolinea: “Dall’Incarnazione all’Ascensione, la vita del Verbo Incarnato è circondata dall’adorazione e dal servizio degli angeli” (Catechismo Chiesa Cattolica n° 333). Adorazione e servizio: sono attività liturgiche. Gli angeli poi sono i nostri maestri e modelli nell’esercizio di lode.

La corte celestiale

San Giustino l’aveva scritto nella sua prima Apologia: “È Dio Padre che veneriamo, che adoriamo, in spirito e verità, e con Lui suo Figlio, venuto da Lui per darci questo insegnamento, così come l’esercito degli altri angeli che gli fanno da seguito, cioè gli angeli buoni…”. Essi sono la corte celestiale che ci introduce nell’adorabile Dio Uno e Trino.

PURGATORY
Angeli e anime del Purgatorio.

Responsorio dei Due Serafini

Il repertorio gregoriano esprime questa attitudine all’adorazione in un magnifico Responsorio il cui testo e stato preso da Isaia. Si tratta del Responsorio Due Serafini: “Due Serafini gridavano e uno diceva all’altro: Santo, Santo, Santo il Signore Dio, Dio degli eserciti. Tutta la terra e piena della sua gloria” (Is 6,3). Subito dopo, per un’idea geniale, il compositore gregoriano, invece di proseguire con il testo di Isaia, senza dubbio molto bello, ha preferito far cantare ai cantori questo magnifico versetto di San Giovanni: “Tre sono coloro che testimoniano in cielo: il Padre, il Verbo e lo Spirito Santo, e questi tre non sono più di uno”(1 Gv 5,7 Vulgata).

Il riposo degli angeli

San Bernardo, così eloquente quando parla dei suoi fratelli angeli, richiama così la loro contemplazione: “Vedendo il Dio degli eserciti regnare nell’universo con tanta serenità, questi angeli (le Dominazioni), nello stupore di questa contemplazione così intensa e così dolce, però con la sensazione di essere attirati nell’immenso oceano della luce divina, si ritirano al riposo profondo di una meravigliosa pace interiore” (Sermone XIX sul Cantico). Non ci sono grida, né clamori, solo stupore che si consuma nel silenzio. 

La lezione di Pseudo Dionigi

Specchi viventi delle perfezioni divine, illuminatori secondo l’insegnamento di Pseudo Dionigi, gli angeli sono i nostri migliori precettori nell’arte eminente della preghiera in tutte le sue forme.

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