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“Cose digitali”…che i genitori della generazione Alpha devono assolutamente sapere

Generazione sexting: la sfida più difficile per famiglie ed educatori

@DR

Umberto Macchi - pubblicato il 01/04/22

5 termini che i genitori della generazione Alpha devono assolutamente conoscere per gestire al meglio la loro realtà digitale.

Il rapporto tra bambini e tecnologia, nel nostro mondo iperconnesso, è sempre più difficoltoso. Come proteggere i nostri i figli in rete? Cos’è ad esempio il sexting? E l’egosurfing? Vediamoli brevemente insieme:

1. Digital mentoring

Si tratta di un approccio del genitore che intende proteggere i propri figli, ma che vuole al tempo stesso rispettare i loro confini e incoraggiarli a diventare degli adulti che online sanno comportarsi in modo responsabile.

2. Parental control

Sistema che permette a un genitore di monitorare o bloccare l’accesso a determinate attività da parte del bambino (siti pornografici, immagini violente o pagine con parole chiave) e anche di impostare il tempo di utilizzo di computer, tv, smartphone e tablet. In tal modo è possibile monitorare il comportamento online dei propri figli evitando di limitarne l’accesso: sarà sufficiente creare per loro un profilo utente personale dal quale farli connettere. Prezioso aiuto per contenere i rischi del web e per valutare l’attività online dei più piccoli, è importante ricordare che il parental control supporta la presenza di un adulto e non si sostituisce ad esso.

3. Sexting

Termine nato dalla crasi dei termini inglesi sex (sesso) e texting (messaggiare). La parola indica l’atto di condividere messaggi, foto o video più o meno esplicito, prodotti attraverso cellulare, computer, tablet e scambiati via chat, social network e programmi di messaggistica istantanea. Nel caso dei più giovani l’immagine sessualmente esplicita può apparire una sorta di dichiarazione di fiducia nell’altro, ma gli effetti indesiderati che derivano da tale comportamento possono essere devastanti. Una volta inviata la foto, infatti, se ne perde completamente il controllo, e questo può accadere anche con le applicazioni, il che rende i ragazzi assolutamente inermi rispetto all’uso che di quella immagine può essere fatto da altri.

4. Cyberbullismo

Sono stati catalogati 8 tipi di cyberbullismo:

– Flamming: si inviano messaggi violenti e scurrili per creare conflitti verbali online.

– Harassment: molestie che si concretizzano in azioni, parole e comportamenti persistenti verso una singola persona.

– Denigration: divulgazione, online o tramite cellulare, di notizie false, allo scopo di rovinare la reputazione o le amicizie della vittima.

– Cyberstalking: infastidire, molestare e terrorizzare le vittime online al fine di non farle più sentire sicure, nemmeno tra le mura di casa.

– Impersonation: il furto di identità virtuale della vittima è finalizzata a compiere una serie di azioni che ne danneggiano la reputazione.

– Tricy o Outing: il cyberbullo guadagna la fiducia della vittima per acquisire informazioni da diffondere online per danneggiarne la reputazione.

– Exclusion: escludere intenzionalmente qualcuno, senza motivo, da un gruppo online su WhatsApp e Facebook, chat, forum o giochi online.

– Happing slapping: riprendere in un video il bullo che picchia la vittima diffondendo, poi, il filmato online.

5. Egosurfing

Una pratica che serve per verificare la propria reputazione online e che si può eseguire anche in modo automatico, grazie a Google, che ci avverte se veniamo citati online. Basta impostare un avviso automatico, detto “alert”. E se troviamo qualcosa che non va? I casi sono due: o il materiale sgradito è stato caricato da noi in passato (ma attenzione: non possiamo chiedere la rimozione di contenuti senza una valida motivazione) oppure è opera altrui. In entrambi i casi dobbiamo rivolgerci a Google. Sarà sufficiente che quel materiale non compaia nelle ricerche, anche se non scompare del tutto: l’importante è che non lo trovi nessuno.

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cyberbullismogenitori e figlisextingsocial network
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