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Cos’è accaduto a Simone di Cirene dopo la crocifissione?

Simon of Cyrene

Renata Sedmakova | Shutterstock

Philip Kosloski - pubblicato il 14/04/22

Si sa poco di cosa sia accaduto a Simone di Cirene dopo che ha aiutato Gesù a portare la croce fino al luogo della crocifissione

C’è solo un individuo nella storia del mondo che abbia aiutato letteralmente Gesù a portare la Sua croce. Viene chiamato Simone di Cirene, e si sa ben poco di lui o di cosa gli sia accaduto dopo la crocifissione di Gesù.

I Vangeli menzionano solo pochi dettagli di quest’uomo misterioso:

“Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui”.

Matteo 27, 32

“Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce”.

Marco 15, 21

Essenzialmente, sappiamo che Simone era di Cirene, zona del Nordafrica diventata colonia romana e che aveva una considerevole popolazione ebraica.

Il testo sembra dire che Simone sia stato costretto a portare la croce di Gesù, intendendo che non volesse essere associato volontariamente a quel “criminale”.

Anna Caterina Emmerick, mistica del XIX secolo, afferma nella sua Dolorosa Passione che Simone era un pagano:

“In quel momento passava di là un pagano accompagnato dai suoi tre figli: si chiamava Simone ed era nativo di Cirene. Egli tornava dal suo lavoro e portava sottobraccio un fascio di ramoscelli. Costui era giardiniere e ogni anno nel tempo pasquale veniva a Gerusalemme a curare le siepi del muro orientale della città. Avendolo riconosciuto per un pagano dagli abiti che indossava, i soldati gli intimarono di aiutare il Galileo a portare la croce. In un primo momento il Cireneo respinse quell’ingiusta imposizione, ma vi fu ugualmente costretto; alcune conoscenti presero i suoi figli in lacrime. Simone provava una forte ripugnanza per lo stato miserabile in cui versava il Signore, e per la sua veste macchiata di fango e di sangue”.

La Emmerick sostiene anche che quell’esperienza cambiò i figli di Simone, che in seguito divennero cristiani.

“Simone aveva circa quarant’anni ed era di costituzione robusta. Più tardi, i due figli maggiori, Rufo e Alessandro, si unirono ai discepoli del Signore, mentre il minore seguì Santo Stefano. L’iniziale senso di ripugnanza, provato dal Cireneo nei confronti del Redentore, alla fine si mutò in un sentimento di dolorosa compassione”.

Alcuni esperti biblici credono che Alessandro e Rufo potessero essere noti nella comunità cristiana delle origini, motivo per il quale vengono menzionati per nome nel Vangelo.

San Paolo, ad esempio, menziona un Rufo nella sua Lettera ai Romani: “Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia” (Romani 16, 13).

Non è noto cosa sia accaduto a Simone. Non è venerato come santo, anche se è difficile credere che il fatto di stare così vicino a Gesù non lo abbia cambiato. Alcune tradizioni lo celebrano come San Simone di Cirene, con una festa il 1° dicembre.

Qualunque sia stato il suo destino, possiamo cercare di accettare la nostra croce e di lasciare che la sofferenza di Gesù ci cambi la vita.

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