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Una Messa femminista a Parigi?

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CC BY-SA 3.0

Pierre Vivarès - pubblicato il 15/04/22

Padre Pierre Vivarès, parroco di Saint-Paul a Parigi, commenta la “Messa femminista” organizzata in una chiesa parigina. Per lui, le pretese femministe incappano in un errore fondamentale su quello che è il sacerdozio

La Messa femminista del gruppo “Femminismo nella Chiesa”, nel territorio della parrocchia di Saint-Pierre-de-Montrouge, ha dato da pensare. Il mio caro confratello di Parigi, il parroco di quella parrocchia, padre Branchu, non è stato consultato, e le cose sono state fatte di nascosto.

Serviva un uomo

Ricordo molte Messe mattutine che ho celebrato nella mia vita sacerdotale a cui erano presenti solo donne. Non erano Messe “femministe”, non c’era alcuna rivendicazione in particolare: solo la Messa celebrata con le persone che si erano riunite quella mattina, e quelle persone laiche erano tutte donne.

Rispondevano all’appello del loro Battesimo nella Chiesa in modo molto semplice. Qual è allora la differenza con la Messa femminista di cui stiamo parlando?

Il Vangelo è stato letto da una donna, e la predica è stata realizzata da una teologa. Che “rivoluzione”! Sono certo che avrebbero apprezzato che una donna sacerdote avesse potuto presiedere, per cui non ci sarebbero stati uomini in azione, le donne avrebbero fatto tutto. La violenza machista sarebbe stata sostituita dalla violenza femminista.

Non entrerò in argomentazioni che convincerebbero solo le persone convinte della mascolinità del sacerdozio cattolico e ortodosso, né sulla liturgia e sulle sue regole o sulla tradizione e la rivelazione di Cristo su Suo Padre. Mi sembra che l’errore fondamentale riguardi ciò che è il sacerdozio.

Il sacerdote è un servo

Cos’è un sacerdote? È un servo. Uno schiavo. Sì, si vede solo il meglio: l’uomo dalle belle vesti preziose in una bella chiesa che parla con fiducia e presiede una bella congregazione che lo ascolta con grande pietà.

Sì, è questo che si vede quando si va a Messa la domenica. E il resto del tempo? È un servo che riceve una miseria per un lavoro a tempo pieno, che sopporta i capricci dei fedeli esigenti, accoglie i poveri e cura i documenti amministrativi per far andare avanti la baracca. È un uomo che vive da solo e dorme da solo, che accetta l’incomprensione e le beffe dei suoi simili e grida nel deserto che Dio ci ama.

Il sacerdozio maschile è l’antitesi della mascolinità nociva. Il sacerdote è l’uomo che non è un uomo nel senso violento e arcaico del termine, che non usa il suo potere sessuale, il suo potere fisico o quello finanziario per dominare l’altro. È l’uomo che rivela la mascolinità nella sua maggiore bellezza, distruggendo le false immagini di mascolinità che non sono che perversioni di questa.

La vera mascolinità è un servizio

Alcuni sacerdoti, percependo cosa sia il sacerdozio, tentano di ribellarsi dominando, dominando corpi (con i drammi che abbiamo visto fin troppe volte), dominando le menti per il controllo spirituale, dominando un popolo per autoritarismo irrilevante. Ricordo un giovane che aveva lasciato il sacerdozio dopo tre anni. Quando gli ho chiesto perché se ne fosse andato ha risposto: “In questa professione non c’è riconoscimento sociale”. Povero ragazzo! Era diventato sacerdote per ottenere riconoscimento sociale? Cosa gli avevano insegnato in seminario?

Dobbiamo smetterla con una formazione dei sacerdoti che li renda un’élite, che li renda dominanti, con quell’intellettualismo orgoglioso che si muove nelle nostre facoltà, che li trasformi in leader, con quell’autoritarismo che proibisce ai laici di parlare, con quel culto della personalità che li rende dei guru.

Smettiamo di presentare il sacerdozio come una conquista: è un servizio a immagine di Cristo servo, povero, celibe e incompreso, la cui missione è anche quella di spezzare la falsa mascolinità, ed è per questo che è maschile. La sua missione è rivelare la vera mascolinità, che è solo un servizio.

Il sacerdozio non è una funzione

Il sacerdozio è maschile perché è la risposta alla tentazione della violenza maschile, perché distrugge nel proprio essere tutto ciò che è contrario a questa falsa virilità. Le donne non hanno una vocazione particolare per distruggere false immagini di femminilità. Le richieste femministe nella Chiesa sono richieste di uguaglianza funzionale, e il sacerdozio non è una funzione. Ciò non sorprende in una società in cui tutti sono ridotti alla loro funzione: da ciò deriva la situazione della persona che non ha una “funzione” nella società – il bambino indesiderato che non fa parte di un progetto genitoriale, la persona anziana alla fine della vita, la persona povera che non è produttiva…

Perché non esiste più la vocazione sacerdotale? Perché nessun uomo vuole configurarsi a Cristo servo, essere uno schiavo. Gli uomini lo hanno capito bene, preferiscono diventare una persona con un potere emotivo, economico o sociale. Chi sogna il sacerdozio femminile sogna il potere, non il servizio, un potere a immagine di un sacerdozio fortunatamente scomparso e che è solo una fantasia o una nostalgia di qualcuno che ha bisogno di realizzazione personale.

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