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Noi siamo in grado di pregare con la stessa efficacia dei santi?

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Orest lyzhechka | Shutterstock

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 27/04/22

Sgombriamo il campo dagli equivoci: i santi non sono dei predestinati!

I santi sono dei predestinati più bravi di noi a pregare ed elargire grazie, perciò sono diventati tali? Nel libro i “Volti della preghiera” (Tau editrice), un “saggio sulle forme della preghiera e sulla lettura spirituale”, lo scrittore Robert Cheaib sgombra il campo dagli equivoci. 

C’è un obiezione che noi ripetiamo, ma che in realtà non è vera. Ed è la seguente: «Beh, ma loro sono/erano santi!». Come per dire: se pregavano così, se avevano quella disciplina, se riuscivano a intrattenersi con Dio, tutto era possibile perché erano già santi.

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Copyright: Tau Editrice

Non ci sono essere umani di scarto

Una cosa va chiarita assolutamente: i santi sono tali, dice Cheaib, perché pregano e non viceversa. È la relazione con il Santo che li apre la via della santità. Non si tratta di un privilegio previo che gli apriva una via preferenziale occlusa a noi. La Bibbia ci ripete di continuo che Dio «non fa preferenza di persone». Non ci sono per lui essere umani di scarto, ma ci ha creati tutti a sua immagine per incamminarci verso la sua somiglianza, verso la sua santità. 

Le “due volte” di San Paolo

San Paolo parla ben due volte nelle sue lettere di “predestinazione”. La predestinazione in chiave teologica non è una fine prestabilita, ma la finalità desiderata e voluta da Dio che attende la collaborazione dell’uomo. Non un destino ma la destinazione. 

Nella “Lettera ai romani”, Paolo ci spiega che siamo «predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli» . L’altra istanza è il famoso inno della lettera agli efesini dove Paolo riprende un inno cantato dai primi cristiani e che esprime la loro fede che il Signore non fa preferenza di persone, ma chiama tutti a una vocazione di santità e di unione con lui.

La lezione di Gesù

Lo stesso Gesù ci ricorda che siamo chiamati alla santità, ad essere misericordiosi e perfetti come è misericordioso e perfetto il Padre nostro che è nei cieli. Il Signore ci chiama a vegliare nella preghiera e, naturalmente, non ci sta chiedendo l’impossibile, ci sta rendendo l’impossibile possibile.

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