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Teresa Luzzatti, che ha dimostrato che il femminismo non è in conflitto con la fede

TERESA LUZZATTI

Ilodeas - CC BY-SA 4.0

Sandra Ferrer - pubblicato il 27/04/22

Vedova con cinque figli, si dedicò alla difesa dei diritti delle donne

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, molte donne avviarono un processo di emancipazione femminile complicato perché la loro lotta dovette scontrarsi continuamente con i pregiudizi maschilisti della società in cui vivevano.

Molte si organizzarono in varie società per rivendicare il diritto di dover essere rispettate come gli uomini. Nel dibattito che si promosse su quello che la donna poteva diventare, la fede e la famiglia erano al centro delle discussioni.

Mentre alcune correnti ideologiche accusavano direttamente questi aspetti di essere la causa di tutte le disgrazie della società in generale e delle donne in particolare e si concentrarono sulla loro distruzione, ce ne furono altre che li rivendicarono proprio come pilastri della lotta.

Il femminismo cattolico di più di un secolo fa si eresse come difensore dei diritti delle donne senza dover rinunciare alle loro convinzioni o al modello di famiglia tradizionale.

Molte donne sostennero questo movimento messo sistematicamente a tacere e perfino insultato non essendo considerato davvero femminista. Una di loro fu Teresa Luzzatti, una donna che con il suo esempio e le sue parole ha dedicato buona parte della vita alla lotta femminista. L’attivismo politico arrivò tardi, ma non per questo fu meno intenso.

Teresa Luzzatti Quiñones ebbe il privilegio di nascere in una famiglia agiata, il 5 ottobre 1889 a Lugo (Spagna), dove i genitori si erano stabiliti tempo prima. Gustavo Luzzatti dal Pozzo era un ingegnere di origine italiana arrivato in Galizia dall’Italia per questioni di lavoro. Insieme alla moglie, Margarita Quiñones, formò una famiglia di sei figli, dei quali Teresa era la seconda.

Gustavo e Margarita si dedicarono alla vita familiare trasmettendo ai figli valori pii basati sulla fede cattolica e offrendo loro un’ottima educazione. Teresa ebbe così il privilegio di studiare nelle migliori scuole sia spagnole che di altri Paesi europei, e approfittò al massimo di quell’opportunità.

Nel 1907 sposò Jovino López Rúa, un capitano di cavalleria con cui ebbe cinque figli. La vita di Teresa e Jovino era come quella di qualsiasi altra famiglia agiata degli inizi del secolo. Una vita tranquilla, che venne stroncata dieci anni dopo quando Teresa rimase vedova.

Lungi dal ripiegarsi su se stessa, continuò a prendersi cura dei figli e a curare personalmente la loro istruzione, e cominciò a coinvolgersi sempre più attivamente nei movimenti femministi sorti in quegli anni.

Educazione universale per uomini e donne

Teresa era stata fortunata nell’infanzia perché aveva potuto ricevere un’educazione proibita alla maggior parte delle donne, ma sentiva che la sua sete di conoscenza non era stata del tutto soddisfatta, e riteneva del tutto ingiusti gli ostacoli posti allo studio per il semplice fatto di essere donne. Fu per questo che le sue rivendicazioni femministe si sarebbero concentrate sulla difesa di un’istruzione universale per uomini e donne.

Le sue convinzioni religiose la avvicinarono all’Azione Cattolica della Donna, fondata nel 1919 con l’obiettivo di riunire tutte le azioni politiche e sociali delle donne cattoliche. In poco tempo, il suo carisma e la sua intelligenza, come i suoi lavori sul suffragio femminile, l’adesione obbligatoria ai sindacati o l’insegnamento professionale, la posero come segretaria del Centro di Studi dell’organizzazione. Teresa si imbarcò in un viaggio appassionante girando la Spagna per pronunciare conferenze e aprire il dibattito sulla necessità di considerare l’insegnamento un diritto per tutta la cittadinanza.

Oltre a difendere l’istruzione, Teresa Luzzatti si coinvolse attivamente nella lotta per il suffragio femminile. In questo senso, ricevette l’incarico di organizzare il censimento comunale che avrebbe dovuto essere usato nei comizi previsti per il 1925. Anche se quelle elezioni non si realizzarono ai tempi della dittatura di Primo de Rivera, il suo lavoro fu importante perché gettò le basi per le elezioni future.

Fu in quel periodo che esercitò un ruolo di spicco come presidentessa dei Comitati paritari femminili e portavoce del patronato del lavoro. Diresse anche l’Università Professionale Femminile di Madrid. Insieme ad altre donne, come Concepción Loring, María de Echarri o María de Maeztu, Teresa Luzzatti si unì all’Assemblea Nazionale Consultiva, concentrando i suoi interventi in quella sede sulla questione educativa. 

In un’intervista realizzata anni dopo, nel 1932, per la rivista Ellas, ricordava così quella tappa del suo percorso: “Primo de Rivera mi nominò membro dell’Assemblea, e io andai lì a difendere, nella misura delle mie possibilità, quello che difendevo in tutte le mie azioni: il miglioramento del lavoro della donna, la sua elevazione sociale. […] La mia unica politica era questa: lavorare per la cultura morale e professionale della donna. Gli uomini che governano ora hanno tuttavia creduto senz’altro che la mia fede cattolica fosse un ostacolo per la presidenza dei Comitati paritari, e mi deposta dall’incarico”.

Come si affermava su Ellas nel 1932, la sua fu una dedizione piena alla difesa dei diritti femminili: “L’abbiamo vista all’Accademia di Giurisprudenza, in tutti i Congressi e le Assemblee femminili celebrati in Spagna, Francia, Belgio e Italia, in tutti i Paesi in cui c’era qualcosa da imparare a livello di organizzazione sociale della donna”.

Le madri, in guardia contro l’insegnamento laico

Nella stessa intervista, insisteva sulla necessità di lavorare per il miglioramento dell’educazione: “Nei problemi dell’insegnamento”, affermava con decisione, “non ammetto la minima esitazione; è una cosa così fondamentale che ritengo un dovere ineludibile opporsi con tutti i mezzi a qualsiasi tentativo di insegnamento che sia in disaccordo con le nostre convinzioni; credo fermamente che se le madri spagnole si rendessero conto davvero della responsabilità che hanno fallirebbero tutti i tentativi di insegnamento laico; vede, ho cinque figli e non mi preoccupa cosa possa fare lo Stato per loro da questo punto di vista; so quello che devo fare io, ma mi creda che l’ignoranza e l’incoscienza di tante donne che credono di aver compiuto il loro dovere di madri per aver messo al mondo un figlio mi dispiace davvero, e credo che compiamo male il nostro dovere di cattoliche se non raddoppiamo i nostri sforzi per distruggere questa ignoranza”.

Nel 1927 entrò nella sezione di Azione Sociale, Salute e Carità. Con l’inizio della Seconda Repubblica, Teresa Luzzatti si concentrò dall’Azione Cattolica sulla difesa del suffragio femminile.

Lo scoppio della Guerra Civile la sorprese a Madrid, dove subì varie incursioni dei miliziani in casa. Nel 1937 fu arrestata con due delle sue figlie accuse di “disaffezione al regime”. Dopo un periodo di dentenzione, le figlie vennero liberate. Lei fu trasferita all’ospedale della Croce Rossa di Madrid, dove rimase vigilata dalle autorità repubblicane. Teresa Luzzatti soffriva di diabete, e gli eventi del momento accentuarono le sue problematiche.

Alla fine della guerra si coinvolse nuovamente nella vita sociale. Finì per accettare l’incarico di portavoce della Giunta per l’Insegnamento Primario del Comune di Madrid, ma il 14 dicembre 1942 morì. Il suo operato in difesa dei diritti delle donne l’ha resa una delle personalità più attive della prima metà del secolo.

In un articolo pubblicato su Mundo gráfico nel dicembre 1931 si sottolineò che era “scrittrice, conferenziera, esercita soprattutto un apostolato di carità e di beneficenza”; “tutte le forme del dolore attirano la sua immensa tenerezza. La religiosità non è in lei una forma teorica, non interessa egoisticamente solo la propria salvezza, ma è una forma pratica di condotta accesa d’amore per il prossimo”.

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