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La “leggenda nera” di Isabella la Cattolica

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La expulsión de los judíos, cuadro de Emilio Sala

Marcelo López Cambronero - pubblicato il 29/04/22

La regina Isabella è stata responsabile dell'espulsione degli ebrei dalla Spagna?

È ormai diventata un’abitudine sostenere che i Re Cattolici sono i colpevoli della diaspora che ha avuto luogo alla fine del XV secolo.

Questa “leggenda nera” è tuttavia falsa, anche se ci si insiste su. Poco tempo fa, sulla rete televisiva spagnola TVE è stato trasmesso un documentario in cui apparivano dei discendenti di ebrei di Toledo, alcuni dei quali affermavano di avere le chiavi delle abitazioni che i loro antenati dovettero abbandonare nel 1492.

Ciò che è certo è che quegli antenati avevano abbandonato il luogo già da oltre un secolo, e che nella loro fuga non ha avuto niente a che vedere la regina Isabella, nata nel 1451.

Il conflitto principale subìto dai sefarditi e che ha dato inizio a una persecuzione instancabile sostenuta dalla mentalità popolare fu il pogrom del 1391.

I fatti iniziarono a Siviglia, e furono provocati dai proclami incendiari dell’arcidiacono della cattedrale di Écija, Ferrán Martínez, che accusava il popolo di Israele di deicidio. I seguaci di questo predicatore assaltarono il quartiere ebraico della città il 6 giugno, provocando una vera mattanza.

Massacri di ebrei

Le rivolte si estesero rapidamente ad altri nuclei, non più solo per motivi religiosi, ma soprattutto per impadronirsi dei possedimenti delle famiglie ricche che risiedevano lì. Due giorni dopo venivano assassinati praticamente tutti gli ebrei di Córdoba, salvo quelli che avevano accettato di battezzarsi.

A Toledo, dove esisteva una comunità, o aljama, molto consistente, la folla agì con estrema crudeltà, bruciando, torturando e assassinando ovunque, e tingendo il rio Tago di sangue per vari giorni.

Da quell’anno i quartieri ebraici di Siviglia, Córdoba, Jaén, Andújar, Montoro, Úbeda, Baza, Toledo, Orihuela, Ciudad Real, Cuenca, Madrid, Burgos, Logroño, Valencia, Játiva, Lérida, Mallorca, Barcellona (il 15 % dei residenti), ecc., furono dati alle fiamme.

La conseguenza fu una fuga immediata in due direzioni: verso l’estero (Portogallo, Nordafrica ed Europa Centrale) e verso zone rurali, dove soprattutto i conversos potevano vivere con più tranquillità.

Gli ebrei persero la loro influenza politica e sociale, nonché il potere economico, e si indebolirono a livello morale e spirituale. Si adattarono a vivere in paesi dell’interno dedicandosi alle attività agricole.

Antisemitismo incipiente

Fino a quella data avevano mantenuto una situazione privilegiata, almeno da quando Alfonso VI aveva conquistato Toledo nel 1085 e aveva riconosciuto i diritti della consistente popolazione ebraica che vi aveva trovato.

Ad ogni modo, non mancarono discrepanze e scontri, che forse aumentarono con l’arrivo ad Al-Andalus dei fanatici almohadi nel XII secolo, che portò praticamente tutto il Sud a rimanere quasi privo di ebrei, che vennero accolti in Castiglia.

Da quel momento si può parlare di un incremento graduale dell’antisemitismo in Spagna, che non diminuì nonostante le conversioni di massa. Tra il XV e il XVIII secolo, la Penisola Iberica visse immersa in un vero sistema di caste che distingueva a livello sociali i cristiani vecchi dai cristiani nuovi o conversos, sia sefarditi (detti “marrani”) che moriscos.

Oltre a un acuto rifiuto da parte del popolo, le leggi impedivano a questi ultimi di svolgere determinate professioni e di partecipare a importanti atti comunitari (molte confraternite esigevano che i loro membri fossero cristiani vecchi) o ricoprire cariche di spicco. C’era poi la persecuzione da parte dell’Inquisizione, che accettava denunce anonime su persone accusate di mantenere le vecchie credenze e i costumi ebraici.

I cristiani nuovi

Américo Castro ha dimostrato cinquant’anni fa che tra il XV e il XVII secolo bere vino e mangiare maiale erano il migliore salvacondotto se si voleva ricevere ospitalità dagli abitanti del Paese, essendo una prova di un’origine religiosa pura.

È bene sottolineare che il fatto di essere cristiani vecchi non si manifestava solo nell’alimentazione. Saper leggere e scrivere, contare, essere interessati al progresso tecnico o alla filologia… tutto questo, oltre ad altri elementi, era segno che si era ebrei o si apparteneva a una famiglia di quella stirpe.

Per questo, il cattolico spagnolo provava la sua “origine pura” rimanendo in uno stato di perfetta ignoranza, il che era un criterio generalmente richiesto per occupare determinati posti nell’amministrazione, come la carica di sindaco di molti nuclei urbani.

Non stupisce che nel sistema di caste che ha dominato la Spagna si possano trovare le cause secolari del ritardo in cui sprofondò il Paese, del suo allontanamento dall’Europa o della chiusura allo straniero che ha presieduto la nostra vita per secoli.

Il ruolo di Isabella la Cattolica

I monarchi castigliani non promossero il rifiuto degli ebrei né dei conversos, cercando di evitare che si ripetessero stragi e scontri. Se furono colpevoli di qualcosa, è del fatto di non riuscire a sradicare il razzismo dei cristiani vecchi e il fanatismo religioso che lo fomentava.

I Re Cattolici assunsero come uno dei loro princìpi politici più importanti il fatto di difendere le juderías, i quartieri ebraici. Nel 1477, Isabella aveva già detto di prenderli sotto la sua protezione, proibendo che si facesse qualsiasi danno ai loro abitanti.

L’ispanista francese Joseph Pérez, Premio Principe delle Asturie 2014, ha raccolto testimonianze di viaggiatori europei che videro, passando per la Penisola, come la gente considerasse Isabella una decisa protettrice degli ebrei.

Le circostanze erano tuttavia difficili. Nella società c’era un forte conflitto politico-religioso tra i sostenitori delle caste e quanti desideravano sradicare questo modello sociale.

Gli inquisitori, alcuni predicatori, vari vescovi e arcivescovi e soprattutto – così dimostrano le fonti – conversos desiderosi di ripulire il proprio nome con le acque turbolente dell’integralismo attaccavano e perseguitavano i cristiani nuovi.

Dall’altro lato, vari sovrani, i superiori dei nuovi ordini mendicanti e dei Gesuiti e perfino Papa Niccolò V espressero il proprio disaccordo nei confronti degli Estatutos de Sangre che si promulgavano nelle città e che segregavano i nuovi figli della Chiesa.

Una situazione limite

Offrono una buona immagine dei pesi e contrappesi della politica del momento gli sforzi infruttuosi dei vari re castigliani nel loro affanno di far sì che Toledo derogasse le norme che obbligavano gli ebrei a portare un segno che li identificasse e impedisse ai convertiti di svolgere determinati compiti. Non era ancora nato l’assolutismo, legato alla gestazione degli Stati moderni.

La situazione si esacerbò quando le indagini dell’Inquisizione crearono, dal 1480, un clima decisivo contrario ai cristiani nuovi e allo stesso tempo agli ebrei, accusati di voler convincere i “marrani” a tornare alla loro antica fede.

Solo a Siviglia e nei primi anni vennero condannati a morte più di 700 conversos, e alcune migliaia finirono in carcere. Fu il colpo definitivo ai familiari di quanti erano scampati alla morte accettando il Battesimo pochi decenni prima.

Gli eventi storici vanno giudicati nel contesto in cui si verificano e in base alla mentalità e alle forze sociali che ne sono protagoniste, e non avendo come unico punto di riferimento il nostro pensiero e il modo di agire attuale.

I Re Cattolici non provocarono l’odio e la persecuzione dei sefarditi. Ereditarono un tessuto sociale che non riuscirono a dominare. Presero misure per proteggerli che oggi ci sembrerebbero inadeguate, e non seppero mantenere l’equilibrio tra lo sviluppo della fede cattolica che desideravano e il fanatismo di molti dei loro sudditi.

Pressione popolare

La pressione popolare era tale che gli stessi ordini mendicanti, che avevano accolto i conversos, decisero di espellerli. Gli abitanti di Siviglia, Córdoba, Toledo, Barcellona…, assaltarono lejuderías con ansia assassina, e non i monarchi, che con una cecità storica smisurata si vogliono rendere responsabili di tutto quello che accadde in ogni paese.

Il 6 giugno 2014, il Consiglio dei Ministri spagnolo ha approvato il disegno di legge con cui si prevede di concedere la nazionalità ai discendenti degli ebrei che sono dovuti fuggire dalla Spagna nel XIV e XV secolo senza che rinuncino a quella che possiedono attualmente.

Ci sembra una questione di giustizia nei confronti dei sefarditi che hanno abbandonato la loro patria fuggendo da un contesto terribile. Generazione dopo generazione, hanno mantenuto la loro lingua – il castigliano antico o ladino – e i loro costumi, e desiderano avere la nazionalità spagnola. Sono eredi di Spagnoli espulsi a causa dell’intolleranza dei loro vicini e compatrioti.

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