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Il contributo “intellettuale” di santa Teresina (“Sul cammino delle Rose” 2/8) 

Saint Therese of Lisieux

Zvonimir Atletic | Shutterstock

Giovanni Marcotullio - pubblicato il 29/04/22

Thérèse Martin è stata proclamata “dottore della Chiesa” pur essendo morta giovanissima e senza un iter di studî teologici accademici. Perché? Mons. Roberto Repole illustra “Sul cammino delle Rose” questa specifica particolarità della giovane carmelitana.

Non è un segreto che Teresa di Lisieux sia «la santa preferita» di papa Francesco: lo ha ricordato più volte durante le interviste, ed è capitato che salisse sui voli papali con gli scritti della giovane carmelitana francese da leggere durante il viaggio. 

Che “la piccola Teresa” piaccia ai grandi pontefici del nostro tempo e ai successori degli apostoli non desta molto stupore: 

Teresa Martin […] – disse Giovanni Paolo II il 19 ottobre 1997 –, desiderava ardentemente di essere missionaria. E lo è stata, al punto da poter essere proclamata Patrona delle Missioni. Gesù stesso le mostrò in quale modo avrebbe potuto vivere tale vocazione: praticando in pienezza il comandamento dell’amore, si sarebbe immersa nel cuore stesso della missione della Chiesa, sostenendo con la forza misteriosa della preghiera e della comunione gli annunciatori del Vangelo. Ella realizzava così quanto è sottolineato dal Concilio Vaticano II, allorché insegna che la Chiesa è, per sua natura, missionaria (cfr Ad gentes, 2). Non solo coloro che scelgono la vita missionaria, ma tutti i battezzati, sono in qualche modo inviati ad gentes.

Per questo ho voluto scegliere l’odierna domenica missionaria per proclamare Dottore della Chiesa universale Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo: una donna, una giovane, una contemplativa.

Lo stesso Papa polacco, tuttavia, in quella medesima occasione volle affrontare di petto la singolare anomalia della scelta che lo aveva portato ad innalzare «nella considerazione dell’intera comunità cristiana ben al di là di quanto possa farlo un “titolo accademico”» una ragazza tanto giovane e per giunta priva di percorsi universitari: 

La strada da lei percorsa per raggiungere questo ideale di vita non è quella delle grandi imprese riservate a pochi, ma è invece una via alla portata di tutti, la “piccola via”, strada della confidenza e del totale affidamento alla grazia del Signore. Non è via da banalizzare, come se fosse meno impegnativa. Essa è in realtà esigente, come lo è sempre il Vangelo. Ma è via permeata di quel senso di fiducioso abbandono alla divina misericordia, che rende leggero anche il più arduo impegno dello spirito.

Per questa sua via, in cui tutto è sentito come “grazia”, per la centralità che assume in lei il rapporto con Cristo e la scelta dell’amore, per lo spazio che ella dà anche agli affetti e ai sentimenti nel cammino spirituale, Teresa di Lisieux è una santa che resta giovane, nonostante il passare degli anni, e si propone come singolare modello e guida nel cammino cristiano per questo nostro tempo che si affaccia sul terzo millennio.

Anche mons. Roberto Repole, arcivescovo eletto di Torino, si è espresso su questa linea in un breve video realizzato nell’àmbito del progetto “Sul cammino delle rose”: la gerarchia ecclesiastica ha riconosciuto con gioia il carisma di Teresa, dato nella Chiesa e per la Chiesa, ma pur essendo questo estremamente appetibile su larghi segmenti ecclesiali essa non ha voluto privarlo di un riconoscimento che lo nobilitasse anche sul piano dell’intelligenza della fede

Perché questo? Precisamente perché la sua dottrina, semplice e altissima, ha il pregio di ripristinare il giusto equilibrio fra Fides et Ratio

Ad una cultura razionalistica e troppo spesso permeata di materialismo pratico – diceva sempre Giovanni Paolo II in quell’ottobre del 1997 –, ella contrappone con semplicità disarmante la “piccola via” che, rifacendosi all’essenziale delle cose, conduce al segreto di ogni esistenza: la divina Carità che avvolge e permea ogni umana vicenda.


“Sul cammino delle Rose” è un progetto, portato avanti da dei video-maker indipendenti, che si propone la vasta missione di indagare su Thérèse di Lisieux soprattutto a partire dagli effetti che la sua persona – a dispetto della distanza storica e della stessa morte – continua ad esercitare nel mondo. 

Il progetto è stato finanziato quasi completamente dal basso (volendo, si può ancora partecipare): c’è in cantiere un film, preceduto e accompagnato da interviste alle persone più disparate (famose o no, credenti o no, religiose o no).

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