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Suor Alfonsina, diventata ingegnere per dare elettricità a scuole e ospedali

SISTER, ALPHONSINE, CIZA

Reuters | Youtube

Annalisa Teggi - pubblicato il 29/04/22

Ha studiato ed è riuscita a costruire un piccolo impianto idroelettrico per alimentare le opere del suo convento, scuole e una clinica. In Congo solo il 20% della popolazione ha accesso all'energia elettrica.

Suor Alphonsine, ingegnere col velo

Suor Alphonsine Ciza si è guadagnata l’attenzione del New York Times e dell’agenzia Reuters, pur vivendo in una città remota del Congo vicino al confine col Ruanda. Per sostenere le opere del convento in cui vive si è messa a studiare ed è diventata ingegnere meccanico.

Suor Alphonsine Ciza trascorre la maggior parte della sua giornata con stivali di gomma, velo bianco nascosto sotto il cappello di un costruttore, presidiando la micro centrale idroelettrica che ha costruito per superare i tagli quotidiani all’elettricità nella sua città di Miti, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo.

Lavora tutto il giorno con un team di suore e ingegneri, ingrassando macchinari e controllando i quadranti di un generatore che viene alimentato da un vicino serbatoio e illumina gratuitamente un convento, una chiesa, due scuole e una clinica.

Da Reuters

E luce fu

Che differenza c’è tra chi fa e chi è all’opera? La nostra frenesia ci porta a fare molto, a essere bulimici di azioni reattive, istintive. Siamo indaffarati più che operosi. Ci sembra che darci da fare significhi essere presenti e protagonisti del nostro tempo.

Riguardo a ciò il cristianesimo ha qualche dritta virtuosa da proporre, che osa uno sguardo controcorrente. Uso le parole di G. K. Chesterton per sintetizzare la cosa:

Si è generata nel nostro tempo la più singolare delle fantasie: la convinzione che quando le cose vanno molto male c’è bisogno di un uomo pragmatico. Ma sarebbe decisamente più realistico considerare che, quando le cose vanno proprio male, c’è bisogno di un uomo per nulla pragmatico. Senza dubbio c’è per lo meno bisogno di un teorico. L’uomo pragmatico è un uomo abituato alla mera quotidianità della pratica, a come le cose funzionano abitualmente. Quando le cose non funzionano, occorre avere un pensatore: l’uomo che possiede una qualche conoscenza sul perché funzionano. È sbagliato trastullarsi mentre Roma brucia, ma è molto giusto studiare le leggi dell’idraulica mentre Roma brucia.

Da Cosa c’è di sbagliato nel mondo
CONGO, BAMBINI, VOLTI

Suor Alphonsine si è resa conto che Roma bruciava, o meglio che la città di Midi in cui viveva era sempre al buio e senza elettricità. In Congo vivono circa 90 milioni di persone ed è uno Stato che ricava la maggior parte della sua elettricità da un sistema idroelettrico fatiscente e mal gestito, dirottando poi la maggior parte di quest’energia alle miniere o all’estero.

Dunque, per fare un esempio, nelle scuole affidate al convento di Suor Alphonsine un briciolo di elettricità arrivava … di notte, quando, ovviamente, gli studenti non c’erano. Che fare? Buttare un secchio d’acqua su un incendio dà solo l’impressione di fare qualcosa, e nel caso specifico andare avanti a candele e combustibile non bastava.

Come suggerisce Chesterton, Suor Alphonsine non ha fatto la pragmatica. Ha osato un’ipotesi più radicale, anche andando contro l’apparente buon senso di ‘fare presto’. Nel 2015 ha chiesto ai suoi superiori di poter studiare ingegneria e oggi, 7 anni dopo, esiste una micro centrale idroelettrica costruita da lei che alimenta il convento, le scuole e la clinica annesse.

Non ha tappato il buco alla svelta, ha costruito un’opera capace di rendere autonoma una comunità nei suoi bisogni essenziali, sostentamento, salute ed educazione.

Un progetto davvero ecologico

“Noi suore … non potevamo andare avanti così, perché dobbiamo fornire molti servizi”, ha detto Ciza, 55 anni, un misuratore di tensione portatile appeso al collo.

Da Reuters

Il velo sotto il casco protettivo, la mani sporche di grasso. Così racconta la sua storia, Suor Alphonsine ai media internazionali curiosi di capire che razza di vocazione sia la sua. Una suora non dovrebbe star chiusa in chiesa a pregare? O forse è proprio il rapporto che nasce dalla preghiera e dalla vita con le consorelle a spalancare una presenza sul mondo così fuori dagli schemi (dei predigiudizi umani) e così centrata con l’opera di Dio?

Suor Ciza era brava a riparare i guasti elettrici nel convento, con questo piccolo asso nella manica ha convinto i suoi superiori a permetterle di studiare ingegneria. E durante gli anni di studio ha messo in piedi una raccolta fondi per riuscire poi a costruire l’impianto idroelettrico che aveva in mente. Un micro impianto, dice lei, eppure sufficiente per i bisogni di chi è affidato al convento.

E nelle immagini girate dall’agenzia Reuters si vedono aule scolastiche in cui gli studenti hanno in dotazione PC, molto datati ai nostri occhi eppure funzionali. Si vedono anche dottori esaminare lastre e sale mediche perfettamente operative.

Se fossimo la redazione di una testata glamour saremmo in difficoltà nel decidere quale categoria spetta a questa notizia. Si tratta di energia pulita, dunque stiamo parlando di ecologia? Siamo di fronte a una donna che ha infranto certi stereotipi e ha avuto un’intraprendenza robusta, stiamo parlando di orgoglio femminista? I fatti si svolgono nell’Africa più povera, forse è una notizia di emergenza umanitaria?

Fortunatamente non dobbiamo scegliere, perché abbiamo un’ipotesi che tiene unito ciò che solo le etichette contemporanee percepiscono come separato.

Questa è la gigantesca eresia moderna: modificare l’anima umana per adattarla alle condizioni, invece di modificare le condizioni per adattarle all’anima umana.

Da Cosa c’è di sbagliato nel mondo

Chi ha a cuore l’anima e non le etichette, opera davvero. Tiene unita l’unicità della sua persona, la missione nella terra in cui è e lo sguardo sul Creato. È capace di rivoluzionare un mare di condizioni apparentemente avverse pur di preservare e custodire le anime che gli sono affidate. Diventa creativo, integralmente ecologico.

Vocazioni presenti

Bravissima questa suora, potremmo cadere nella tentazione di limitarci a dire così. A considerarla una storia meravigliosa di missione cristiana, da applaudire ma, in fondo, molto lontana dal nostro contesto.

Se invece proviamo a considererare i fattori in gioco, ci ritroviamo a guardare proprio il cortile di casa nostra. Sappiamo riconoscere le urgenze di quella fetta di terra che ci è affidata? Quale luce manca qui? L’azione di Suor Alphonsine è meno quella di vuole salvare il Terzo Mondo e più quella di chi prende sul serio la vocazione del suo presente (inteso come unità di luogo e volti e opere).

Roma brucia anche qui, e lo sappiamo bene, visto che ci piace indugiare molto sulle cose che vanno male. L’energia che sprechiamo nella lamentela è direttamente proporziale alla scarsa capacità di guardare il nostro recinto come luogo di missione. Vorremmo sempre cambiare il mondo, e sbraitiamo stando immobili. Un microimpianto idroelettrico è un simbolo perfetto, di una presenza operosa e a misura delle nostre forze.

La cifra davvero cristiana di questa storia non è la suora con il casco da ingegnere – un’eroina in una terra lontana e disperata. Piuttosto, ci mostra la capacità creativa che fiorisce in ogni contesto quando ci sono persone certe che Dio ha affidato loro un posto e un tempo, da trattare con lo sguardo di chi vede nella terra uno scalino verso il Paradiso.

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