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La famiglia migrante che sorride alla SLA: “La preghiera ti permette di sopportare qualsiasi croce”

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Violeta Tejera - pubblicato il 03/05/22

Angie, Leonardo e i loro tre figli hanno lasciato il Venezuela due anni fa e si sono stabiliti in Spagna. Lei ha la SLA. Ecco come affrontano la vita in una quotidianità per niente facile

La situazione politica e sociale del Venezuela ha portato Leonardo Bastos, sua moglie e i loro tre figli ad abbandonare il Paese. Angie Rincón era malata, e a lavoro Leonardo non aveva neanche il permesso di accompagnarla dal medico.

Due anni fa, dal giorno alla notte sono riusciti a lasciare il Paese e ad arrivare in Spagna. Due giorni dopo il loro arrivo è stato decretato il lockdown. Hanno trascorso i primi giorni in un ostello, poi hanno ricevuto l’aiuto della Croce Rossa.

Senza sapere cosa sarebbe stato di loro il giorno dopo né dove avrebbero dormito, hanno mantenuto la fede e la speranza senza perdere il sorriso. Non avevano niente, ma erano riusciti ad arrivare in un nuovo Paese per rifarsi una vita.

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Leonardo ha dovuto prendere un’altra volta la patente, e ha iniziato a lavorare svolgendo vari incarichi. Attualmente è autista. Presto sono riusciti a iscrivere i bambini a scuola, e hanno cominciato tutto da zero. Lo sguardo si concentrava nel frattempo su Angie. La sua malattia, la sclerosi laterale amiotrofica (SLA), continuava ad avanzare. Quando è arrivata in Spagna camminava e parlava, ma ora non riesce più a farlo. Si esprime attraverso un computer, un sistema di comunicazione digitale che riproduce ciò che vuole dire.

La preghiera, fonte di sostentamento

Angie è felice e grata a tutti coloro che li accompagnano e li aiutano donando cibo, tempo e compagnia. Come dice il marito Leonardo, “Dio è con noi e si manifesta attraverso ciascuna delle persone che ci si avvicinano”.

Li tiene in forze la preghiera, “quella preghiera che fa sì che, anche se la croce è pesante, riusciamo a portarla. I giorni grigi si colorano con la mano di Dio”. Ecco il loro modo di affrontare la vita.

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Vivere il presente

La famiglia insiste sul fatto di vivere giorno per giorno. Di vivere il presente. È quello che chiede la malattia.

“Spesso ricordiamo il passato o ci preoccupiamo per il futuro, ma esiste solo il presente. È tutto ciò che esiste. Ieri è già passato, e il domani lo conosce solo Dio”.

I figli, Gabriel, Jesús e Lucía, sorridono e si godono ogni momento, e aiutano e ispirano la madre. Angie si incarica dello studio dei bambini, aiutandoli e seguendoli anche se non si muove e non parla. Vuole che i suoi bambini abbiano una buona formazione e crescano in un ambiente idoneo.

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La malattia continua ad avanzare, e Leonardo non riesce a fare tutto da solo. Portare i bambini a scuola al mattino, occuparsi dei compiti domestici, cucinare, prendersi cura della moglie e andare a lavorare per mantenere la sua famiglia… Per questo, un anno fa, i suoi suoceri hanno lasciato il Venezuela e ora li aiutano. Il nonno porta i bambini a scuola, la nonna si prende cura di Angie quando Leonardo lavora.

Nonostante la difficile realtà, non perdono il sorriso e ringraziano per ogni gesto di aiuto. Poter condividere tutto con la figlia li rende felici, anche se sono lontani dalla loro patria.

Angie piange quando ci raccontano la loro storia. Fa scendere le lacrime sul volto e sospira – è il suo modo di comunicare. Sa che la sua malattia sta peggiorando, ma ha una grande spiritualità. La speranza e l’amore di Dio la mantengono in forze. Il suo sguardo trabocca tenerezza alla vista dei figli, e sorride quando la abbracciano. Come dice, accoglie tutto come una benedizione: “Dio sa più di noi, ed è il padrone del nostro tempo”.

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