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A Natuzza fu “assegnato” san Michele perché aveva “molte tentazioni”

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Natuzza Evolo di Paravati via Facebook - Archangel Michael Public Domain

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 23/05/22

Negli scritti, la mistica calabrese rivela chi era il suo angelo custode e i consigli che le dava nei momenti più bui

Aveva molte tentazioni come lei stessa ammetteva: così a Natuzza Evolo fu “assegnato” un potente angelo custode: san Michele. Lo rivela la mistica calabrese nei suoi scritti inediti, rilanciati in un capitolo del libro “Padre Arturo D’Onofrio devoto degli angeli” (edizioni LER) a cura dello studioso di angelologia Don Marcello Stanzione. 

La povertà di Natuzza

Una volta, a colloquio con un angelo, la Evolo sentendosi raccomandare di essere “sempre buona , umile e caritatevole”, chiese come avrebbe potuto fare la carità dal momento che lei e suo marito Pasquale non avevano neppure il danaro sufficiente per il proprio mantenimento. 

La risposta dell’angelo

La risposta, da lei rivelata come sprone all’amore verso Dio e verso il prossimo, fu, come un largo sorriso della creatura celeste: “E’ meglio essere povera di ricchezze terrene e non di animo e di fede; pregare per tutto il mondo è la migliore carità. Di a tutti i fedeli di Maria che preghino se vogliono che il Divin Re Salvatore dia soddisfazione ai loro cuori”. 

Il rimorso in punto di morte

A queste parole della prima metà degli anni Quaranta seguì un messaggio ancora più preciso affidato alla mistica circa vent’anni dopo da san Michele, il suo angelo custode: “Non vi è cosa più bella in questa Terra che amare Dio con tutto il cuore. E in punto di morte il più grande rimorso è di non essere santi. Minuto per minuto fare tutto per amore”.

Identità segreta

Anche i colloqui di Natuzza con il suo angelo custode, entità celeste alla quale la mistica si rivolgeva spesso pure per sostenere le persone bisognose e per chiedere spiegazioni, si intensificarono con gli anni. A lungo lei volle tenere segreta l’identità di questo speciale protettore celeste guida e assistente a un tempo, che in tanti modi diversi l’ha scortata e confortata nella sua difficile missione. 

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La rivelazione della mistica

Poi, avendo Gesù stesso nominato lui, il suo angelo, in un messaggio affidatole nella Quaresima del 1996 perché fosse rese noto, Natuzza non si oppose più a divulgarne il nome: era l’Arcangelo Michele, secondo la tradizione biblica, santo principe dei cherubini a capo della milizia celeste che sconfisse le forze del male. Ma a chi colse in questa “presenza” accanto a lei un segno di privilegio o distinzione, la Evolo con umiltà spiegò: “È perché io ho molte tentazioni”. 

Parole semplici, le più modeste possibili, per dire che se da un lato c’era l’Arcangelo Michele a proteggerla, dall’altro Natuzza aveva più volte visite – quando non subiva aggressioni violente sul piano fisico, con tanto di fratture e ferite – da parte del demonio.

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