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Alcuni consigli per single (che non vogliono restare tali) 

COUPLE

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Mathilde De Robien - pubblicato il 06/06/22

Alle volte basta un’idea o un trucchetto da nulla perché una vita, o eventualmente anche due, carambolino: ecco qualche suggerimento di ordine pratico, psicologico e spirituale, per mettere in regola le proprie carte e disporsi al “grande incontro”.

«Io sono responsabile di ciò che non sono stato», disse Bernanos sul letto di morte. Una parola dura, esigente, che pone l’uomo di fronte alle proprie responsabilità in qualità di interprete della propria vita. 

Una parola che può urtare molti singles, che di non aver incontrato l’amore soffrono, dal momento che l’hanno talvolta ardentemente desiderato. Come se uno avesse un qualsivoglia potere sulla vita amorosa! 

Se il giudizio di Bernanos resta severo da più punti di vista, esso apre però anche una via: se una persona non è interamente responsabile del proprio essere single, lo è però nel fatto di andare incontro agli altri, di ricercare l’amicizia, la condivisione, l’amore. Una grande sfida, per la quale Aleteia vuole offrirvi qualche spunto. 

1Essere in pace con sé stessi

È difficile pensare a un “noi”, se non è in pace l’“io”. Immaginare una relazione amorosa durevole suppone, a priori, che si sia in pace e in verità con sé stessi, che uno abbia «spicciato le proprie stoviglie», come ama dire padre Nicolas Rousselot, gesuita e cappellano all’École Polytechnique, nonché animatore di sessioni di discernimento: «Non si può incontrare qualcuno – sottolinea – se non si è in pace con la propria persona, con la propria storia, col proprio passato». Ciò suppone che si faccia o si sia fatto un lavoro su di sé: che si parli, si perdoni e/o si chieda perdono. 

Essere in pace con sé stessi significa anche saper abitare la propria solitudine. La solitudine, assunta, permette di aprirsi al vero amore, quello in cui l’altro non è un oggetto né una stampella. Una relazione amorosa si ritrova falsata se si basa sulla fuga della solitudine. Padre Denis Sonet metteva in guardia contro il “coppismo”, il bisogno di stare con qualcuno per la paura di restare soli. Una coppia adulta, diceva, raccoglie due esseri che potrebbero benissimo vivere da soli, ma che troverebbero povero non condividere le proprie ricchezze. «Se fuggo la mia solitudine – riassume padre Nicolas Rousselot –, è perché non riesco ad abitare la mia persona, la mia storia. E finché non ci riesco l’incontro non avverrà». 

2Fornirsi dei mezzi per fare degli incontri

Non si incontra nessuno, restando seduti in poltrona. A chi pretende di lasciare alla “Provvidenza” il compito di trovar loro un marito o una moglie, padre Pascal Die, medico nonché dottore in Filosofia e in Teologia, risponde: 

Bando alle fughe spiritualistiche del tipo “Io mi occupo del Signore, lui mi troverà un marito [o una moglie]”. Se foste disoccupati che fareste? Vi mettereste attivamente alla ricerca di un lavoro. L’abbandono alla Provvidenza non è un abbandono delle proprie responsabilità. 

E poi cita la Didachè, scritto cristiano del I secolo: 

Quel che puoi, lo fai. Quel che non puoi, lo affidi alla misericordia di Dio. 

Ora, provocare occasioni di incontri è decisamente nelle corde di ogni essere umano normodotato. È nell’ordine delle cose che si accettino gli inviti e si organizzino uscite o vacanze tra single, aperte ad amici di amici per incontrare gente nuova. Lo stesso dicasi in merito al fare un giro tra i gruppi parrocchiali, anche se magari l’idea non vi aveva mai sfiorato la mente, oppure andare al matrimonio di quell’amica anche se non la vedete da anni e anni. Magari è il momento di iscriversi a tennis, a equitazione… di diventare volontarî in qualche associazione, oppure di andare a incontri dedicati ai single. La nozione di gruppo è importante. Per padre Nicolas Rousselot, non dirigersi subito verso una relazione esclusiva ma al contrario conoscersi all’interno di un gruppo è una cosa buona: 

Nel faccia a faccia modifico il mio modo di essere per conformarmi a quello che l’altro si attende da me. In gruppo ci si controlla di meno, c’è più libertà, è tutto più naturale, e siamo più vicini alla verità di noi stessi. 

Fare qualcosa in comune è il miglior modo per aumentare le probabilità di incontrare qualcuno. Nel corso di un’escursione, di un pellegrinaggio, o durante attività di volontariato, si realizza insieme un’opera, ed è «in quei momenti che si vede il volto più bello dell’altro – la persona emerge», spiega il cappellano del Politecnico.

3Assumersi dei rischi

Feriti da precedenti fallimenti amorosi, alcuni hanno paura di impegnarsi nuovamente. Paura di soffrire ancora, di essere delusi, di lasciare la comfort-zone per andare verso l’ignoto. Paure legittime, ma che minano la libertà o, in ogni caso, ne dànno un’idea falsata. 

Una relazione amorosa suppone un impegno, e ogni impegno è un’assunzione di rischio. Padre Pierre-Marie Castaignos, della congregazione dei Servitori di Gesù e di Maria nell’abbazia di Ourscamp, specialista della preparazione al matrimonio, addita la grande tentazione del single: tenersi aperto l’in(de)finito ventaglio delle possibilità. E fa l’esempio di una rotonda con mille uscite: 

Uno si esalta delle innumerevoli possibilità offerte e vede l’impegno come una frustrazione che ne chiude molte. 

Senza impegno, invece, tutte le strade restano aperte. Come superare il panico dell’impegno? Una delle chiavi sta nella fiducia – dice: essere convinti che non ci si impegna perché si è sicuri di arrivare, bensì per arrivare. 

Assumersi dei rischi significa anche osare fare il primo passo, svelare i propri sentimenti. Il rischio qui è quello di ricevere un due di picche, ma padre Sonet è altrettanto diretto: «Inutile farne una malattia». Significa poi allargare un poco il proprio campo di investigazione e non andare alla ricerca dell’anima gemella, copia conforme di quanto ci eravamo immaginati. Padre Castaignos invita a lasciarsi sorprendere dall’ignoto, dalla differenza, a liberarsi dalle aspettative dei genitori, talvolta tanto pesanti da paralizzare ogni slancio. In tutti i campi, la tendenza attuale è a minimizzare i rischio: «Minimizzando i rischi, però – fa osservare il frate di Ourscamp –, si minimizzano anche le possibilità di incontro». 

4Superare le paure e imparare a comunicare

Una cosa è partecipare a una riunione di bei single, un’altra è saper stabilire una relazione. Sarebbe un peccato lasciarsi scappare la donna della propria vita per la semplice ragione che non osate rivolgerle la parola! Saper ascoltare è certamente cosa lodevole, ma è auspicabile pure – per comunicare con l’altro – che si sappia parlare, che ci si sappia confidare, che si dia un po’ di sé stessi. Padre Denis Sonet, grande specialista di questioni amorose, scriveva: 

È impossibile stare di fronte a qualcuno che non dà nulla di sé. Il suo interlocutore arriva a questa invariabile constatazione: «Ma parla di te… In fondo, io non ti conosco! Io non so niente della tua vita». 

Si può trattare di timidezza, ma spesso è la paura di deludere o di rivelare i propri sentimenti personali. Eppure, assicura il prete, «la condivisione sincera dei sentimenti, positivi e negativi, può far vibrare i cuori». 

Un’attitudine che suppone che si superino coraggiosamente le proprie paure: 

Forse giudicato, criticato, incompreso – analizza il francescano nonché scrittore Michel Hubaut –, preso dalla paura che l’altro recepisca di me un’immagine sgradevole, dal timore di essere rimesso in discussione, di dover cambiare, di essere dominato, manipolato, sedotto e abbandonato… Ecco, chi non supera queste paure non comunicherà mai. 

La parola è estremamente importante, anche se nel nostro stile di vita odierno si va veloci verso la relazione intima, analizza padre Rousselot. La relazione, nella sua esigenza di parola, di progetto, viene per prima. «Se si mette il piacere prima della relazione, la cosa non dura». 

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[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio] 

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