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Gesù ci insegna a vivere l’oggi, l’unico tempo in cui la vita accade

MANO CHE TOCCA ERBA

zhukovvvlad|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 17/06/22

Siamo tutti più o meno tentati di pre-occuparci mentre il Signore ci educa ad occuparci del presente e a vivere nella gratitudine.

Vangelo di Sabato 18 Giugno

Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona.
Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.  Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.

(Matteo 6,24-34)

“Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? ”

Sembrano così ovvie le parole di Gesù del Vangelo di oggi che ci sentiamo un po’ stupidi a vivere diversamente. Ma in realtà il verbo esistenziale più diffuso e popolare tra di noi è il verbo “preoccuparsi”.

Chi si pre-occupa è uno che vive sempre un passo in avanti rispetto la vita e quindi non ha tempo di gustare la vita. Chi si pre-occupa è uno che vive con l’ansiadi cosa dovrà accadere e non con la gratitudine di ciò che accade.

Dovremmo imparare un po’ tutti a “occuparci” e a non a “preoccuparci”. Dovremmo tornare tutti un po’ alla realtà e al presente. Chi si preoccupa non vede più il volto della moglie o del marito, dei figli o degli amici, del cielo azzurro o della splendente pioggia d’estate. Chi si preoccupa vede solo problemi da risolvere e non cose per cui comunque arrivare a sera grati. Chi si preoccupa non ha tempo di sorridere perché “la vita è una cosa seria”.

E’ così seria che ci sono giorni in cui uno si domanda se poi valga davvero la pena vivere così. Ha ragione allora Gesù a ricordarci una cosa semplice:

“Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena”.

E ogni giorno ha la sua grazia.

E la memoria della grazia consiste in una constatazione molto realistica: la maggior parte di ciò che conta dentro la nostra vita lo riceviamo in una maniera silenziosa, come i gesti discreti di Qualcuno che si occupa di noi allo stesso modo di come si occupa di rivestire di bellezza un fiore e di rendere possibile il volo e il canto di un uccello nel cielo.

“Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede?”.

Appunto, il problema è la nostra poca fede/fiducia nel fatto che sia realmente così.

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