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5 modi in cui la liturgia ti dirà chi sei

NEW YORK,PROCESSION,LITTLE ITALY

Jeffrey Bruno | Aleteia

Tom Hoopes - pubblicato il 21/06/22

Fin dalle nostre origini, mostrano nuove prove, il rituale ci ha distinti dagli altri animali

È triste vedere i nostri periodi liturgici speciali sfumare. Per sei mesi dell’anno abbiamo l’Avvento, poi il Natale, una breve pausa, poi la Quaresima, Pasqua e Pentecoste. Quella del Sacro Cuore è l’ultima “festa mobile” la cui data dipende dalla Pasqua.

Anche nel Tempo Ordinario, però, la liturgia ci rende quello che siamo. Questo perché fin dall’inizio dell’umanità, il rituale è quello che ci ha uniti in legami di fiducia rivolti a Dio.

La liturgia ci chiama, ci collega, ci sfida, ci approfondisce e ci definisce. Permettetemi di spiegare brevemente ciascuno di questi aspetti.

In primo luogo, la liturgia ci chiama.

Fin dagli albori dell’umanità, il rituale ci ha riuniti.

Matt Rossano, psicologo della Southeaster Louisiana University, ha condiviso importanti prove antropologiche che suggeriscono una nuova risposta alla domanda: “In cosa si differenziano gli esseri umani?”

Fin dai nostri primi giorni, sottolinea Rossano, il rituale ci ha distinti dagli altri animali. Lo psicologo lo riscontra soprattutto nelle dimostrazioni dell’attenzione cara ed estesa data alla sepoltura dei defunti, nell’attività rituale nelle grotte e in prove come il Wadi Faynan della Giordania, un anfiteatro di 11.000 anni fa la cui costruzione è stata una vera impresa. Questa cattedrale preistorica è più antica di qualsiasi civiltà abbiamo trovato – e anche dell’agricoltura stanziale.

Rossano ritiene che la capacità umana di cooperare sia quello che ci ha resi la specie dominante sulla Terra, e sembra che una sensibilità religiosa – una chiamata a fare i conti Dio – sia alla base dei primi esempi di cooperazione.

In secondo luogo, la liturgia ci collega: i rituali ci impegnano gli uni con gli altri.

Rossano usa la marcia militare come esempio del potere del rituale. Gli eserciti non marciano più come strategia di battaglia, ma i soldati si esercitano ancora molto nella marcia, perché marciare insieme – o, sembra, qualsiasi movimento sincronizzato – lega profondamente le persone. Magari non marciano più in battaglia, ma i soldati che hanno marciato insieme saranno più coraggiosi e avranno un maggiore senso di squadra di quelli che non lo hanno fatto.

I rituali fanno lo stesso per la gente oggi, dalla Papua Nuova Guinea alle processioni del Corpus Domini.

Terzo: la liturgia ci sfida.

Molte forme popolari di comportamento religioso sembrano voler servire i sogni e i desideri degli esseri umani. L’astrologia promette predizioni, lo yoga promette relax, la wicca un potere soprannaturale sugli altri.

La liturgia centrata su Dio fa qualcosa di molto diverso. “Il teocentrismo radicale della liturgia ci tira fuori dal nostro innato egocentrismo”, ha scritto il vescovo Robert Barron. “Una persona orgogliosa e concupiscente apprezzerà le cose solo nella misura in cui servono i suoi obiettivi, ma la liturgia ci costringe ad aprire la nostra mente alle dimensioni morali e spirituali della vita, per poi aprire il cuore per ascoltare la voce di Dio”.

La voce autentica di Dio non ci serve, ma ci sfida, dalla richiesta di Gesù di pentirci a quando a Messa ci viene detto “Glorificate il Signore con la vostra vita, andate in pace”.

Quarto, la liturgia approfondisce la nostra personalità.

Le parole del vescovo Barron che ho citato sono tratte dalla sua introduzione a una nuova ristampa di Liturgia e Personalità, di Dietrich von Hildebrand. Quell’opera del 1932 ha avuto una grande influenza sui padri del Concilio Vaticano II e sul pensiero liturgico del cardinale Joseph Ratzinger.

Nel testo, Hildebrand dice che la liturgia incarna la fede in ciascuno di noi.

“La liturgia è fede compiuta, fede vissuta”, ha affermato. Nella liturgia, “la fede penetra in ogni poro del nostro essere, in cui respiriamo l’aria soprannaturale. Ci porta alla realtà ultima che nel santo Sacrificio della Messa e nei sacramenti riusciamo perfino a toccare a livello ontologico”.

Quinto, la liturgia definisce la nostra vita.

Unite tutto questo e otterrete una grande forza nella nostra vita.

La liturgia ci chiama a Dio, ci collega gli uni agli altri, ci sfida a cambiare e ci approfondisce.

Al di sopra di tutto, ci dice chi siamo, in Cristo.

“Nessuno di noi è così tanto se stesso, né la Chiesa è così tanto se stessa o l’universo e la storia sono così esaltati nella speranza della gloria che quando viene celebrata la liturgia”, ha affermato padre Jean Corbon, l’autore principale della sezione del Catechismo della Chiesa Cattolica dedicata alla preghiera. “La liturgia viene celebrata in certi momenti ma vissuta in ogni momento”.

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