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Yoga: quando si passa dall’esercizio alla spiritualità

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Luis Santamaría del Río - pubblicato il 23/06/22

La Giornata Internazionale dello Yoga rappresenta una grande piattaforma di diffusione di questa pratica. Ma fino a dove possono praticarlo le persone che seguono altre religioni?

Il 21 giugno si è celebrata la Giornata Internazionale dello Yoga, un evento proposto dall’ONU e che avanza a passi da gigante a livello internazionale. I media mostrano in questi giorni come migliaia di località, dalle grandi città ai paesini, organizzino attività che ruotano intorno allo yoga, in genere per avvicinare questa pratica orientale a tutta la popolazione.

In un altro articolo pubblicato su Aleteia abbiamo messo in guardia sull’uso che varie sette e gruppi del contesto New Age stanno facendo dello yoga per fare proselitismo. Quanto detto resta attuale, ma non entreremo nell’argomento, né nella questione della compatibilità con la fede cristiana. Prenderemo invece come riferimento reportages e interviste pubblicati in occasione della Giornata Internazionale dello Yoga, chiedendoci se è solo un esercizio fisico o è una spiritualità.

Nel suo messaggio per la Giornata Internazionale dello Yoga del 2016, il Segretario Generale dell’ONU, Ban Ki-moon, affermava che “la parola ‘yoga’ deriva dal sanscrito e significa unione, o connessione, simboleggiando l’unione del corpo e della mente”. È vero, yoga significa unione, ma l’unione di tutto, non solo dell’aspetto fisico e psichico nell’uomo. È anche la fusione di umano e divino.

Una seconda lettura del suo messaggio ci fa rendere conto del fatto che questo rappresentante mondiale non voleva nascondere la parte «religiosa» del tema, visto che le prime parole del suo scritto erano queste: “Lo yoga è un’antica disciplina fisica, mentale e spirituale che ha avuto origine in India e ora si pratica in varie forme in tutto il mondo”.

Cosa dice un’inchiesta recente

E questo non si verifica solo nella teoria, perché l’esperienza delle persone che praticano lo yoga indica che si tratta di qualcosa di più di un semplice esercizio. Nel numero di giugno 2016 delJournal of Health Psychology apparive un articolo interessante, in cui vari ricercatori dell’Università del Connecticut (Stati Uniti) affrontavano le ragioni per cui la gente si iniziava allo yoga e ne manteneva poi la pratica.

In un’inchiesta a livello nazionale, gli autori hanno analizzato 360 studenti di yoga e 156 maestri. Entrambe le classi avevano partecipato ad almeno cinque sessioni di yoga negli ultimi tre mesi. A tutti, uomini e donne, è stata posta una doppia domanda: perché avevano iniziato a praticare yoga e se le loro motivazioni erano cambiate nel tempo.

I ricercatori hanno concluso circa l’inizio dello yoga che “sia gli studenti che i maestri hanno adottato la pratica dello yoga in primo luogo per fare esercizio e ridurre lo stress, anche se hanno segnalato molte altre ragioni, che includono la flessibilità, il tornare in forma e ridurre depressione o ansia”.

Se si passa al motivo per cui si continua a praticarlo, “più del 62% degli allievi e l’85% dei maestri hanno reso noto che avevano cambiato la loro motivazione primaria per praticare o che avevano scoperto altre ragioni; per entrambi, la ragione primaria che era cambiata di più era la spiritualità”.

La conclusione, allora, è che “i risultati suggeriscono che la maggior parte della gente si inizia alla pratica dello yoga per fare esercizio e ridurre lo stress, ma per molti la spiritualità diventa la ragione principale per mantenere questa pratica”.

Testimonianze da tutto il mondo

Analizzare i mezzi di comunicazione ci fa vedere che in occasione della Giornata Internazionale dello Yoga non si pubblicizzano solo programmi di attività – che a volte vanno molto al di là della semplice pratica dello yoga stesso –, ma si approfitta anche di questa occasione per fungere da altoparlanti dei maestri che diffondono lo yoga come un esercizio spirituale che pretende di abbracciare la totalità della persona.

Accade questo, ad esempio, con María del Carmen Palomo, maestra di yoga in Venezuela ed El Salvador e fondatrice di vari centri, che in un’intervista ha voluto far capire molto chiaramente che “questo non ha nulla a che vedere con la religione, non fa parte di una di esse, è semplicemente l’unione del corpo e della mente attraverso la respirazione”. Poco dopo, però, afferma che questa pratica “mi manca moltissimo. Il giorno in cui non lo faccio non finisce il mondo, ma lo yoga mi riempie di energia, di tranquillità e di serenità”.

Aspetto spirituale

In Argentina, la maestra Amrit Dev Kaur, esperta di «kundalini yoga», spiega così il suo aspetto personale: “Il turbante rappresenta voti profondi che prendiamo per il fatto di essere persone che guidano la nostra comunità. Il bianco aiuta i risultati della meditazione che facciamo, aumenta l’aura e il campo elettromagnetico”.

Questa guru dice che l’obiettivo dello yoga, che si pratica lavorando sul tempio che è il corpo, è “unirci all’Uno, alla divinità”. Anche se insiste nel dire che lo “yoga non è una religione”, afferma poi che “può aiutare a collegare in un cammino personale verso questa divinità, a collegare con l’anima”.

Andando al di là dell’aspetto dottrinale, indica che “abbiamo un destino, e in ogni incarnazione abbiamo la possibilità di giungere a questo destino. Lo yoga è essere uniti all’infinito, letteralmente essere illuminati”.

In Spagna, l’organizzatrice della Giornata Internazionale dello Yoga a Barcellona, Verónica Noli, ha confessato in un’intervista che lo yogui (praticante dello yoga) è la persona che decide “di condurre uno stile di vita determinato, che è più che fare esercizio fisico. È rispettare un codice etico di comportamento come non fare danno a nessuno, e in questo rientra il fatto di essere vegetariani o vegani. Se praticate la parte fisica dello yoga e poi assumete alcool o fumate, agite contro i valori della disciplina”. È chiaro che si tratta di più di semplice ginnastica.

Religione senza religione

Le acrobazie linguistiche della pubblicità della Giornata Internazionale dello Yoga, che compie ogni sforzo per convincere anche il più scettico che si tratta di qualcosa meramente fisico, o almeno di “spirituale, ma non religioso”, com’è moda dire ora, non evitano che sfuggano affermazioni come quelle che abbiamo riportato.

Le notizie più comuni e la propaganda delle attività di questi giorni ci offrono molti esempi: si parla di rituali, celebrazioni piene di simbolismi al di là della questione fisica, saluti al sole che potenziano il flusso di energia e la connessione tra tutti i partecipanti, numeri determinati (mistici) di esercizi o posture, catene di preghiera e cerimonie vediche, formazione sulla medicina ayurvedica, conferenze su reincarnazione e karma, riti induisti, laboratori reiki, guarigione dell’anima, elevazione della vibrazione di una città per proiettarla a tutto il pianeta… perfino di sessioni di abbracci agli alberi.

Per concludere, teoricamente è chiaro che è possibile uno yoga privo di qualsiasi elemento di cosmovisione, filosofia o spiritualità orientale, praticabile da chiunque, qualunque siano le sue convinzioni. In realtà, però, come abbiamo visto, sembra dimostrare che è sempre più difficile.

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