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In che modo Dio ci viene incontro nell’altro?

CROCE MANO APERTA

Freedom Studio | Shutterstock

padre Renato Zilio - pubblicato il 04/07/22

Si sente spesso dire che nel volto del povero o dello straniero che si fa incontro a noi risplende il volto stesso di Cristo. Che cosa significa?

Dio ama nascondersi e rivelarsi nel povero, nel tossico-dipendente, nel giovane di strada.

Don Benzi, il prete di Forlì che operava con un carisma particolare nel mondo della povertà e dell’emarginazione, consigliava a tutti la sua ricetta per vivere: “Se vuoi stare in piedi, devi stare in ginocchio”. Per lui incontrare Dio era l’incontro con l’altro, il povero, il tossico-dipendente, i giovani di strada… Ed era un esercizio di apertura agli altri paziente e misericordioso. Amare gratuitamente l’altro diventava in lui la qualità più bella di Dio. Con questa, come per tanti cristiani nel mondo, ci si mette in sintonia, anzi in sinergia con Dio stesso. Lo si incontra. Incontrando l’altro e la sua povera umanità. È là, infatti, che Dio ama nascondersi e là anche, paradossalmente, preferisce rivelare una presenza.

Anche nell’alterità della preghiera, che è rilettura nella nostra vita di tanti incontri vissuti con Lui.

L’incontro avviene anche attraverso la nostra preghiera. Con essa si incontra il Signore, Colui che passa nella nostra vita di ogni giorno, bussa alla nostra porta, ma peccato che spesso… non siamo in casa! Nella preghiera Lo si contempla. Calmamente, così, come appare nella Bibbia, visto solo… di spalle. Il suo volto, in verità, sarà possibile ammirarlo solo nell’aldilà e sarà la gioia più grande per un essere umano. Per cui, ripeteva convinto don Benzi che se ne è andato cinque anni fa: “Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente dirà: è morto. In realtà è una bugia… Appena chiudo gli occhi mi apro all’infinito di Dio”.
La natura può “ispirare” una presenza e un contatto con Dio o la nostra stessa natura.

La natura può riservare una maniera di incontro con Dio. Nella calma, nel silenzio o nella tranquillità esistono dei “luoghi dell’anima,” dove è possibile ritrovare se stessi. E nel più profondo di noi, come ricorda sant’Agostino, poter percepire il respiro di Dio, la sua voce. Immersi nella natura tra l’odore delle foglie bagnate, il cinguettio degli uccelli, lontani dal traffico della città, dal proprio smartphone ci sono dei luoghi dove è possibile meditare, ascoltare e contemplare. Uscire da noi stessi. Incontrare l’Altro, per il quale ogni cosa, ogni essere, che ci circonda esiste e sussiste. È Colui che fa vivere.

Perfino la nostra povertà, la nostra ricerca interiore può diventare un incontro con Dio. Ce lo ricorda il Sinodo dei vescovi, appena concluso. “Non c’è uomo o donna che, nella sua vita, non si ritrovi come la donna di Samaria accanto a un pozzo con un’anfora vuota, nella speranza di trovare l’esaudimento del desiderio più profondo del cuore. Quello che solo può dare significato pieno all’esistenza”. Dalla nostra povertà, così, si arriva a una certa presenza di Dio. Un lungo cammino di ricerca. L’altro, in fondo, siamo noi.

Lo straniero, l’ospite è considerato da varie religioni un messaggero di Dio.

Anche lo straniero, un altro essere umano differente da me, diventa misteriosamente un invito all’incontro con Dio. L’altro, che è minoranza e appartiene a un altro mondo di valori, è sempre un suo segno misterioso. La sua alterità si fa eco dell’alterità di Dio stesso, Colui che non sta al centro, ma alla frontiera del mondo dell’uomo. “È come l’oceano che si ritira, lasciando emergere la terra”, suggeriva Höederlin. La frontiera, infatti, è luogo teologico, che relativizza le costruzioni dell’essere umano, l’assoluto delle sue conquiste, la centralità del suo mondo, come anche il suo segreto senso di onnipotenza. È il luogo per eccellenza dell’incontro e del confronto, dell’autonomia e della simbiosi, dell’identità e dell’alterità che si danno appuntamento. Dove riuscire a scoprire nell’altro un dono, forse un fratello, anche se con un profilo diverso, una fisionomia differente. Contemplare tutto questo è intravedere il medesimo e sempre nuovo volto di Dio. Colui che ti libera da te stesso. Il Dio dell’incontro. Colui che ti attende ad ogni frontiera.

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