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Morto don Pietro Sigurani, parroco dei poveri

Don Pietro Sigurani il parroco dei poveri romani

Antoine Mekary | ALETEIA

Lucandrea Massaro - pubblicato il 04/07/22

Tornato alla casa del Padre il sacerdote 86enne che Aleteia aveva aiutato nella sua missione di sostegno ai poveri della città di Roma

Lo avevamo incontrato nella “sua” Basilica di Sant’Eustachio, di cui è stato rettore fino al 2021, appena due settimane fa, in una giornata calda ma non torrida come le ultime che hanno trasformato la Città Eterna in una succursale del Monte Fato. Il cielo terso fuori, la frescura della splendida chiesa dell’VIII secolo incuneata tra i palazzi che circondano il Pantheon e a pochi passi dal Senato. Lì don Pietro ci aspettava, una piccola delegazione che portava un piccolo contributo. Don Pietro era contento di quella collaborazione tra Aleteia e la sua associazione “Nè oro né argento“, perché lui credeva tanto nella carità, lui che non ha mai voluto soldi pubblici per le sue opere, faceva tutto con le sole offerte, ricorda il Corriere della Sera, «Mi fido della Provvidenza, non della previdenza. Dio sa di cosa abbiamo bisogno e interviene, sempre».

Ci aveva accolto col sorriso, ma il viso era stanco e la sensazione che sarebbe stato un ultimo saluto l’ho avuta fin dall’inizio, ma lo sguardo vigile e l’occhio sereno facevano intendere che don Pietro non temeva la morte, perché lui ha sempre abbracciato la vita e le vite delle centinaia di poveri con cui scambiava giornalmente una parola, a cui dava un sorriso assieme al piatto di pasta, lui mi disse al primo incontro: «noi qui diamo tutto, dal primo al dolce, tutti i giorni. E’ importante. Perché la pasta sfama la pancia, ma il dolce sfama il cuore», una frase tutt’altro che banale, tutt’altro che melensa, la sintesi di una vita: sfamare il cuore delle persone, specie di chi è stato buttato giù dalla vita.

La vita di don Pietro

Prima di arrivare a Sant’Eustachio, ricorda Roma Sette, era stato parroco della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo, in via Gallia, per 37 anni, dal 1975 al 2012, e anche lì aveva fatto costruire la “Domus caritatis”, con una mensa da 90 posti che serviva la cena il lunedì e il venerdì e la colazione il mercoledì e il giovedì, proprio sotto alla chiesa, perché «tutto deve partire dalla mensa eucaristica»; un dormitorio con 20 letti; uno studio medico con macchinari per le malattie cardiovascolari; servizi doccia e vestiario. A disposizione anche un centro di ascolto, con la consulenza di un avvocato. Dal 1998 al 2010 è stato anche incaricato dell’Ufficio per la pastorale delle migrazioni della diocesi di Roma. Nel 2012 poi la nomina alla guida della basilica di Sant’Eustachio in Campo Marzio.

«All’inizio mi sentivo un benefattore perché davo da mangiare, poi i poveri mi hanno convertito – spiegava a Famiglia Cristiana: «Mi hanno insegnato che o si serve con cuore gratuito o non serve a niente. Se gli offro un piatto di pasta, il povero deve avvertire − dal modo in cui glielo porgo − che gli sto dando me stessoE se vuole un caffè, perché non andare a prenderlo insieme, scambiando qualche parola? Serve un salto di qualità nella carità, mettendo al centro la persona. Fare la carità significa offrire un servizio che restituisca dignità alla persona. Se io ammasso i poveri in stanzoni senza docce o con bagni insufficienti, li tratto secondo dignità? Abbiamo tanti locali… perché non creiamo tante strutture, ma più piccole, a misura d’uomo, dove si può ricreare la persona? Il traguardo più difficile è che ogni povero riconosca la sua stessa dignità. Non dobbiamo fare dei giardini zoologici dei poveri, ma far sì che tornino a prendersi cura di sé e, dove possibile, a inserirsi di nuovo con gli altri».

Tv2000, in occasione della scomparsa di don Pietro Sigurani, ex rettore della chiesa di Sant’Eustachio in Campo Marzo a Roma, trasmette stasera alle ore 22.45 il documentario ‘Senza nulla verso Cristo’. Protagonisti Valerio, Egidio, Giorgio tre dei senza fissa dimora che don Pietro accoglieva ogni giorno alla sua mensa e che ha accompagnato nel viaggio che li ha portati in pellegrinaggio alla Sindone. Tra giornate passate per strade e notti risolte tra stazioni e parcheggi il documentario di Gabriele Camelo rivela le loro storie, svela le loro vite e racconta le ore e le emozioni di quell’incontro con l’immagine di un Cristo povero tra i poveri.

I funerali, rende noto il Vicariato, si svolgeranno mercoledì 6 luglio alle 18.30 nella chiesa di Sant’Andrea della Valle. Ad accoglierlo in Paradiso, ne siamo certi, ci penseranno i moltissimi poveri che ha aiutato in tutta la sua vita.

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