Una riflessione dello psicoanalista Massimo Recalcati. La presenza del fratello è un'intrusione, sgretola l'idea di essere figli unici, cioè di 'essere e avere tutto'. E proprio abitando la fatica di riconoscere la presenza altrui si disintegra l'illusione dell'onnipotenza tipica della violenza.
Fratelli coltelli
Secondo un certo pacifismo esibito in cortei e slogan, siamo tutti fratelli. Non lo s’intende letteralmente, ma solo con la vaga idea che gli uomini siano simili, e dunque la guerra è sbagliata e dunque la violenza va condannata.
Se prendessimo alla lettera quel siamo tutti fratelli, o meglio se applicassimo alla frase un sano senso di realtà, ci verrebbero in mente scene più quotidiane e meno zuccherose: ci sono liti familiari tra fratelli che s’incancreniscono per decenni, c’è la regressione infantile del bambino a cui nasce un fratellino o una sorellina. Il legame di sangue parla una lingua opposta al facile volemose bene. Eppure è proprio piantato lì, nel mistero dell’essere figli dello stesso Padre, il seme della pace. Che non è una capacità personale, uno sforzo verso i buoni sentimenti; è invece il riconoscimento umile e anche ferito di un limite che diventa occasione di incontro, passando per un lutto profondo.
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Quest’ipotesi non scontata di fratellanza è stata al centro di un intervento fatto dallo psicanalista Massimo Recalcati lo scorso giugno, nell’ambito dell’evento La Repubblica delle idee. In questo tempo che ci vede attraversati dal doppio trauma di una lunga pandemia e di una guerra in seno all’Europa, Recalcati pesca a piene mani nella tradizione ebraica e offre l’interpretazione psicanalitica di nodi umani a cui noi cristiani possiamo aggiungere il tassello decisivo della buona notizia del Vangelo.
La definizione di etica data da un grande filosofo, Gilles Deleuze, è non canonica, non comune. Etica significa ‘essere all’altezza di ciò che ci accade’. È una definizione che dovremmo prendere sul serio. Che cosa significa in questo tempo, nel tempo di un doppio trauma (la pandemia e la guerra nel cuore dell’Europa), essere all’altezza di ciò che ci accade? La mia proposta […] è che un modo per essere all’altezza di ciò che ci accade è la fratellanza, ripensare in modo non retorico la fratellanza.