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La qualità della lingua che si parla in famiglia, fondamentale per il rendimento scolastico

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Ignasi de Bofarull - pubblicato il 22/07/22

Il docente di Sociologia della Famiglia dell'Universitat Internacional de Catalunya (UIC) Ignasi de Bofarull spiega perché l'espressione verbale in casa è tanto importante

La famiglia è la prima scuola. Cosa apporta a una scuola che vuole educare e ottenere il meglio da ogni studente? Molti elementi. Menzioniamone alcuni: bambini e adolescenti disciplinati, attenti, disposti a imparare e capaci di appassionarsi alle varie branche del sapere e ai diversi contenuti. Sembra molto esigente, ma è fondamentale per il successo scolastico.

Si è scritto e indagato molto su come debba essere la famiglia sul piano socio-demografico e culturale per far sì che i bambini e gli adolescenti vadano bene a scuola. Si insiste sul fatto che le famiglie abbienti, di fasce medio-alte della società, mettano in atto con i loro figli interazioni di qualità. Molto spesso si segnala che anche le famiglie con poche risorse ma molto colte raggiungono gli stessi standard, e questo accade probabilmnete perché entrambi i tipi di famiglie sono colte e apprezzano la bellezza, i libri, le conversazioni, le escursioni, la musica, e vogliono trasmettere tutto questo ai loro figli perché è il clima familiare stesso.

Si tratta di famiglie strutturate e stabili che parlano e si interrogano sulle attività dei figli a scuola. I genitori sostengono gli insegnanti e confidano nel progetto educativo del centro. A casa promuovono studio e lettura. Sono famiglie in cui i genitori hanno studiato, e quando il livello di studi è universitario, il salto di qualità si nota perché sanno che la scuola è l’anticamera dell’accesso all’università. Ci sono comunque anche famiglie molto colte ma senza titolo universitario. La famiglia agisce come scuola informale, offrendo ai figli le basi che permetteranno loro di muoversi negli studi con profitto.

La gestione fluida della lingua

Anche se ci sono molti elementi, ci concentreremo su uno che la ricerca degli ultimi anni ritiene fondamentale: la lingua. Il grado di qualità, sottigliezza, complessità e abbondanza lessicale della lingua utilizzata dai genitori per rivolgersi ai figli è quasi determinante. Questa lingua è condizione di possibilità perché il salto verso la scuola, in cui domina un linguaggio colto, specializzato e preciso, sai il più fluido possibile.

Al contrario, quando la lingua familiare è ridotta, quando i messaggi sono poco precisi e il grado di astrazione molto basso, il salto verso la scuola può essere traumatico, e bambini e adolescenti non potranno ottenere tutto il rendimento partendo da quello che propone loro la scuola, semplicemente perché non lo capiscono.

Se la lingua familiare è povera o a casa non si parla, gli studenti sono carenti a livello di vocabolario, non conoscono le regole grammaticali, non coniugano bene i verbi o ignorano le possibilità di pensare con ipotesi o di elaborare pensieri astratti.

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Problemi che passano da casa a scuola

Se altri studenti di estrazione sociale più bassa o molto poco colti hanno una lingua deficitaria (intendendo per lingua il sistema di segni orali o scritti che usiamo per comunicare in un gruppo), arrancheranno sempre, e l’apprendimento sarà carente. La loro comunicazione non sarà sufficientemente agile, e magari non comunicheranno bene o non si faranno comprendere in modo adeguato orlamente o per iscritto.

Di conseguenza, la competenza linguistica per pensare è scarsa, visto che non gestiscono tutti i registri del linguaggio, inteso come capacità di tutti gli esseri umani di comunicare mediante segni per esprimere i propri pensieri. Il modo di parlare è fondamentalmente la manifestazione orale della lingua. E magari questi ragazzi parlano in modo inintelligibile, esitante, oppure non si buttano consapevoli dei loro deficit scolastici.

Il gap del linguaggio…

Negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e nei Paesi anglofoni si indaga da anni su altri temi che incidono significativamente sul fallimento e sull’abbandono scolastico.

Questo squilibrio della gestione delle parole tra le classi più ricche e colte rispetto al deficit dell’uso delle parole da parte delle classi più semplici e meno colte viene definitoWord Gap, inizia molto presto e può lasciare tracce limitanti nelle funzioni cerebrali.

…e la sua soluzione

La soluzione nelle famiglie più umili a livello sociale e culturale è intensificare le conversazioni, esponendo i figli ai dialoghi dei genitori o di chi si prende cura di loro e parlando loro negli occhi, ascoltandoli e rispondendo, ad esempio all’ora dei pasti.

L’intensa vita familiare include il fatto di cantare canzoni e favorire giochi ogni volta che il gioco stesso offre la possibilità di includere parole nuove che il bambino fa proprie. Gli indovinelli e i giochi linguistici sono ottimi quando si viaggia. A tutto questo bisogna poi aggiungere la lettura condivisa e la promozione di quella individuale, prima a voce alta e poi in silenzio.

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L’uso di podcast, audiolibri e della stessa radio sono ottime risorse, come andare a teatro o in biblioteca. È importante anche co-visionare programmi televisivi di qualità, spiegando cosa accade e senza eccedere nell’uso.

Dare la priorità alle conversazioni in casa

Queste attività all’apparenza tanto semplici sono vitali per l’apprendimento e l’approfondimento della lingua, e se ai figli piace scrivere e illustrare racconti sono la cosa migliore.

Attenzione! Il rivale per eccellenza è il mondo digitale (gli onnipresenti schermi). Si deve trarne il meglio, limitarlo ed evitare di trasformarlo in una facile risorsa.

È il grande nemico dell’alfabetizzazione familiare, e in parte del futuro successo scolastico, fondamentale in quello della vita sia lavorativa che sociale, culturale e familiare. Il libro La conversazione necessaria, di Sherry Turkle, docente del MIT, la cui prima edizione è del 2017, è già un classico.

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