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Suore cattoliche hanno salvato più di 26.000 donne dal traffico di esseri umani solo in Asia

GABRIELLA BOTTANI

talithakum.info

Francisco Vêneto - pubblicato il 22/07/22

Questo il risultato di un solo anno del pericoloso ed eroico lavoro della rete internazionale cattolica Talitha Kum

Le suore cattoliche hanno salvato più di 26.000 donne dal traffico di esseri umani solo in Asia. Questo il risultato di un solo anno del pericoloso ed eroico lavoro della rete internazionale cattolica Talitha Kum, fondata dall’Unione Internazionale Superiori Generali (UISG) e con sede a Roma.

La rete opera com 65 organizzazioni cattoliche, 56 ONG, 18 organizzazioni nazionali e 42 agenzie governative internazionali.

La sfida dell’Asia

Solo in Asia, ha 3.521 membri di 205 congregazioni religiose in 20 Paesi. Il più grande continente del mondo è fortemente colpito dal traffico di esseri umani. Le 26.000 donne riscattate in Asia in un unico anno di intenso lavoro erano sottoposte a sfruttamento sessuale, matrimoni imposti e/o lavori forzati. Le informazioni sono dell’agenzia Fides, delle Pontificie Opere Missionarie.

Oltre ad aver già sofferto per un radicato contesto culturale di sfruttamento delle donne, l’Asia ha visto un aumento del numero di persone vulnerabili al traffico, “in particolare donne, ragazze, giovani, migranti e rifugiati”, per via delle recenti crisi economiche e politiche. A commentare il panorama è suor Abby Avelino, delle Missionarie di Maryknoll e direttrice di Talitha Kum in Asia.

Azioni in presenza e online

Suor Abby ha affermato che gli squadroni del traffico di esseri umani hanno fatto sempre più vittime attraverso “il traffico informatico e lo sfruttamento sessuale online dei bambini (OSEC)”, e quindi una parte fondamentale della strategia di Talitha Kum è la prevenzione mediante “campagne di formazione e sensibilizzazione”, “rivolte in particolare alle donne, ai giovani, alle comunità religiose, tribali e ai lavoratori migranti”.

Le iniziative si svolgono in presenza in scuole, parrocchie e comunità locali, ma dall’inizio della pandemia di Covid-19 anche sempre più online. Grazie ai mezzi virtuali la visibilità del lavoro è aumentata, e lo scorso anno sono state aperte filiali di Talitha Kum anche in Bangladesh e Vietnam.

Una delle iniziative di prevenzione è il programma Sufficiency Economy (Economia di Sufficienza), volto a sviluppare le abilità di donne e ragazze di villaggi e zone montuose per gestire le risorse alimentari naturali, cosa che riduce la loro vulnerabilità allo sfruttamento economico. Un altro programma nuovo, il Talitha Kum Anti-Trafficking Youth Ambassadors, ha l’obiettivo di formare ragazzi e ragazze in rappresentanza di dieci Paesi asiatici “per essere ‘ambasciatori’ dei giovani contro la tratta tra i loro coetanei a livello di base”.

Il nome della rete cattolica contro il traffico di esseri umani, Talitha Kum, deriva dall’aramaico e si trova nel Vangelo. Significa “Fanciulla, alzati”. È l’espressione con cui Gesù ha risuscitato la figlia di Giairo, e nel caso della rete evoca la chiamata alle vittime per liberarsi dal giogo della schiavitù.

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