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Mio figlio non si confida più con me, cosa significa?

MADRE E FIGLIO ADOLESCENTE

Marian Fil I Shutterstock

Madre e figlio adolescente

BenEssere - pubblicato il 03/08/22

Innanzitutto occorre rendersi conto che la progressiva perdita di controllo sulla vita dei figli che escono dall'infanzia per diventare adolescenti è un segno importante della loro maturazione e dell'esercizio della loro libertà.

di Luigi Ballerini medico, esperto di educazione e scrittore per ragazzi

Nostro figlio di dodici anni ci parla sempre meno. Quando gli chiediamo come è andata la giornata ci liquida via con un generico “bene” che in realtà non dice niente. Sembra che ci voglia tagliare via dalla sua vita. Pensavo fosse così con tutti, poi invece scopro che con il suo allenatore di basket parla molto, tanto che mi sono accorta che di lui conosce molte cose che noi rischiamo di perderci. Come possiamo tornare a essere i suoi confidenti?
Patrizia M

Arriva quasi per tutti noi genitori il momento in cui ci accorgiamo di non essere più gli unici confidenti dei nostri figli, e in qualche caso di non esserlo più del tutto.
Capita poi di accorgersi, come ha fatto la nostra lettrice, che questo ritiro della parola non è costante e diffuso, ma accade selettivamente con noi, tanto che altri adulti sanno della quotidianità dei nostri figli più di quanto pensiamo di sapere noi.

Come genitori, in questi casi ci troviamo di fronte a un bivio: essere dispiaciuti, preoccupati, delusi e arrabbiati, oppure vederne i lati positivi.
Innanzitutto, è incoraggiante che un ragazzo abbia scelto nel mondo degli adulti qualcuno di cui fidarsi e con cui parlare, sia egli un allenatore, come in questo caso, oppure un insegnante, un parente o un amico di famiglia.

Conviene non esserne gelosi: fintanto che l’adulto scelto è conosciuto e affidabile, è meglio considerarlo un alleato invece che un antagonista. A un certo punto, un figlio sceglie con chi parlare, le persone a cui aprire il suo cuore e può accadere un paradosso: proprio le persone che più gli vogliono bene, che più sono disposte a volerlo rendere contento sono quelle con cui diventa più difficile dialogare.

Accade spesso, perché iniziano a temere il nostro giudizio, ad aver paura di non piacerci, di non rappresentare il figlio che noi volevamo.

Per riprendere il flusso di parola è necessario anche per noi un passaggio: da «a mamma e papà si deve dire tutto», a «a mamma e papà si può dire tutto».
Più crescono, più dobbiamo accettare di non avere sotto controllo ogni aspetto della loro vita quotidiana, del resto è accaduto così anche nella nostra storia.

L’importante è che i figli abbiano la certezza che i genitori sono un reale punto di riferimento, che a loro ci si può rivolgere per le cose che contano davvero.

Con la loro crescita dobbiamo ammettere una progressiva e graduale perdita del controllo sulla quotidianità, così come accettare la crescente importanza dei loro pari, per entrare in una nuova prospettiva fatta di ascolto partecipato e tanta disponibilità quando ce n’è davvero bisogno.

L’ARTICOLO ORIGINALE E’ PUBBLICATO SUL NUMERO DI AGOSTO 2022 DELLA RIVISTA BENESSERE, AL LINK PER ABBONARSI

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