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Tratti Dio come un Padre o come una divinità che va blandita?

PRAYER

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 07/08/22

Non dobbiamo comportarci come servi che devono compiacere un padrone, ma come figli che realizzando pienamente se stessi danno gioia al loro padre.

Vangelo di lunedì 8 agosto

Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, va’ al mare, getta l’amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te».

(Mt 17,22-27)

È un’interessante diatriba quella che viene raccontata nel Vangelo di oggi perché toccando la questione della tassa per il tempio, Gesù approfitta di questa faccenda per dare una chiave di lettura completamente diversa al rapporto con Dio: 

«Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, va’ al mare, getta l’amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te».

Noi non siamo degli estranei che usano in maniera pagana se stessi e i propri beni sperando così di gestire Dio. Il Dio che Gesù viene ad annunciarci è un Padre di cui noi siamo figli.

Non dobbiamo più comportarci come dei servi che devono compiacere un padrone, ma come figli che realizzando pienamente se stessi danno gioia al loro padre. Ancora oggi molta espressione della nostra fede ha più il sapore di servi devoti che vogliono compiacere il padrone che di figli liberi che si impegnano ad essere come il loro Padre, misericordiosi, cioè uomini e donne a cui funziona il cuore. Ma dice Gesù che la gente ancora non è pronta, e per questo invita Pietro a pagare.

Mi domando se finalmente siamo pronti a cambiare modo di ragionare e a trattare Dio come nostro Padre e non come una divinità alla stregua di quelle pagane che vanno gestite con sacrifici e offerte.

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