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Non esiste una fede ferma, si va sempre incontro allo Sposo

PIEDI, CAMMINARE, STRADA

siam.pukkato | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 08/08/22

Usare la fede come pretesto per stare bene con se stessi è tradire il nostro bisogno più grande: muoverci verso Chi compie la nostra vita

Vangelo di martedì 9 agosto

Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le lampade, ma non presero con sé olio; le sagge invece, insieme alle lampade, presero anche dell’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e dormirono. A mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo, andategli incontro! Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. E le stolte dissero alle sagge: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le sagge risposero: No, che non abbia a mancare per noi e per voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ora, mentre quelle andavano per comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: Signore, signore, aprici! Ma egli rispose: In verità vi dico: non vi conosco. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora.

(Matteo 25,1-13)

Il regno dei cieli è simile a dieci vergini che, prese le loro lampade, uscirono incontro allo sposo.

Prima di andare a vedere la differenza tra le vergini sagge e le vergini stolte vorrei che sostassimo davanti a un dettaglio importante: si può parlare di regno di Dio solo se si “esce” e “si va incontro” allo Sposo. Non esiste un esperienza di fede che coincida con un movimento statico. La vera fede è uscire dalla solitudine del nostro io per andare incontro a ciò che può compiere il nostro vero io.

Quindi tutti quelli che usano la fede e la religione per stare semplicemente bene con se stessi sono automaticamente tagliati fuori da questa pagina del Vangelo. La vita spirituale non è una vaga ricerca di benessere interiore, ma è andare incontro a ciò che può realmente compierci. Solo dopo aver fatto questa debita precisazione possiamo proseguire il ragionamento della parabola che Gesù racconta. Infatti esistono due modalità di prendere sul serio il percorso di fede che Gesù chiama “regno dei cieli”. C’è un modo stolto e un modo saggio.

Gesù dice chiaramente che arriva un momento della vita in cui tutti entriamo in una sorta di stanchezza invincibile. È quel momento in cui ci accorgiamo che non bastano tutte le nostre forze per essere all’altezza di quello che ci capita. Stolte e sagge si addormentano, ma il segreto delle sagge è nell’aver fatto scorta di olio in piccoli recipienti. È infatti l’allenamento nelle piccole cose della vita che ci prepara a reggere davanti alle grandi cose che ci capitano.

Chi non è stato capace di fare tesoro delle piccole cose non riesce a reggere nemmeno le grandi. È qui il segreto della saggezza.

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