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Perché un pellegrinaggio è un aspetto importante della vita spirituale?

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Philip Kosloski - pubblicato il 08/08/22

Un pellegrinaggio corrisponde a qualcosa di profondo nel nostro cuore

Una devozione spirituale che riguarda tutte le principali religioni è l’atto di andare in pellegrinaggio. È un concetto antico, che sembra corrispondere a un desiderio di base del cuore umano.

La pratica di imbarcarsi in un viaggio per cercare aiuto spirituale in un santuario particolare risale a migliaia di anni fa. I Greci andavano a Delfi, i Peruviani a Cuzco, i Buddisti a Kapilavastu, i Musulmani a La Mecca e gli Ebrei a Gerusalemme. Ovunque si sia verificato un miracolo o sia stata localizzata una divinità, la gente vi si recava per svolgere qualche tipo di attività religiosa.

Questo tipo di espressione spirituale ha ovviamente trovato un proprio posto nel cristianesimo. Fin dalle origini, i cristiani venivano attirati a luoghi in cui il cielo incontrava la terra, e la Terra Santa divenne la meta principale dei pellegrinaggi.

All’inizio i cristiani visitavano non solo i luoghi in cui Gesù aveva camminato, ma anche le città, le tombe e le chiese di santi e martiri. Volevano trovarsi nel luogo esatto in cui San Pietro era stato giustiziato a Roma, o in quello in cui era stato trasportato miracolosamente quello di San Giacomo. Ciò permetteva loro di avvicinarsi a quegli eroi della fede e di ratificarne l’esistenza.

Il pellegrinaggio, ad ogni modo, è più della semplice visita ai luoghi che ricordano eventi e personaggi storici. Papa Benedetto XVI ha spiegato la dimensione spirituale del pellegrinaggio quando ha visitato Santiago de Compostela:

“Andare in pellegrinaggio non è semplicemente visitare un luogo qualsiasi per ammirare i suoi tesori di natura, arte o storia. Andare in pellegrinaggio significa, piuttosto, uscire da noi stessi per andare incontro a Dio là dove Egli si è manifestato, là dove la grazia divina si è mostrata con particolare splendore e ha prodotto abbondanti frutti di conversione e santità tra i credenti”.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica aggiunge un’altra dimensione, ricordandoci che andare in pellegrinaggio è un riassunto della nostra vita terrena:

“I pellegrinaggi evocano il nostro cammino sulla terra verso il cielo. Sono tradizionalmente tempi forti di rinnovamento della preghiera. I santuari, per i pellegrini che sono alla ricerca delle loro vive sorgenti, sono luoghi eccezionali per vivere « come Chiesa » le forme della preghiera cristiana” (CCC 2691).

È una convinzione fondamentale dei cristiani che gli esseri umani siano “pellegrini” o “esuli” sulla Terra. Ciò è espresso nella parola “parrocchia”, usata per indicare una congregazione cattolica locale. Deriva dal greco paroikos, che indica “ospite”. Questo termine figura negli Atti degli Apostoli quando Stefano parla della storia del popolo ebraico, spiegando che “la sua discendenza soggiornerà in terra straniera” (Atti 7, 6). In questo modo, un parrocchiano è davvero un “ospite”, un pellegrino che viaggia verso la sua patria celeste.

Andare in pellegrinaggio è quindi un aspetto importante della vita spirituale. Il pellegrinaggio può essere impegnativo come andare in Terra Santa o semplice come visitare la parrocchia o il santuario locale. Di qualunque tipo di pellegrinaggio si tratti, l’azione corrisponde al desiderio del nostro cuore di arrivare in un luogo di luce e pace. Parla a quel desiderio interiore che Dio ha posto in ognuno di noi e ci ricorda che dovremmo vivere ogni giorno comprendendo che questo mondo non è la nostra patria, ma una preparazione per la nostra dimora eterna in Cielo.

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