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Un uomo punta la pistola contro Padre Pio: “Vivo o morto, resterai con noi”

RENACIDOS

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 12/08/22

Questo fatto accadde il 10 agosto 1923, in un momento molto difficile per il frate cappuccino

Il 10 agosto 1923 ricorreva il 13° anniversario dell’Ordinazione Sacerdotale di Padre Pio. Una grande folla visitò il convento di San Giovanni Rotondo tutto il giorno. Fu anche il giorno in cui il frate con le stigmate rischiò di morire.  

Bloccato e disarmato

Nel tardo pomeriggio, durante il rito del vespro celebrato da Padre Pio, un uomo avanzò  verso l’altare, estrasse la pistola, si avvicinò a Padre Pio e disse: “Padre, vivo o morto, tu resterai con noi…!” L’uomo fu immediatamente bloccato e disarmato. Si chiamava Antonio Centra, e faceva il muratore (Padre Pio.it).

L’anno nero di Padre Pio

Per comprendere la “minaccia” con la pistola nei confronti di Padre Pio, bisogna fare un passo indietro. Il 1923 fu un anno difficile per il frate. Il Sant’Uffizio gli impose di non celebrare messa, né di rispondere alle lettere dei fedeli. Le relazioni di Padre Agostino Gemellifurono determinanti per attestare la “non soprannaturali” dei fenomeni mistici che accadevano a Padre Pio. Per il Sant’Uffizio la causa di quegli episodi era legata ad una forma di isteria del frate di Pietrelcina.

Il decreto 

Il Sant’Uffizio certificava questi provvedimenti con un decreto che fu pubblicato il 5 luglio sull’Osservatore Romano. Il 30 luglio 1923, per ordine del superiore generale dei cappuccini Padre Giuseppe Antonio da Persiceto, fu intimato il trasferimento di Padre Pio ad Ancona. 

Trasferimento sospeso

In questo contesto si inserisce l’episodio della pistola di Antonio Centra puntata contro Padre Pio. L’ordine di trasferimento fu sospeso per qualche tempo dal Sant’Uffizio il 17 agosto 1923, proprio in seguito ai fatti accaduti il 10 agosto 1923.

Padre Luigi fu spedito a Trento

Placate le tensioni, le pressioni del Sant’Uffizio per staccare Padre Pio da San Giovanni Rotondo tornarono a farsi forti. 

Il 13 aprile 1924, Padre Luigi d’Avellino, vicario provinciale della provincia religiosa di Sant’Angelo Foggia dal 23 febbraio al 15 aprile 1924, scrisse da Roma a Padre Pio. Il Sant’Uffizio, in quei giorni, attraverso la curia generale dei cappuccini, prese un provvedimento nei confronti di Padre Luigi che sostituiva il provinciale padre Pietro da Ischitella morto, a soli 44 anni, il 23 febbraio.

Il Sant’Uffizio attribuiva ai confratelli di Padre Pio la colpa determinante della mancata esecuzione del provvedimento del trasferimento di Padre Pio. Ne fece le spese Padre Luigi d’Avellino, che venne allontanato dalla provincia e destinato quale visitatore della monastica Provincia di Trento. 

Le preghiere di Padre Pio

Al suo posto giungerà Padre Bernardo d’Alpicella dalla provincia di Parma come commissario alle dipendenze della curia generale. Padre Luigi pagò con l’esilio la mancata esecuzione del trasferimento di Padre Pio in un altro convento, lontano da San Giovanni Rotondo. Ma Padre Pio gli fu sempre vicino con la preghiera.

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