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Quando nel mondo adulto non c’è posto per i bambini

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Agi - pubblicato il 26/08/22

Dal modo di comunicare agli spazi mal disposti per i più piccoli. Come la società non dà peso alla presenza dei bambini e non riconosce loro la giusta autonomia


Una società che ruota solo intorno agli adulti. E che ha poca sensibilità ed empatia nei confronti dei bambini, il che impedisce di soddisfare i loro reali bisogni e interessi. Patricia Collado Vicente, insegnante della scuola pubblica San Caros di Madrid ne fa anche una questione linguistica, analizzando piccoli dettagli espressivi usati quando ci si rivolge a ragazze e ragazzi.

Come, per esempio, “’quando due persone anziane parlano, non dovresti interromperle’, invece di spiegare che in genere quando due persone stanno parlando, dovremmo aspettare il nostro turno e non interrompere un’altra conversazione”.

Ciò che dimostra che nel nostro sistema sociale c’è poca sensibilità ed empatia verso i bambini. Ma non è il solo indizio: nei bagni pubblici le porte per accedervi sono pesanti e i dispenser per il sapone non sono all’altezza dei più piccoli; dopo 16 settimane di vita un bambino entra subito in un asilo nido dove trascorre sei alle otto ore; e poi ci sono le attività extrascolastiche come l’inglese, il violino, il teatro, il nuoto…

E poi abbiamo bisogno di altri che si prendano cura di loro, tutto per permettere agli adulti di svolgere le proprie attività. Per Collado, la mancanza di riconciliazione familiare è la grande conseguenza del centralismo degli adulti: “La società ti apprezza per il tuo sviluppo professionale, il tuo futuro lavorativo o quanto sei produttivo all’interno di un’azienda. La funzione riproduttiva e il ruolo della maternità, della paternità o dello sforzo e della dedizione legati alla genitorialità sono relegati e resi invisibili”.

Per sottolineare che “si parla di educare i bambini di oggi perché sono gli adulti di domani. Certo, sono il futuro, ma non dobbiamo focalizzare il nostro obiettivo sulla loro figura di rappresentanti di quella società che noi stessi desideriamo e perseguiamo, ma piuttosto semmai su loro stessi, oggi, per il solo fatto di essere ragazzi e ragazze”.

“Quando un adulto è centrato sull’adulto, lascia da parte i bisogni di ragazzi e ragazze. Si preoccupa poco del processo di maturazione degli studenti. Pensa solo alla sua ragione, alla sua verità… E al suo bisogno. In questo caso, l’insegnamento della conoscenza è solitamente ciò che è importante per la pratica didattica, tralasciando i bisogni dei ragazzi e delle ragazze: si tratta di un’educazione passiva per gli studenti, priva di senso di autonomia, in cui ciò che provano conta poco”, dice un altro insegnante, Rubén Garcìa Martìn, che opera presso il centro pubblico Antonio Allué Morer. Insomma, si sta creando una società egoista e spensierata, dove i bambini non possono esprimersi né essere ascoltati.

L’originale su AGI

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