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Ex-convento donato dalla diocesi per accogliere donne incinte indigenti

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Annalisa Teggi - pubblicato il 30/08/22

La California ambisce a diventare uno "stato santuario" per chi vuole abortire. Ma c'è chi opera per farne un vero santuario della vita, accanto alle maternità più fragili.

A quasi 3 mesi dal ribaltamento della sentenza Roe vs Wade negli USA, la strategia comunicativa di tanti media internazionali è chiara e mistificante: seminare il panico per indurre a pensare che togliere il diritto all’aborto significhi provocare gravi danni di salute per le donne. E’ un plagio consapevolmente intriso di menzogna che produce solo male, non aiuta le donne e genera spavento, tradendo i dati della realtà.

In America i toni della discussione sono alti, per non dire esasperati. L’opera fa e farà la differenza nella vita reale delle persone. E l’opera è una presenza che non urla, ma dissoda il terreno un pezzo per volta, un’anima alla volta. Dalla California arriva una notizia piccola eppure rilevante. Un nuovo spazio di accoglienza per donne incinte e senza tetto è stato aperto. 18 stanze per 18 vite che ne ospitano altrettante nel grembo.

HOLLYWOOD

Che la California sia un vero santuario

Il Dipartimento di Salute Pubblica della contea di Los Angeles stima che siano circa 5 mila le donne che si ritrovano senza una casa a un certo punto della loro gravidanza. Ma nella città di Los Angeles esistono solo 70 letti che accolgono in qualche spazio di rifugio le donne in crisi e incinta. E i piani dei legislatori di rendere la California un “santuario” per le donne che cercano di abortire si aggiungono all’emergenza.

da Harvest Home

Abbiamo incrociato spesso nei quotidiani anche questo tentativo di narrativa, l’ipotetico esodo di donne che dovranno scappare dallo stato in cui vivono per poter abortire “in sicurezza”. La California ambisce a diventare una città “santuario” dell’aborto. Ma non c’è nulla di santo, cioé di veramente umano, nel sopprimere una vita, a maggior ragione se il motivo dell’interruzione di gravidanza è un disagio economico.

Si toglierà a una donna un figlio, senza averla aiutata a rimettere in piedi la sua vita. La perdita si moltiplica esponenzialmente.

Harvest Home è un’associazione che opera in direzione ostinatamente contraria. E tenta di mettere pietra su pietra in quello che può essere un vero santuario anche in California. L’ipotesi è quella di accogliere ogni donna nell’interezza della sua persona: la sua maternità, la sua indigenza, i desideri di vita che ha. Si costruiscono residenze che consentono non solo di portare a termine la gravidanza per chi non ne ha i mezzi, ma che forniscono alle donne un accompagnamento verso un’ipotesi lavorativa durevole, e ad avere compagni di viaggio nella ricostruzione della propria vita.

Il vero abisso che l’ideologia sull’aborto vorrebbe trasformare in punto di forza è la solitudine della donna. Quasi sempre non è autodeterminazione, ma isolamento o abbandono. Santuario non può essere un posto che toglie la vita e lascia sola donna. Santuario è l’esatto opposto.

PREGNANCY

Un luogo di compassione e cura

Lo scorso 19 agosto l’Arcivescovo José H. Gomez ha visitato una nuova residenza inaugurata a Los Angeles per accogliere donne incinte e senza tetto. Era un ex-convento che la diocesi ha donato all’associazione Harvest Home. “Un dono al di là di quello che potevamo immaginare” ha commentato Sarah Wilson, direttore esecutivo di Harvest Home.

Oggi è diventato uno spazio con 18 camere da letto e in cui sono già nati 2 bambini. Numeri piccoli, si dirà. Ma il piccolo, in questi casi, è segno di vera incidenza sul reale. Parla la lingua dell’accudimento personale, della cura di una persona alla volta, di un ascolto lento e proficuo dei bisogni.

L’Arcivescovo Gomez ha benedetto la nuova casa e poi ha aggiunto:

E’ una bellissima opera di compassione e cura per i nostri vicini più vulnerabili. Continuiamo a pregare per queste donne e i loro bambini. Continuiamo a impegnarci a costruire una Los Angeles in cui ogni vita è amata e protetta.

da Catholic Sun

Ed ecco i volontari all’opera già durante l’inaugurazione.

Il tempo di costruire una famiglia

La difesa della vita è una maratona, l’esatto opposto di una gara di velocità. E, infatti, la bugia scritta nella logica dell’aborto è che un problema possa essere risolto in fretta. Togliere e strappare sono azioni veloci, repentine. Più lento è costruire l’ipotesi che ciò che ora sembra un’obiezione, una presenza non calcolata, è un già bene e occorre dargli il tempo di manifestare tutta la sua potenzialità positiva.

L’esempio delle case di residenza come quelle costruite dalla Harvest Home mette sul tavolo la vera posta in gioco nel dibattito attuale. Il punto non è togliere qualcosa alle donne, ma dare loro di più. Non uccidere un figlio e offrire loro la compagnia e la possibilità di costruirsi una vita fuori dall’indigenza.

Queste residenze non sono alveari per mettere al mondo dei bambini, e poi tanti saluti. Non sono spazi di transito momentaneo. Sono luoghi di cura per le madri in difficoltà, in cui possono avere accesso a percorsi formativi, a sedute di counseling, al confronto con altre donne che stanno passando la stessa esperienza.

Ogni anno trasformiamo la vita di circa 30 donne e delle loro famiglie attraverso un piano di aiuto residenziale. Alle donne incinta forniamo l’aiuto e gli strumenti di cui hanno bisogno per non essere più senza tetto e per costruire un futuro migliore che possa fiorire nella generazione successiva.

Sarah Wilson

Vale per gli USA e vale ovunque. Il vero problem solving è quello in grado di vedere il potenziale presente come bene per tutti. Ed è fatto di alleanze, idee, compagnia. E si fonda su un atto di vera libertà all’opera: guardare per intero il bisogno di chi abbiamo accanto, prenderlo a pietra di fondazione per il benessere dell’intera comunità umana.

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