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La potenza dell’intercessione permette a Cristo di chinarsi su chi soffre

RAGAZZA CHE PREGA

Tinnakorn jorruang|Shutterstock

Giovane donna in preghiera

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 30/08/22

La sofferenza può arrivare fino al punto da toglierci la forza di pregare, di invocare noi stessi il Signore perché ci guarisca e ci ridoni vigore. La preghiera di intercessione è un atto d'amore concreto, commovente e squisitamente cristiano: farsi mediatori con il Mediatore, permettere a Cristo di arrivare a chi nel dolore non riesce nemmeno a rivolgersi a Lui.

Vangelo di Mercoledì 31 Agosto

Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò. Levatasi all’istante, la donna cominciò a servirli.
 Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi colpiti da mali di ogni genere li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano demòni gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era il Cristo.
 Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e volevano trattenerlo perché non se ne andasse via da loro.  Egli però disse: «Bisogna che io annunzi il regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato».  E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea. “

(Luca 4,38-44)

La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei.

Il Vangelo di oggi ci riporta un chiaro esempio di quella che noi chiamiamo preghiera d’intercessione. Pregare per qualcuno non è un atto magico, ma è un modo per voler concretamente bene.

Infatti è proprio la mediazione di queste persone che permette a Cristo di compiere per questa donna qualcosa:

“Chinatosi su di lei, intimò alla febbre, e la febbre la lasciò”.

Il primo miracolo è il “chinarsi” di Gesù. La nostra vita viene radicalmente cambiata quando ci si accorge che non si è soli, e che qualcuno si è avvicinato a noi soprattutto quando tutti magari sono andati via.

Gesù fa questo, si avvicina a noi quando siamo soli e senza forze. Oserei dire che si avvicina a noi anche quando siamo senza fede e senza preghiere, infatti il Vangelo non ci riporta nessuna parola di questa donna, ma solo la preghiera degli altri.

E in questa prossimità ci risolleva, ci rimette in piedi donandoci di nuovo uno scopo, un motivo per cui serviamo:

“Levatasi all’istante, la donna cominciò a servirli”.

Ecco il miracolo dell’intercessione: pregare fino al punto in cui attraverso di noi il Signore può agire nella vita degli altri. Ciò sta a significare però che pregare non significa solo mettere a disposizione le nostre parole e la nostra fede, ma anche le nostre mani e il nostro impegno.

In questo modo anche il nostro corpo diventa intercessione, diventa come un sacramento attraverso cui Cristo tocca la vita degli altri. 

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