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La neonata di Monza: abbandonata o consegnata alla speranza?

NEONATA

HarryKiiM Stock | Shutterstock

Silvia Lucchetti - pubblicato il 02/09/22

Il dramma di una madre che ha compiuto questo gesto estremo che parla anche di amore e cura

Tutti i mezzi di informazione hanno riportato la notizia della neonata dai tratti latino-americani abbandonata martedì 30 agosto a Monza sul cofano di una macchina nel parcheggio antistante le sale parto dell’Ospedale.

La neonata di Monza trovata da un’ostetrica

La “piccola”, come viene chiamata da tutto il personale del Reparto di Terapia Intensiva, è stata trovata in una scatola di cartone da un’ostetrica che si recava al lavoro. Chi l’ha abbandonata con il cordone ombelicale medicato, l’ha avvolta in un lenzuolino bianco a fiori turchesi mettendole accanto un pannolino di scorta.

“La bambina sta bene, ha iniziato ad alimentarsi con il biberon e sta prendendo i suoi ritmi (…) Al momento del ritrovamento pesava  2,440 kg” (Corriere), rassicura Luisa Ventura, primario della Neonatologia del San Gerardo.

Nel dramma la madre ha compiuto un gesto eroico

Patrizia Vergani, direttore della Clinica Ostetrica riflette con commozione:  

Penso a questa donna, al suo dolore, al fatto che ha partorito sola, che magari ha bisogno di cure e non le ha avute. Certamente nel suo dramma ha compiuto un gesto eroico di lasciarla davanti un luogo di cura.

(Ibidem)

A Monza non c’è una culla termica

A Monza non c’è una culla termica, la versione moderna della medioevale “ruota degli esposti”. Al riguardo, continua la dott.ssa Vergani:

Non so se sarà il caso di metterla, sarebbe più importante riuscire ad arrivare a tutte le donne con una rete di servizi sul territorio. Anche le donne straniere devono sapere che si può partorire in ospedale in modo anonimo e non riconoscere il neonato. Anche giuridicamente sono tutelate perché in questo modo non c’è reato di abbandono di minore.

(Corriere)

10 giorni di tempo per tornare dalla bambina

La mamma biologica avrà secondo la legge dieci giorni di tempo per tornare sui suoi passi e fare la denuncia di nascita. In caso contrario, al termine di questo periodo verrà avviata la procedura di adozione o di affido temporaneo, come spiega il dott. Andrea Biondi, direttore della Clinica Pediatrica e per molti anni in servizio al Tribunale dei Minori (Corriere).

La reclusione da sei mesi a cinque anni per chi abbandona un minore di 14 anni

Le circostanze testimoniano la volontà di chi l’ha abbandonata di far trovare la bambina nel modo più veloce e sicuro, ma non vi è dubbio che il gesto potrebbe integrare il reato di abbandono di minore. Infatti – come ricorda l’avvocato Maria Grazia Di Nella, esperta in Diritto di Famiglia e di Minori – l’articolo 591 del codice penale punisce con la reclusione da sei mesi a cinque anni colui che non si prende cura di un minore di anni 14 di cui si ha responsabilità, con un aumento di pena se è il genitore (Vanity Fair).

Che cosa avrebbe potuto fare quella mamma?

In questo caso, il fatto che la neonata sia stata lasciata davanti l’ospedale potrebbe costituire un’attenuante ai fini della valutazione della gravità del reato. Che cosa avrebbe potuto fare quella mamma se non avesse voluto lasciare alcuna traccia di sé per i motivi più vari? Maria Luisa Di Ubaldo, coordinatrice e operatrice di SOS Vita sottolinea che l’Associazione ha un numero verde per le mamme che scelgono di non abortire ma non intendono tenere con sé il bambino:

SOS Vita

Basta chiamare il nostro 800813000, noi ci occuperemo di supportare la madre, durante e dopo il parto, qualunque sia la sua scelta. Stante che comunque in tutti gli ospedali oggi è consentito il parto in anonimato: la legge consente alla madre di non riconoscere il bambino e di lasciarlo nell’ospedale in cui è nato (Dpr 396/2000, art. 30 comma 2) affinchè sia assicurata l’assistenza e anche la tutela giuridica. Il nome della madre rimane per sempre  (100 anni, NdR) segreto e nell’atto di nascita del bambino viene  scritto “nato da donna che non consente di essere nominata”. In questo caso sia la mamma che il bambino sono tutelati (…) E da qualche tempo sosteniamo l’iniziativa Culle per la Vita, una moderna riedizione delle Ruote degli Esposti. Le Culle rappresentano non l’alternativa ma il completamento della normativa per il parto anonimo proprio perché, appunto, non tutte le donne vogliono o possono recarsi in ospedale a partorire.

(Vanity Fair)

Le Culle per la Vita

Sono delle incubatrici termiche posizionate in locali fuori alcuni ospedali monitorate costantemente da operatori sanitari, dotate di telecamere poste esclusivamente al loro interno per garantire la privacy della madre permettendo al tempo stesso di rilevare tempestivamente la presenza del neonato.

Come sempre avviene in coincidenza di siffatti episodi, si sono scatenati sulla carta stampata e sul web i commenti più vari. Nell’edizione del 31 agosto del Quotidiano NazionaleDavide Rondoni ha pubblicato una sua profonda riflessione fuori dal coro, che condividiamo, di cui riportiamo alcuni passi stimolanti:

Davide Rondoni: questo abbandono è anche consegna e segno di una ultima resistenza

L’ha abbandonata o l’ha consegnata? Con quale struggimento, con quale grido divino nel cuore una madre ha lasciato (qualcuno per suo conto) la sua bambina nata da poco in una scatola vicino all’ospedale? Da quale sperduta storia di cui non sappiamo né forse mai sapremo dettagli di fatica o addirittura disperazione? No, disperazione no. Perché questo abbandono che è anche consegna è semmai segno di una ultima resistenza, verrebbe da dire, di una dolcissima opposizione proprio alla più oscura disperazione. Consegnando la figlia al destino d’esser trovata e di certo accudita nel vicino ospedale la madre, per quanto dissennata o forse in preda a un dolore o a una solitudine che le sono parse totali e sterminate, ha fatto un gesto di fiducia, non di disperazione (…) Il gesto della madre nella notte di Monza è certamente avvolto da una pena che nessuno può permettersi di giudicare e nemmeno di chiudere in frettolose analisi. Ma a suo modo, nel modo strano che a volte gli uomini trovano per la loro speranza, splende come una fiaccola in tempi di sbranata cupezza. Ed è più forte di qualsiasi PNRR. “Che lei viva!” ha mormorato la madre sacra.  

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