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Rassegna Stampa: L’Ordine di Malta è ancora sovrano?

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Rycerze zakonu maltańskiego w Watykanie

Vandeville Eric/ABACA/EAST NEWS

i.Media per Aleteia - pubblicato il 07/09/22

Ogni giorno, Aleteia offre una selezione di articoli scritti dalla stampa internazionale sulla Chiesa e le questioni principali che preoccupano i cattolici nel mondo. Le opinioni e i punti di vista espressi in questi articoli non sono quelli degli editori.

Mercoledì, 7 settembre 2022

1. Come può il Papa giustificare l’estensione dell’accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi?

2. L’Ordine di Malta è ancora “sovrano”?

3. Risposta al suggerimento del cardinal Brandmüller di limitare il conclave ai cardinali che vivono a Roma

4. Dopo il viaggio di Papa Francesco in Canada, bisogna ancora lavorare per la riconciliazione – e non devono farlo i popoli nativi

5. La prima donna vice-postulatrice della causa di canonizzazione di un Papa

1. Come può il Papa giustificare l’estensione dell’accordo con la Cina sulla nomina dei vescovi?

Visitando il Vaticano in occasione della beatificazione di Papa Giovanni Paolo I, il vice-Presidente taiwanese, Chen Chien-jen, cattolico, ha chiesto al Papa di “pregare per Taiwan”. La Chiesa cattolica locale, così come l’intera popolazione di quest’isola minacciata di annessione da Pechino, è molto preoccupata per l’accordo firmato nel 2018 tra il Vaticano e il Partito Comunista Cinese, che ha accettato di collaborare alla selezione dei vescovi per creare una Chiesa cattolica unificata in Cina. In realtà, l’accordo è usato come pretesto da Pechino per rafforzare la sua sorveglianza sulle chiese, accusando i cattolici clandestini di disobbedire al Papa. La Cina usa l’accordo anche come modo per rafforzare i canali commerciali con i Paesi cattolici latinoamericani. Il cardinale Zen, vescovo emerito di Hong Kong e principale oppositore dell’accordo, ha affermato di recente che il cardinale Pietro Parolin, architetto di questo riavvicinamento al regime cinese, stava “manipolando” il Papa. “Non ho fiducia in questa persona. Crede nella diplomazia, non nella nostra fede”, ha dichiarato il cardinale cinese, accusando il segretario di Stato della Santa Sede di “raccontare una serie di bugie.” Mentre si avvicina la scadenza per un possibile rinnovo dell’accordo, il processo contro il cardinale Zen, che inizierà il 19 settembre, potrebbe essere per il Papa il momento di “almeno allegare delle condizioni – come la liberazione del clero – a qualsiasi rinnovo dell’accordo, se non demolirlo del tutto”, spera il Catholic Herald. “Qualsiasi cosa in meno sarebbe un insulto ai cristiani cinesi, a Taiwan e all’autorità morale della Chiesa stessa”, avverte il quotidiano britannico.

Catholic Herald, inglese.

2. L’Ordine di Malta è ancora “sovrano”?

Papa Francesco ha completato la sua riforma dell’Ordine di Malta al termine di un processo quinquennale di revisione delle strutture di governo dell’ordine religioso, che funziona anche come organizzazione di assistenza globale riconosciuta come entità sovrana dal diritto internazionale. The Pillar mette in dubbio la persistenza di questa nozione di “sovranità”. Promulgando una nuova costituzione con effetto immediato, senza necessità di votazione, il Papa ha realizzato un arbitrato radicale per neutralizzare due campi rivali all’interno dell’ordine La sua decisione solleva tuttavia la questione dello “spazio giuridico unico” in cui l’Ordine di Malta opera da 900 anni, con uno status sovrano che gli permette di intervenire in aree difficilmente accessibili alle ONG, come la Birmania. Avvocati, canonisti ed ecclesiologi hanno spesso discusso lo status ibrido di questo ordine, che è sia religioso che sovrano, dal momento che la costituzione precedente ha stabilito l’obbedienza religiosa al Papa attraverso il Gran Maestro, ma anche l’indipendenza governativa dalla Santa Sede mediante la nomina di un ambasciatore. Lo sforzo di riforma avviato dal Papa nel 2017 ha provocato grandi tensioni interne, e diversi cavalieri hanno detto che è ormai impossibile affermare che l’ordine sia ancora sovrano se il Papa può esercitare un’autorità diretta e totale sul suo ordine costituzionale e sulle sue strutture di governo. Mentre alcuni dei leader espulsi denunciano privatamente un “colpo di Stato papale”, altri riconoscono che le decisioni erano necessarie per superare le divisioni interne. “La misura in cui tutti i cavalieri ora le accetteranno, sia in privato che in pubblico, dimostrerà probabilmente quanto sia cattolico l’ordine e determinerà la sua sovranità”, sostiene The Pillar.

The Pillar, inglese.

3. Risposta al suggerimento del cardinal Brandmüller di limitare il conclave ai cardinali che vivono a Roma

In risposta al suggerimento del cardinale tedesco Walter Brandmüller di far sì che l’elezione del Papa sia limitata ai cardinali che vivono a Roma, la giornalista Gabriele Höfling considera la questione “problematica”, troppo focalizzata sulla Curia romana. Se il diritto di voto dovesse essere ridotto a “pochi funzionari amministrativi romani”, mancherebbe “il legame con le diverse realtà di vita nel mondo”, sostiene. In questo caso, inoltre, il potere della Curia sarebbe rafforzato, il che è in contrasto con la sinodalità. “L’elezione di un Papa”, insiste, “non dovrebbe designare il miglior amministratore dell’apparato della Curia romana, ma il miglior rappresentante di Cristo sulla Terra”. La Höfling vorrebbe anche vedere più riforme nella Chiesa, cosa che porterebbe a una maggiore democrazia, e propone di dare un voto nel conclave ai presidenti delle Conferenze Episcopali. “Chissà”, conclude, “forse un giorno il popolo della Chiesa sarà coinvolto nell’elezione del Papa – e allora, per favore, non dimenticate le donne.”

Katholisch.de, tedesco.

4. Dopo il viaggio di Papa Francesco in Canada, bisogna ancora lavorare per la riconciliazione – e non devono farlo i popoli nativi

In un articolo d’opinione pubblicato sul National Catholic Reporter, Kirby Hoberg, discendente da nativi e bianchi cattolici dagli Stati Uniti, spiega che ciò che le resta del viaggio di Papa Francesco in Canada è che “i cattolici bianchi si risentono ancora del fatto che i nativi abbiano delle pretese nei confronti della Chiesa”. “Le reazioni dannose che hanno dominato la copertura dell’intersezione tra vita nativa e cattolicesimo sono state scoraggianti”, spiega, citando ad esempio articoli errati che hanno portato a definire le pratiche indigene comuni “pagane”. Commentando il fatto che le indagini sugli effetti delle scuole residenziali degli Stati Uniti sono solo all’inizio, la Hoberg sottolinea che “la guarigione potrebbe essere un tentativo solitario e variabile, ma la riconciliazione è una strada a doppio senso”. Pur apprezzando le scuse del Papa e ritenendole un atto di riconciliazione, lamenta il fatto che il Pontefice non abbia usato la parola “genocidio” all’inizio del suo viaggio o che la Dottrina della Scoperta “resista ancora nella sua legittimità insanguinata”. “La riconciliazione riguardo a qualcosa che si è verificato in un periodo di tempo di tempo così lungo, con costi e perdite ancora indeterminati, richiede il coinvolgimento di ciascuno di noi”, conclude.

National Catholic Reporter, inglese.

5. La prima donna vice-postulatrice della causa di canonizzazione di un Papa

“Misoginia pura”. Così Franca Giansoldati, vaticanista del quotidiano Il Messaggero, descrive una fotografia della cerimonia di beatificazione di Papa Giovanni Paolo I che mostra, nel settore riservato ai celebranti tra vescovi e arcivescovi, una donna “in un angolo, seduta quasi in disparte”, che “sembra quasi rivendicare la sua solitudine”. Si tratta della giornalista Stefania Falasca, vice-postulatrice della causa di canonizzazione di Giovanni Paolo I e prima donna a ricoprire questa posizione nella causa relativa a un Pontefice. La Falasca ha un dottorato conseguito presso l’Università di Tor Vergata proprio sugli scritti di Albino Luciani, è autrice di varie opere sul “Papa del sorriso” e ha lavorato instancabilmente per diffondere il suo magistero, spiega l’articolo. Si è impegnata senza sosta per questa causa di beatificazione, soprattutto da quando è diventata, nel 2020, vicepresidente della Fondazione vaticana Giovanni Paolo I, nonostante lo scetticismo che ha affrontato, sottolinea la Giansoldati. È stata poi la Falasca a respingere definitivamente la falsa notizia per la quale Giovanni Paolo I sarebbe stato assassinato. Con pazienza e profonde ricerche, ha dimostrato che il Papa era “un cristiano fuori dal comune […] con un messaggio valido per la Chiesa e il mondo di oggi”. “In quella foto la sua sagoma piccolina non poteva passare inosservata, bastava una occhiava veloce e si capiva che se si trovava lì lo si doveva a qualcosa di grande, di molto più grande di quella solitudine apparente che certificava ancora una volta quanto al di là del Tevere la condizione femminile sia ancora da avviare realmente”, scrive la Giansoldati.

Il Messaggero, italiano.

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